Da corriere.it
gorbaciov
«Era dal 26 dicembre 1991 che avevo aspettato di stappare la migliore bottiglia che avevo…» è con queste parole che l’ex deputato Marco Rizzo, segretario generale del Partito comunista, ha accolto la notizia della morte di Mikhail Gorbaciov a 91 anni.
Rizzo, tra i fondatori di Rifondazione Comunista e Italia sovrana e popolare, segretario generale del Partito Comunista dal 2009 , ricorda il giorno in cui, da presidente dell’Unione sovietica, Gorbaciov segnò la fine dell’Urss. La dissoluzione fu resa definitiva nella notte tra il 31 dicembre 1991 e il primo gennaio 1992.
Gorbaciov, padre della perestrojka e Premio Nobel per la Pace è morto nella notte del 30 agosto. Da anni ormai viveva lontano dai riflettori a causa di problemi di salute. Fu lui che, da ultimo segretario generale del Partito comunista sovietica, pose fine alla Guerra fredda con gli Stati Uniti, senza evitare però il collasso dell’Urss.
GORBACIOV
Rosalba Castelletti per repubblica.it
marco rizzo
Su Pervyj Kanal si commenta quella che chiamano la "presunta" avanzata ucraina a Kherson, mentre su Rossija1 Vladimir Soloviov, il "propagandista-in-capo" di Vladimir Putin, manda avanti il suo talk show con collegamenti da Donetsk e commenti degli ospiti in studio come se niente fosse. Sulle reti tv più viste dai russi, la morte di Mikhail Gorbaciov non è neppure una "ultima ora" in sovrimpressione.
A darne la notizia poco prima di mezzanotte è uno scarno comunicato della Clinica ospedaliera centrale di Mosca, l'ospedale della nomenklatura dov'era ricoverato da tempo: "Questa sera, dopo una prolungata e grave malattia, Mikhail Sergeevich Gorbaciov è morto". Nessun altro dettaglio.
gorbaciov reagan
Il primo e ultimo leader dell'Unione Sovietica si spegne all'età di 91 anni nel bel mezzo dell'offensiva russa in Ucraina. "Dall'inizio dell'operazione militare speciale, Gorbaciov è già il quarto politico deceduto direttamente coinvolto nel crollo dell'Urss", commenta Andrej Medvedev, deputato di Russia Unita, ricordando le recenti morti di Shushkevich, Kravchuk e Burbulis che firmarono gli Accordi di Belovezha che sancirono la fine dell'Unione Sovietica e "sono diventati la base incondizionata di ciò che sta accadendo oggi in Ucraina". "Questa, ovviamente - conclude - è una specie di coincidenza quasi mistica". Una coincidenza che ciascuno legge come vuole. Un'ambiguità segno di un'eredità contrastante.
Gorbaciov è stato l'uomo della perestroika (ristrutturazione) e della glasnost (trasparenza) che diedero vita a quello che fu chiamato "il comunismo dal volto umano", ma anche colui che gestì l'incidente di Chernobyl e ordinò il ritiro delle truppe sovietiche dall'Afghanistan.
gorbaciov putin
Scongiurò una terza guerra mondiale ponendo fine pacificamente alla Guerra fredda, ma lasciò cadere il Patto di Varsavia e il muro di Berlino.
Molto amato all'estero, Gorbaciov in patria era considerato il responsabile dell'umiliante fine dello status di superpotenza e anche degli anni di caos politico e profonda crisi economica che ne seguirono. Oggi c'è chi lo rimpiange: "Ci ha dato la libertà". E chi invece commenta: "Perse il nostro Paese".
Anche il deputato Vitalij Milonov insiste sulla "coincidenza": "È simbolico che Mikhail Gorbaciov sia morto nell'anno della decostruzione dell'ordine mondiale. Il tribunale della storia avrà ancora voce in capitolo sia in difesa della personalità di Gorbaciov che nella sua accusa. Ma l'eredità che ha lasciato può essere paragonata a una catastrofe che nemmeno Hitler ha inflitto al nostro Paese". Un commento impietoso. E non è il solo.
Mentre dall'estero arrivano commossi riconoscimenti al Premio Nobel per la Pace, il presidente russo Vladimir Putin che in passato definì la caduta dell'Urss come "la più grande catastrofe geopolitica" dello scorso secolo si limita a esprimere le sue "profondo cordoglio" e ad annunciare che invierà un telegramma alla famiglia.
gorbaciov honecker
Gorbaciov aveva trascorso gli ultimi anni lontano dalla politica, ma non aveva mai smesso di invitare il Cremlino e la Casa Bianca a parlarsi e continuare a ridurre gli arsenali nucleari come aveva fatto lui negli Anni '80 con Ronald Reagan. "Il mondo è sull'orlo di una catastrofe. Invito i presidenti di Russia e Stati Uniti a liberare il mondo dalle armi di sterminio di massa", fu l'appello che ci consegnò nel 2017 nella sua ultima intervista a Repubblica.
Il rischio di un'escalation nucleare era stata anche la sua prima preoccupazione dopo il lancio della cosiddetta "operazione speciale in Ucraina", come aveva confessato al direttore di Novaja Gazeta, Dmitrij Muratov, altro premio Nobel russo per la pace, che era andato a fargli visita in ospedale. "Non sta bene, ma mi ha detto che bisogna fare di tutto per scongiurare una catastrofe nucleare". Come ha commentato ieri Aleksej Venediktov, ex direttore di Eco di Mosca, "siamo tutti orfani. Ma non tutti lo hanno capito".
MARCO RIZZO
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