Marco Carta per www.ilmessaggero.it
pasticceria rugiati
Dalle lettere anonime: «State avvelenando i cittadini». Ai messaggi denigratori su Facebook: «Andate a vendere le caciotte». Fino all'atto finale: l'agguato armato per protestare contro l'odore dei cornetti proveniente dal camino della pasticceria sotto casa: «Non ce la faccio più con questa puzza. Basta co' sti cornetti». Voleva protestare contro i vapori provenienti dalla pasticceria Rugiati in via Tommaso da Celano. Invece, F. F. si è ritrovato in stato di arresto per resistenza a pubblico ufficiale al termine di una mattinata di alta tensione per le strade del quartiere Appio Latino.
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Protagonista della singolare vicenda un 54enne romano incensurato, che da anni ha ingaggiato una vera e propria battaglia senza confini contro il laboratorio gastronomico adiacente alla sua abitazione. Un'attività molto frequentata, i cui fumi provenienti dalla cappa di aspirazione, sostiene l'uomo, gli renderebbero la vita impossibile: «Da dieci anni viviamo con le finestre chiuse per la puzza dei dolci che viene dalla cappa sotto la finestra».
Dalle crostate ai cornetti, fino ai bignè fritti. Profumi irresistibili per la maggioranza delle persone. Che per l'uomo, però, si sarebbero trasformati in un incubo dalla puzza mefitica. Per questo, ossessionato dall'odore dei cornetti, il 54enne martedì mattina sarebbe sceso in strada minacciando i titolari con un'arma, sbattuta con forza contro l'inferriata dell'esercizio commerciale: «Io faccio una strage. Vi ammazzo».
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Terrorizzati dalla furia del 54enne, i titolari della pasticceria Rugiati chiamano la polizia. Gli agenti del commissariato Tuscolano arrestano l'uomo per resistenza a pubblico ufficiale, ma, nonostante le perquisizioni, non trovano alcuna arma. Una pistola che, secondo il 54enne, vittima di iperosmia, non sarebbe mai esistita: «Non avevo nessuna pistola. Ve lo giuro».
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Quando ieri mattina l'uomo si è ritrovato a piazzale Clodio per la convalida d'arresto, rispondendo alle domande del giudice monocratico, in maniera disperata ha provato a spiegare il suo dramma relativo agli odori dei dolci, che non gli permetterebbero di condurre una vita serena. L'episodio, secondo le vittime, sarebbe però l'ultimo di una lunga serie di dispetti. In un commento su Facebook, agli atti, il 54enne aveva denigrato l'attività: «Ho visto un topo di un metro e mezzo. Andate a vendere caciotte». In una lettera anonima, firmata «gruppo nazisti risorti» aveva invece messo in guardia i titolari: «Abbiamo saputo che avvelenate i cittadini». Che, però, almeno loro, di quei cornetti non riescono a fare a meno.
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