DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Marco Giusti per Dagospia
E’ una vera e proprio anteprima internazionale alla Festa del Cinema di Roma quella di “The Trainer”, stravaganza losangelina diretta dal vecchio e glorioso Tony Kaye, una vita da guru (lo fa anche nel film, anche se si fa chiamare “urug”) del video e della pubblicità, non sempre in grado di controllare la riuscita totale dei suoi film, penso soprattutto da “American History X”, il suo titolo più famoso, e ideato e interpretato da Vito Schanel, figlio con voglie cinematografare dell’artista e regista Julian, che lo ha scritto assieme a Jeff Solomon.
La tecnica complicatissima di Tony Kaye, macchina sempre in movimento, immagini sempre effettato, montaggio adrenalinico, più adatta a uno spot o a un video, prevede un numero impressionante di montatori, qui se ne contano nove, e di esperti di effetti speciali visivi.
Non sempre il risultato, su un lungometraggio è garantito, ma a vederlo, anche questo “The Trainer”, fa un certo colpo. La storia, però, pur divertente, è una caciara che la messa in scena barocca di Tony Kaye e il dispiego di una quantità impressionante di star amiche, da Paris Hilton a Lenny Kravitz, da Gus Van Sant a Gina Gershon, aiuta fino a un certo punto.
Il giovane svalvolato Jack Flex, cioè Vito Schnabel in versione superpompata e bionda, orfano di padre, alcolista, con madre non meno svalvolata di lui, Beverly D’Angelo, sta spingendo un’invenzione che lo dovrebbe portar e al successo planetario. L’Heavy Hat, una sorta di elmo greco pesantissimo che aiuta il corpo nella fitness del collo e delle gambe. Per poterlo lanciare, visto che la rete di televendite RUCA gli ha dato uno spazio, ha bisogno di star testimonial, ma soprattutto di mettere dei soldi nella produzione dell’oggetto.
Il nucleo del film sta appunto nei giri che lo svalvolato Jack Flex fa, con l’elmo in testa, per convincere gente che non vuole essere convinta, a dargli una mano nel lancio dell’assurdo oggetto. C’è la bella telefonista delle televendite che lo ha chiamato, Julia Fox, c’è un curioso rabbino, Steven Van Zandt, con fidanzata bona, Bella Thorne, c’è Paris Hilton, c’è un Lenny Kravitz che non sa come liberarsi di lui. Tutto questo per arrivare al momento clou della televendita dove niente andrà come pensato da Jack Flex. Diciamo che il film stesso è un po’ come l’Heavy Hat di Jack Flex. Luccica, ti incuriosisce, ma oltre a quello non vai. Però il film te lo vedi.
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