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    LABARI E DISPARI – IL MISTERO DEI 970 CIMELI DELLA MARCIA SU ROMA SPARITI DALL’ARCHIVIO CENTRALE DI STATO A ROMA, CHE NEL MONDO DEL COLLEZIONISMO POTREBBERO VALERE FINO A 5 MILIONI DI EURO - IL COLPO SAREBBE AVVENUTO A GIUGNO, MA CI SONO MOLTI DUBBI - IL DIRETTORE DI UNA BIBLIOTECA DI FORLÌ AVEVA CHIESTO GIÀ NEL 2013 DI FARE FOTO ALLA COLLEZIONE: “NON HO MAI RICEVUTO RISPOSTA, MOLTO STRANO…”


     
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    Da www.corriere.it

     

    archivio centrale dello stato roma eur archivio centrale dello stato roma eur

    L’audace colpo dei soliti ignoti sarebbe avvenuto passata la metà di giugno. Dall’Archivio Centrale di Stato all’Eur — ovvero l’immensa sede di gran parte della nostra documentazione proveniente dagli organi di Stato ed enti pubblici — sono stati trafugati 970 labari della marcia su Roma, il «golpe» che il 28 ottobre 1922 portò al potere Mussolini.

     

    Si tratta di cimeli dal valore affatto disprezzabile. Nel mondo del collezionismo — basta dare un’occhiata ai numeri su Ebay riguardanti l’offerta di oggetti celebrativi simili, tipo francobolli e altre affrancature — ciascuno di quei «pezzi» potrebbe essere venduto a cifre variabili tra i 1.000 euro e i 10.000 euro.

     

    elisabetta reale - archivio centrale dello stato elisabetta reale - archivio centrale dello stato

    L’ammontare complessivo del bottino potrebbe aggirarsi dunque attorno ai cinque milioni di euro (cifra però rivista assai al ribasso gli investigatori che seguono il caso). Un furto denunciato da Elisabetta Reale, la direttrice (sino a poche settimane fa, poi c’è stato un avvicendamento) dell’Archivio — racconta Brunella Bolloli sul quotidiano Libero che ha dato la notizia nell’edizione di domenica — ai carabinieri.

     

    Sono gli investigatori del reparto operativo Nucleo tutela patrimonio artistico a condurre l’indagine attorno alla quale c’è il più stretto riserbo. L’ipotesi è che il trafugamento degli oggetti sia avvenuto «in modo graduale», difficile infatti immaginare che i gagliardetti siano stati portati via «nello stesso momento». Quanto alla segnalazione del furto, dall’Archivio filtra questa sola frase: «Tutto quello che doveva essere fatto è stato fatto».

     

    Assai probabile che i gagliardetti siano già stati «piazzati» tutti

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    Non è escluso che il colpo sia stato effettuato tramite l’aiuto di una «talpa». Ed è assai probabile che stendardi e insegne— è l’opinione di un «insider» — siano già stati «piazzati» tutti, venduti a collezionisti più o meno consapevoli del fatto che si trattasse di oggetti rubati.

     

    Usa il termine «vergogna» Pietro Cappellari, direttore della biblioteca di storia contemporanea «Coppola» di Paderno (Forlì), storico e ricercatore assiduo frequentatore dell’Archivio che già nel 2013 chiese «di poter fotografare labari e bandiere» conservati all’Eur «senza ricevere risposta. Molto strano».

     

    L’indagine

    BENITO MUSSOLINI MARCIA SU ROMA BENITO MUSSOLINI MARCIA SU ROMA

    Filtra per ora poco sulle modalità del furto favorito forse dal «lockdown» che ha ridotto le presenze del personale nell’Archivio. I labari erano custoditi nello sconfinato magazzino in piazzale degli Archivi, nel cuore dell’elegante quartiere romano dell’Eur progettato e costruito durante il Ventennio per celebrare l’Esposizione universale prevista nel 1942 che non si tenne per via della guerra. « Memorabilia» che facevano parte di una mostra sulle origini del fascismo ideata nel 1928 da Dino Alfieri, ex ministro della cultura popolare in uno dei governi Mussolini.

     

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    Lucio Lombardo Radice, commissario liquidatore della mostra

    Una mostra che in origine comprendeva documenti, libri e fotografie, cimeli quali ad esempio la stampella di Enrico Toti, camicie nere, elmetti, armi e oggetti diversi indossati dagli squadristi fascisti. E ancora: l’elica dell’apparecchio su cui volò Francesco Baracca.

     

    Tutto custodito in cento casse che fecero la spola tra Roma, Salò e ancora Roma tra il 1944 e la fine della conflitto. Peregrinazioni durante le quali molto del contenuto sparì. Forse già venduto a fascisti e collezionisti. O forse addirittura preso dagli «007» alleati, interessatissimi ai segreti della Rsi e del regime. Ciò che restò, finì all’Archivio dell’Eur.

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    Quanto ai libri, agli opuscoli e ai giornali, il commissario liquidatore della mostra, il grande matematico, pedagogo e partigiano Lucio Lombardo Radice, provvide a versarli presso la Biblioteca nazionale centrale di Roma che aveva già ricevuto in deposito parte del materiale bibliografico nel settembre 1943 da alcuni rappresentanti del partito fascista, e presso la Biblioteca di storia moderna e contemporanea di Roma. Ora l’ultimo capitolo di quella storia. Ma chissà se definitivo.

     

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