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Geronimo La Russa fu convocato solo come persona informata dei fatti. Non ebbe nulla a che fare con il furto come dimostrano gli atti giudiziari. Geronimo, allora 17enne, andò con la madre dagli inquirenti, come persona informata dei fatti
GERONIMO LA RUSSA
Estratto dell'articolo di Tommaso Rodano per il Fatto Quotidiano
Fa una strana impressione pronunciare nella stessa frase i due nomi: Roberto Vecchioni e Geronimo La Russa. L’improbabile associazione ha preso forma lunedì, nella serata del festival “La Gaberiana”, per via di un aneddoto riportato alla luce dal cantautore.
Innanzitutto il contesto: Vecchioni era sul palco a fianco di Andrea Scanzi per conversare di un argomento più alto: “La Gaberiana” è un festival organizzato da Scanzi a Firenze e dedicato al ricordo di Giorgio Gaber, con spettacoli e incontri gratuiti in cui si alternano intellettuali e artisti accomunati dall’amore per l’opera del signor G.
Si parlava di Gaber, appunto, ma una battuta paradossale di Scanzi su La Russa ha rimesso in moto la memoria del professore, che ha voluto raccontare la sua infausta esperienza con uno dei figli del presidente del Senato (non il chiacchierato Leonardo Apache, ma il primogenito Geronimo, oggi titolare dello studio legale di famiglia).
“È passato tanto tempo e la posso raccontare, anche perché ormai è andata in prescrizione”, ha premesso Vecchioni, che non ha mai voluto pronunciare esplicitamente il nome La Russa. “Mia figlia aveva 14 anni, era il 1997 – ricorda – . Per la prima volta volle fare una festicciola in casa, insieme a quattro amiche. Voleva che andassimo fuori, così noi decidemmo di passare la sera a casa di mia mamma, che era vicina. Bene, dopo pochissimo che era iniziata la festa è cominciata ad arrivare gente. Ragazzi di 17, 18, 19 anni, quindi sia minorenni che maggiorenni. Mi hanno rubato di tutto”.
Vecchioni sorride, l’esperienza è spiacevole e violenta, ma pure surreale: “Hanno spaccato un bel po’ di roba. Mi hanno preso davvero di tutto, anche il portasigari, ma sono andati addirittura a rubarmi le t-shirt e le mutande. Non ho capito perché le mie mutande... un feticismo assoluto”. Il cantautore ride di gusto, poi torna serio. “Bene, a quel punto ovviamente io vado a fare la denuncia e un bel po’ di loro vengono beccati. Ora, io non voglio fare il cognome, ma dirò come si chiama il ragazzo, così si capisce chi era il padre: il giovane si chiama Geronimo”.
Il racconto che Vecchioni affida a Scanzi e al pubblico fiorentino non è inedito: le scorribande e gli atti vandalici della “banda” di amici milanesi del primo figlio di La Russa, nella fattispecie quelli in casa del cantautore, sono fatti accertati. E riconosciuti in parte dallo stesso Geronimo, che aveva ricostruito a modo suo la vicenda in un’intervista con Claudio Sabelli Fioretti: “Arrivai con una ventina di amici – parola di La Russa junior –. Ci furono dei furti. Anche tre dei miei amici, è stato accertato, rubarono qualcosa. Ci rimasi talmente male che da allora non li frequentai più”.
Ad ascoltare il cantautore non è andata proprio così.
Secondo Vecchioni le responsabilità del giovane La Russa sarebbero state “perdonate” dagli inquirenti nonostante i fatti che lo riguardavano fossero certi: “Tutto è finito in una bolla di sapone – dice l’artista – e nessuno è stato accusato di niente. Nessuno. Quando la polizia mi ha chiamato, ho avuto un confronto proprio con Geronimo e una signora che lo accompagnava”.
ROBERTO VECCHIONI CON LA MAGLIA DELL INTER
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