Federica Angeli per www.repubblica.it
LA FELPA DEI CASAMONICA
L'interrogatorio di una delle vittime del clan Casamonica era previsto per oggi. E invece Christian Barcaccia, imprenditore della Romanina, senza dare alcuna spiegazione né avvertire il tribunale, ha disertato l'aula, non si è presentato. I giudici del X collegio, presieduto da Antonella Capri, dopo aver fatto l'appello dei 37 imputati arrestati nel corso dell'operazione Gramigna del luglio 2018, tutti videocollegati dalle varie carceri italiani in cui sono detenuti, non hanno potuto far altro che prendere atto dell'assenza ingiustificata e rinviare l'udienza al prossimo lunedì 17 febbraio.
i clan mafiosi di roma
A quanto risulta da un primo accertamento avrebbe avuto un malore nel corso della notte, ma l'ipotesi che possa aver paura di andare a deporre aleggia nell'aula Occorsio, in cui la tensione è palpabile. Due donne del clan sono sedute in seconda fila, salutano fissando il monitor parenti e amici detenuti, sghignazzano masticando a bocca aperta gomme da masticare, insultano a bassa voce il pubblico ministero Giovanni Musarò, colui che ha istruito l'intero processo contro i Casamonica, al suo arrivo in aula. Tirano un sospito di sollievo di fronte all'assenza di uno dei testimoni più importanti del processo.
casamonica
Barcaccia infatti avrebbe dovuto raccontare di una estorsione subìta dalla famiglia sinti e in particolare da parte di Giuseppe Casamonica detto “mano monca” e di sua moglie Rosaria che si sarebbero rivolti all'imprenditore e alla sua società (la Wordlluce srl) per l'acquisto di alcuni elementi di arredo per un importo totale di 44mila e 500 euro. Dopo un acconto di 6000 euro, raccontano le carte dell'inchiesta, i Casamonica si sono presentati a richiedere gli arredi che però non erano ancora arrivati. Così è cominciato un vero e proprio assedio nei confronti di Barcaccia, fatto di una presenza costante dei membri del clan nel negozio e un conseguente danno di immagine.
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“Le richieste nei confronti del Barcaccia - si legge nell'ordinanza - erano fatte con minacce larvate, che consistevano anche nell'essere avanzate continuamente, con un tono aggressivo e nel corso dei mesi”. In alcun conersazioni intercettate si legge il tenore dei toni usati dal clan e delle frasi urlate nell'esercizio commerciale in presenza di altri clienti: “Non me ne frega un cazzo, vedi quello che devi fare ma devi portare i mobili a casa”. Per Barcaccia i giudici hanno disposto l'accompagnamento coatto alla prossima udienza.