• Dagospia

    BUENOS AIRES DO BRASIL - MENTRE MARADONA SFOTTE LA SELECAO PIÙ DI 100MILA ARGENTINI PRONTI A SCATENARE IL DELIRIO A RIO: “QUANDO CI RICAPITA DI VINCERE IL MUNDIAL AL MARACANÀ?” - ROBBEN ROSICA: “L’ARGENTINA? NESSUNA CHANCE CONTRO LA GERMANIA”


     
    Guarda la fotogallery

    1. ROBBEN IL ROSICONE «STRAVINCE LA GERMANIA»

    Roberto Perrone per il “Corriere della Sera

     

    MESSI OLANDA ARGENTINA MESSI OLANDA ARGENTINA

    La volpe, l’uva, l’Olanda e la Germania. Arjen Robben il contropiedista migliore del Mondiale tenta l’ultimo affondo prima della finale per il 3° posto, definita da Van Gaal «priva di senso e da abolire». Robben, che gioca nel Bayern Monaco e ha molti amici nella nazionale tedesca, ha sentenziato: «L’Argentina non ha nessuna chance con la Germania».

     

    I tedeschi, che sono tedeschi ma non sono fessi, hanno avuto un momento di sbandamento e qualcuno che è stato in Italia avrà anche operato un gesto scaramantico. Spiace questo atteggiamento un po’ rosicante degli olandesi, una volta spiriti liberi e ora un po’ troppo latini nelle lamentazioni e nel gioco catenacciaro.

    ROBBEN OLANDA ARGENTINA ROBBEN OLANDA ARGENTINA

     

    E riguardo la finalina di Brasilia, sarebbero i brasiliani a doversi dispiacere per essere costretti ad affrontare un’altra partita invece di infilare la testa sotto la sabbia di una delle loro belle spiagge e non pensarci più. E invece domani saranno tutti là, senza discussioni ma con molte malinconie. E soprattutto senza quell’atteggiamento di fastidio testimoniato dagli olandesi.

     

     

    2. IL GRANDE SOGNO DEGLI INVASORI E IL BRASILE TEME LA BEFFA FINALE

    GLI ARGENTINI PROVOCANO, SICURI DI SOLLEVARE LA COPPA AL MARACANÀ

    Aldo Cazzullo per il “Corriere della Sera

     

    THOMAS MUELLER THOMAS MUELLER

    Chi comanda qui? A chiederlo nella spianata sotto il Sambodromo, dove sono attendati gli invasori argentini, si viene indirizzati da Roberto Dillon, capo della tifoseria del Tigre, la squadra di Victoria, e da Guido Bautista, che viene da Boedo, il quartiere di Buenos Aires dove gioca il San Lorenzo. L’accampamento infatti è suddiviso per città e per squadre. I tifosi del Tigre hanno lo striscione con il loro nome — «Los inquietos» — e il loro simbolo, il «santo profano» Gauchito Gil, un Robin Hood della pampa che rubava ai ricchi per dare ai poveri.

     

    Gli ultras del San Lorenzo hanno la foto del Papa; ma quando l’inviato di Rede Globo, la prima tv brasiliana, ha chiesto a Bautista di travestirsi da Pontefice, è stato invitato ad andarsene. «Francisco ha messo la sciarpa della nostra squadra, e abbiamo vinto il campionato — racconta il capotifoso —. Poi ha sventolato la bandiera argentina. È matematico che domenica si vinca noi».

    Mascherano Mascherano

     

    È la grande speranza degli invasori. Ed è il terrore dei brasiliani invasi: gli argentini che alzano la Coppa al Maracanà, dopo aver già profanato l’altro simbolo di Rio, appunto il Sambodromo. Siamo nel cuore della cultura carioca, ovunque immagini di Carmen Miranda e degli altri miti della musica e del Carnevale, coperti dai vessilli biancocelesti. Piove. Si dorme nella canadese, nella roulotte o in macchina. Profumo di carne dal barbecue sotto la tettoia. Musica dalle autoradio. Striscione all’ingresso: «Las Malvinas sonos argentinas».

     

    Maglie di Crespo, di Simeone, di Maradona, di Kempes: ogni generazione ha il suo campione; nulla però ricorda l’emigrato Di Stefano. Molti sono venuti da Rosario, come Messi, Mascherano, El Flaco Menotti e Che Guevara. Quasi nessuno ha il biglietto per la finale, né i soldi per comprarlo dai padroni di casa, che contavano di vedere la Seleçao al Maracanà e ora se ne disferebbero volentieri. Gli argentini sono qui per star vicino alla squadra e vivere l’evento. Perché, come spiega Bautista, «quando ci ricapita di vincere il Mundial nello stadio dei brasiliani?».

     

    HIGUAIN OLANDA ARGENTINA HIGUAIN OLANDA ARGENTINA

    Il repertorio dei cori e delle provocazioni è ampio. Si mostrano ai passanti le sette dita. Si canta «Siete se comiò», ne avete beccati sette, e anche: «Que te pasa, brazuca? Todavia seguìs esperando. Que te pasa, brazuca? La favela està toda llorando», coro che mette insieme l’insulto etnico — «brazuca» è il dispregiativo di brasiliani —, il sarcasmo sull’attesa perenne e vana, e il disprezzo per la povertà e l’infelicità delle favelas in lacrime. Insomma gli argentini ce la stanno mettendo tutta per innervosire i padroni di casa; e ci stanno riuscendo. Prima si erano insediati a Leme, in fondo alla spiaggia di Copacabana; ma i senzatetto del luogo, rivendicando la precedenza, hanno protestato — «troppo rumore!» —, e i visitatori si sono dovuti trasferire in questo luogo fino a ieri sacro.

     

    Il Maracana ospitera le cerimonie di apertura e chiusura dei Giochi Olimpici Il Maracana ospitera le cerimonie di apertura e chiusura dei Giochi Olimpici

    A chiedere agli argentini perché detestano i brasiliani, e viceversa, ci si sente rispondere che non lo sanno, o si ricevono spiegazioni che si possono così sintetizzare: gli argentini considerano i brasiliani come selvaggi, mescolati con gli schiavi africani, dediti a macumbe e riti esoterici, sempre mezzi nudi; i brasiliani considerano gli argentini come presuntuosi pieni di ingiustificata spocchia intellettuale, visto che, impoveriti dalla crisi, vanno in giro come pezzenti. Questo è il punto dolente: gli argentini portano grane ma non soldi. Pochi sono scesi negli alberghi. Al Sambodromo l’atmosfera è sanamente popolare, tipo campeggio dell’Italia prima del boom.

     

    Preoccupano semmai quelli che dormono sul lungomare in macchina, nei camper, sui furgoni, davanti ai chioschi della caipirinha. Incidenti gravi non ci sono stati e forse non ce ne saranno, ma con le troupe del mondo intero in agguato basterebbe poco per trasformare una rissa in uno scontro.

     

    olanda argentina partita e tifosi 7 olanda argentina partita e tifosi 7

    Un’altra scintilla sempre accesa è la rivalità tra Maradona e Pelé, che ci mettono del loro, visto che litigano a ogni Mondiale. L’altra sera Diego ha irriso la Seleçao — «pareva un sacco bucato, i tedeschi passavano da tutte le parti» —, dimenticando che al Mondiale 2010 la sua Argentina dalla Germania ne aveva presi quattro, a zero. Al sambodromo si canta «Maradona es mas grande que Pelé», come a Napoli si fa da trent’anni. I brasiliani rispondono con il coro: «Mil gols, mil gols, sò Pelé, sò Pelé, Maradona cheirador»: solo Pelé ha fatto mille gol, Maradona si è segnalato semmai per il suo gran fiuto, e non solo calcistico.

     

    Ma il nero di Santos e il figlio della bidonville di Fiorito sono un pretesto. Il luogo comune vuole che i brasiliani siano rosi da un complesso di inferiorità verso gli argentini, e che gli argentini ignorino i brasiliani. In realtà un numero crescente di brasiliani sono affascinati all’idea di avere alle proprie frontiere un popolo di scrittori, psicanalisti, sognatori; e gli argentini non sono indifferenti all’energia esotica che sprizza dal gigante del Nord (che in questo emisfero si traduce Sud).

    brasile argentina a copacabana brasile argentina a copacabana

     

    Il capotifoso Bautista, che gira a piedi nudi ma non è uno sprovveduto, lo spiega così: «Rio mi piace, e in fondo i brasiliani sono dei nostri; infatti siamo rivali. Io al prossimo Mondiale a Mosca mica ci vado. È troppo lontano, fa freddo, e non capisco una parola di russo: chi posso prendere in giro?». Nell’attesa che maturi la nuova era latinoamericana, a Copacabana si tolgono le foto di Messi dai bar, e si cominciano a vedere brasiliani con la maglia di Mueller.

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport