Francesco Pacifico e Giuseppe Scarpa per “il Messaggero”
ROCCA CENCIA
L'inchiesta era partita dai miasmi, dalla puzza prodotti dall'impianto di lavorazione della spazzatura, denunciati in vari esposti dai residenti. Ma i magistrati sono andati ben oltre, convinti che il Tmb di Rocca Cencia, nella parte est di Roma, non sia strutturalmente idoneo a trattare una parte di rifiuti (l'organico), che lavori più materiale di quanto previsto e che non garantisca la totale sicurezza ai suoi dipendenti. Nuova tegola giudiziaria per Ama.
Su decisione della Procura di Roma - che ha anche indagato sei tra attuali ed ex manager della municipalizzata - ieri i carabinieri del Noe hanno sequestrato una parte del Tmb, cioè l'impianto che separa nel rifiuto indifferenziato la parte secca (che poi diventa combustibile o finisce in discarica) da quella organica, poi trasformata in fos, in terriccio con il quale per esempio si coprono gli impianti in disuso. Precisamente la parte sequestrata è quella relativa alla stabilizzazione, alla messa in sicurezza, della parte umida. Il gip ha nominato poi il commissario giudiziario Luigi Palumbo, che ricopre lo stesso ruolo per il consorzio Colari, cioè la società di Manlio Cerroni, che gestisce poco lontano due Tmb a Malagrotta. Al momento il sito continua a funzionare, ma sarà Palumbo a decidere se interrompere le lavorazioni per fare le manutenzioni, come chiede la procura.
VIRGINIA RAGGI A ROCCA CENCIA
PROBLEMI Quest' inchiesta può avere forti ripercussioni per Ama e per la già problematica gestione del ciclo dei rifiuti romani: intanto perché quello di Rocca Cencia è l'unico Tmb funzionante di proprietà dell'azienda (l'altro, quello del Salario, è bruciato in un incendio nel 2018) vuoi perché la parte organica rappresenta circa il 30 per cento delle 700 tonnellate di spazzatura indifferenziata che ogni giorno vengono mandate all'impianto di Roma Est per essere trattate. In caso di chiusura di Rocca Cencia - ipotesi smentita dalla stessa Ama - bisognerà trovare un altro posto dove inviare questo materiale.
roma monnezza
L'atto è stato firmato dal gip Paolo Andrea Taviano, su richiesta dei pm Carlo Villani e Luigia Spinelli. Come detto, sono indagati sei tra manager attuali di Ama o andati in pensione come Massimo Bagatti (ex direttore operativo ora all'ufficio studi), Stefano Bina (ex direttore generale), Marco Casonato (direttore operativo), Emanuele Lategano (responsabile impiantistica), Riccardo Stracqualursi (responsabile del sito di Rocca Cencia) e Pietro Zotti (ex responsabile degli impianti).
I manager sono indagati, in concorso per «attività di raccolta, trasporto, recupero, smaltimento, commercio ed intermediazione di rifiuti in mancanza della prescritta autorizzazione, iscrizione o comunicazione», come previsto dall'articolo 256 del codice ambientale. L'inchiesta verte su tre filoni. In primo luogo nel mirino finisce la qualità del trattamento sulla parte organica. Secondo la Procura, Ama produce in strutture obsolete «rifiuti che presentano ancora caratteristiche di putrescibilità e che quindi non possono essere identificati dal gestore come frazione organica stabilizzata (Fos)».
tmb rifiuti rocca cencia
Tradotto, esce sporco come è entrato. Di più, non soltanto questo materiale dovrebbe andare, stando ai magistrati, in discariche per rifiuti speciali inerti, ma Ama viene anche accusata di «non aver effettuato interventi funzionali e/o strutturali allo scopo di rendere la sezione idonea agli scopi di progetto», pur essendo segnalato il problema dall'Arpa già nel 2015 e più in una relazione più corposa nel 2018.
stefano bina
Per la cronaca la municipalizzata romana fa sapere di aver iniziato le operazioni di manutenzione, frenate prima dalle emergenze rifiuti, poi dal lockdown durante la pandemia di Covid.
Gli stessi pm, poi, lamentano che l'azienda ha lavorato più rifiuti del dovuto rispetto all'autorizzazione ottenuta presente dall'Aia e che nell'impianto non vengano rispettate alcune norme sulla sicurezza dei dipendenti, visto che i presidi antincendio non sono adeguati, mancano le sanificazioni e le derattizzazioni necessarie, mentre i cingolati per la movimentazione dei materiali potrebbero ribaltarsi perché si muovono su cumuli di immondizia, quindi su un fondo irregolare, oppure perché il raggio di azione del braccio meccanico dell'escavatore è minore rispetto allo spazio che sarebbe necessario tanto da rischiare di «danneggiare» le palazzine e i capannoni dove avvengono le lavorazioni.
2 - RIFIUTI, LA RIVOLUZIONE FALLITA E ORA LA CAPITALE RISCHIA UN'ALTRA ESTATE DI MIASMI
Mauro Evangelisti per “il Messaggero”
roma monnezza
Nel 2019 ci fu l'estate dei miasmi. Un anno dopo Roma spera di evitare il sequel, ma il sequestro dell'impianto di trattamento dei rifiuti di Rocca Cencia rischia di mandare di nuovo al tappeto un sistema di smaltimento dei rifiuti che dopo avere toccato il fondo continua, senza sosta, a scavare.
L'amministratore giudiziario ieri ha deciso di non fermare l'impianto che lavora ogni giorno 600-700 tonnellate di rifiuti romani, ma per metterlo in regola serviranno degli interventi e, dunque, prima o poi bisognerà frenare. Con tutte le conseguenze del caso.
roma monnezza
PARALISI Nei quattro anni di gestione Raggi non si è vista neppure l'ombra della rivoluzione promessa. Molte slide, molti slogan, zero risultati. La differenziata resta attorno al 44-45 per cento, pensare che nel 2017 i grafici che venivano mostrati promettevano un fenomenale 65 di questi tempi.
Oggi sul porta a porta c'è una rumorosa ritirata, stanno tornando i cassonetti, simbolo della restaurazione. Ma il fallimento è visibile anche nella mancata sanificazione degli impianti: quello di trattamento meccanico biologico di via Salaria per anni è stato contestato dalla cittadinanza a causa del cattivo odore, la Raggi ne promise la chiusura, ma appunto si limitò alle promesse: solo un incendio (dicembre 2018) ne ha decretato la chiusura, non certo l'intervento dei numerosi e variegati vertici di Ama nominati dalla sindaca; anche l'impianto di trattamento meccanico biologico di Rocca Cencia, strana coincidenza, è stato protagonista di un incendio (marzo 2019), ma di minore gravità; anche qui i residenti denunciano da anni l'assedio dei miasmi.
monnezza
L'inchiesta della procura, che ha deciso il sequestro e nominato un amministratore giudiziario (Luigi Palumbo, lo stesso scelto per gli impianti privati di Malagrotta, gruppo Cerroni), conferma questa tesi:
il trattamento dei rifiuti non è conforme alle norme, manca la manutenzione, sotto accusa processo di stabilizzazione della frazione organica, prodotto finale destinato a ricoprire le discariche. Tornano alla mente gli episodi in cui i rifiuti romani, mandati in altre regioni e anche in altre nazioni, venivano respinti perché impuri: successe, ad esempio, alla parte organica della differenziata di Roma.
DERIVA Ama assicura che la manutenzione del Tmb di Rocca Cencia era stata programmata e che l'impianto non si fermerà. Ma per metterlo in regola serviranno interventi. Ci aspetta l'estate dei miasmi un anno dopo? Già l'altro giorno, lungo la Cassia, c'erano cumuli di spazzatura sui marciapiedi; l'esperienza del 2019 mostra che quando va in crisi quella strada, significa che sta andando in tilt la raccolta in gran parte della città.
cassonetti ricolmi di rifiuti a roma 25
Se ora frenerà Rocca Cencia, allo stesso modo in cui rallentò un anno fa il Tmb di Malagrotta per i lavori di manutenzione, gli effetti collaterali saranno devastanti. Tra l'altro, l'ancora di salvezza potrebbe essere solo il Tmb di Guidonia. Gruppo Cerroni.
Ma il vero tema è un altro e forse andrebbe sviluppato con chiarezza: sono naufragate la sanificazione degli impianti e la messa in sicurezza del ciclo dei rifiuti; ancora peggio: è fallita la rivoluzione dei rifiuti promessa dalla sindaca Raggi, abbiamo perso quattro anni. Sia chiaro: ha trovato una situazione devastante, ma il problema è che la consegnerà peggiorata a fine mandato.
cerroni
Non era facile riuscirci. E fa quasi tenerezza ripensare alle slide e agli slogan di inizio legislatura quando si prometteva un futuro flower power, con i colori vivaci della differenziata e del riciclo; si diceva che discariche e termovalorizzatori, magicamente, non sarebbero serviti.
Roma, ciclicamente, in questi anni è stata ricoperta dai rifiuti. Indimenticabile una frase di Luigi Di Maio nel gennaio 2018: «A Roma stiamo costruendo tre impianti dei rifiuti». Non era vero nulla.
Due anni e mezzo dopo quella sfortunata distorsione della realtà, il Campidoglio non ha costruito nulla di nulla; la Raggi si è opposta al progetto di qualsiasi impianto che mettesse in sicurezza il sistema (che fossero discariche o termovalorizzatori); e sul sito dell'Ama, alla sezione bilanci, appare una malinconica scritta: «Il Bilancio d'esercizio 2017 non è stato ancora approvato dall'organo competente».
MANLIO CERRONI cerroni