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    “A GENNAIO MI HANNO TOLTO UN ALTRO PEZZO DI INTESTINO” - ROBERTO CALDEROLI RACCONTA LA SUA BATTAGLIA CONTRO IL TUMORE: “NEL 2012, QUANDO MI DISSERO CHE AVEVANO TROVATO UNA LESIONE. COMINCIAI SUBITO A PENSARE A COME DOVEVO SISTEMARE LA MIA VITA, AGLI ULTIMI MESI DA VIVERE…ERO PIENO DI METASTASI E HO SUBITO SEI INTERVENTI. VENIVO IN SENATO E SOTTO LA GIACCA TENEVO NASCOSTI I DRENAGGI…”


     
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    Cesare Zapperi per il “Corriere della Sera”

     

    ROBERTO CALDEROLI ROBERTO CALDEROLI

    «Questa volta ho avuto la sensazione di non farcela». E certo non era la prima che entrava in sala operatoria per intervenire sul male che gli ha aggredito, in varie forme, l'intestino. Era metà gennaio scorso, sesta tappa di un calvario iniziato nel giugno del 2012. Mercoledì nell' Aula del Senato, di fronte all' approvazione all' unanimità di una mozione sulle cure oncologiche, Roberto Calderoli ha commosso i colleghi, che l' hanno applaudito, con una frase: «Il caso vuole che a presiedere la seduta sia una persona che il cancro l' ha avuto e dai sei anni e mezzo sta combattendolo».

     

    La battaglia è vinta o è ancora in corso?

    «Tecnicamente dopo sei anni dal primo intervento si dovrebbe parlare di guarigione. Se non fosse che a gennaio mi hanno tolto un altro pezzetto di intestino...».

     

    Se la ricorda la prima volta?

    ROBERTO CALDEROLI ROBERTO CALDEROLI

    «Era il giugno del 2012. All' uscita dalla sala operatoria, quando ancora non c' erano gli esami istologici che lo confermavano, ebbi subito una cattiva sensazione. Mi dissero che avevano trovato una lesione. Cominciai subito a pensare a come dovevo sistemare la mia vita, agli ultimi mesi da vivere».

     

    Pochi mesi dopo la prima operazione, malgrado le avessero detto che era andato tutto bene, dovette finire di nuovo sotto i ferri.

    «Sì, l'oncologo diceva che dovevo essere rioperato, il chirurgo era di parere opposto. Andai all'Istituto oncologico francese di Parigi dove applicavano una metodica sperimentale. Ma lì mi consigliarono di rivolgermi all' Istituto oncologico veneto di Padova dove certe tecniche erano già d'uso comune. In Italia, anche se non lo sappiamo, spesso siamo più avanti».

     

    Quando entrò in sala operatoria?

    ROBERTO CALDEROLI BRACCIO FASCIATO ROBERTO CALDEROLI BRACCIO FASCIATO

    «L'intervento era previsto per dicembre ma dopo i primi esami i medici mi diagnosticarono un' estensione del tumore al sigma e al colon discendente. Ero pieno di metastasi. Finì che fui operato nell' agosto del 2013».

     

    Sembra una via crucis.

    «Ad oggi gli interventi sono stati sei, in mezzo una quantità di cicli di chemioterapia. E da quattro anni di immunoterapia: prima una volta alla settimana, ora una ogni tre. E riesco anche a farla a casa».

     

    Come ha fatto a resistere?

    «Mi considero fortunato. Specie quando mi ritrovo in ospedale e vedo i letti vuoti di chi fino a poche ore prima era lì a lottare come me contro la malattia».

    ROBERTO CALDEROLI ROBERTO CALDEROLI

     

    La fede l’ha aiutata?

    «Sì, sono molto credente. La fede mi ha aiutato tantissimo. Mi ha dato sostegno il pensiero che c' è qualcuno che veglia su di te. Che la nostra fine non è definitiva, ma c' è qualcosa oltre la morte».

     

    Perdoni, ma lei non si è sposato con il rito celtico? E il dio Po inventato da Bossi?

    «Non confondiamo: la politica è una cosa, la religione ben altro. Quelle cose fanno parte di un altro periodo storico della mia vita. Tanto è vero che con la mia attuale moglie (Gianna Gancia, ndr ) mi sono sposato in chiesa».

     

    La malattia non l'ha mai distolta dalla politica.

    «Ho sempre cercato di non venire mai meno ai miei impegni. Appena avevo un po' di energie tornavo in prima fila. Poco importa se sotto la giacca tenevo nascosti i drenaggi».

    roberto calderoli maria elena boschi roberto calderoli maria elena boschi

     

    Poteva fare un passo indietro temporaneo.

    «No, la malattia si è presentata quando la Lega è precipitata negli scandali. Non potevo chiamarmi fuori. Era una questione di sopravvivenza. Della Lega ma anche mia, perché siamo una cosa sola».

     

    Tra i colleghi politici, chi le è stato vicino?

    «Molti. Ma mi piace ricordare Luca Zaia che si è sempre informato sulle mie condizioni con discrezione».

     

    Anche il grande vecchio della Lega, Umberto Bossi, non sta bene.

    ROBERTO CALDEROLI ROBERTO CALDEROLI

    «Ci penso sempre. Le ultime notizie mi hanno dato un grande dolore. Ma Umberto non mollerà neanche stavolta» .

     

    Che consigli sente di dare a chi dovesse scoprire di avere un tumore?

    «Mai sottovalutare nulla, mai rinviare a domani l' esame che si può fare oggi. E attenzione alle terapie alternative. Non dimenticherò mai quella ragazza di vent' anni affetta da carcinoma mammario che scoprii veniva curata con sedute di yoga...».

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