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    "VIVO CON MILLE EURO DI PENSIONE" – IL LAMENTO DI ROBERTO DE SIMONE: "OGGI LA CULTURA E' IN MANO AI SERVI DEL POTERE. LA NUOVA COMPAGNIA DI CANTO POPOLARE NON SI SCIOLSE PER COLPA DEL DIVISMO DI PEPPE BARRA MA PERCHE' RITENNI ESAURITO IL COMPITO - DEDICO A MATTARELLA UN COMPONIMENTO INEDITO: MI HA ASSEGNATO IL TITOLO DI CAVALIERE DI GRAN CROCE. E' L'UNICO MODO PER RICAMBIARE IL SUO ELOGIO - MARADONA? UN PRESTIGIATORE DEL CALCIO" 


     
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    Emilia Costantini per www.corriere.it

     

    roberto de simone roberto de simone

    «Maradona? Un prestigiatore del calcio». Il maestro Roberto De Simone, che nel 2010 dedicò un suo componimento al pibe de oro, intitolato El Diego, ora sarà protagonista al Quirinale di un concerto prenatalizio. Il programma, eseguito dal chitarrista Edoardo Catemario con il Quartetto d’archi Canonico, prevede due brani di De Simone: I racconti di Mamma Orca e una composizione inedita dedicata al presidente Sergio Mattarella. L’evento musicale, realizzato in collaborazione con il Napoli Teatro Festival diretto da Ruggero Cappuccio, avviene il 13 dicembre nella Cappella Paolina e sarà trasmesso in diretta da Radio3 e su RaiPlay.

     

    «Non mi intendo di partite di pallone - riprende De Simone - ma mi colpiva di quel calciatore il modo in cui sapeva muovere i piedi e le mani come certi prestigiatori che vedevo da bambino: il suo era gran teatro. Per questo, gli dedicai un componimento musicale poetico, perché il suo mito ha assunto significati al limite del devozionale, basti vedere ciò che è accaduto al suo funerale. Un argentino, nato nella povertà, assurto ai vertici di ricchezza e di fama».

     

    roberto de simone mattarella roberto de simone mattarella

    Perché ora dedica un componimento a Mattarella, intitolato «Ma fin est mon commencement»?

    «Il Presidente mi ha fatto l’onore, l’anno scorso, di assegnarmi il titolo di Cavaliere di Gran Croce ed è la prima volta che le mie opere vengono eseguite al Quirinale. È l’unico modo per ricambiare il suo elogio. Il titolo si ispira alla condizione che stiamo vivendo: la fine della pandemia coincide con l’inizio di un nuovo tempo».

     

    Il suo inizio da compositore deriva da una famiglia di artisti: è nipote di un attore teatrale e cinematografico, sua zia era una celebre mezzo soprano e anche suo padre lavorava in teatro.

    «Eravamo una famiglia disgraziatissima. Mio padre, che durante la guerra aveva perso il lavoro, trovò un’occupazione come suggeritore in una compagnia di girovaghi. Io ero molto affascinato da mia nonna che era un’assidua frequentatrice di feste popolari».

     

    roberto de simone 2 roberto de simone 2

    Da quella fascinazione nascerà, poi, la Nuova compagnia di canto popolare e la celebre «Gatta Cenerentola»?

    «Esattamente. Mi basai su documenti musicali antichi, traducendoli in suoni della contemporaneità».

     

    È vero che la Compagnia si sciolse perché Peppe Barra voleva essere il primo nome in locandina?

    «No. Si sciolse perché ritenni esaurito il compito dell’ensemble».

     

    Lei è anche autore della Messa di Requiem in memoria di Pier Paolo Pasolini. Ha conosciuto lo scrittore?

    «Ci stimavamo a vicenda e una volta ci parlammo al telefono. Lui mi disse che era molto interessato ai miei studi sul canto popolare e voleva conoscermi. Era la fine di ottobre del 1975, prendemmo appuntamento per vederci i primi di novembre. Ma poco dopo lessi della sua scomparsa. Con lui abbiamo perso un grande intellettuale, rappresentante della cultura, che oggi purtroppo è in mano ai servi del potere. I politici dovrebbero occuparsi solo di politica e non del mestiere della politica che, ora, è gestito da persone interessate esclusivamente a manipolare le casse dello Stato. Io non ho mai avuto privilegi: non ho proprietà e a 87 anni vivo con 1000 euro di pensione».

    Roberto De Simone Roberto De Simone

     

    Ha fiducia nelle nuove generazioni? Riesce a coltivare giovani allievi?

    MARADONA VILLA FIORITO MARADONA VILLA FIORITO rocio oliva diego armando maradona rocio oliva diego armando maradona

    «Avrei voluto, ma non ho mai potuto fondare una scuola musicale. Mi è sempre stato negato. Non ho mai preteso aureole per il mio lavoro, ma questa impossibilità di allevare nuovi musicisti mi è dispiaciuta molto. Il dovere dei giovani è di saper invecchiare senza adagiarsi sulle proprie convinzioni, bensì mettendo in dubbio tutto».

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