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    "NON METTO I TUOI VIDEO OSE' SU INTERNET SE FACCIAMO SESSO" - ENNESIMO CASO DI REVENGE PORN A ROMA: UN TRENTENNE HA MINACCIATO DI DIFFONDERE I VIDEO OSÉ DI UNA RAGAZZA DI 20 ANNI SE IN CAMBIO NON AVESSE RICEVUTO ALTRE FOTO DI LEI NUDA - LEI CADE NELLA TRAPPOLA, L’UOMO ALZA LA POSTA IN PALIO E LE CHIEDE DI FARE SESSO, MA…


     
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    Giuseppe Scarpa per “il Messaggero”

     

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    «Non metto i tuoi video osé su internet se facciamo sesso». Un ricatto sfrontato. Il primo arresto in flagranza a Roma per un caso di revenge porn è avvenuto nei giorni scorsi, ieri il gip ha inflitto il carcere a un trentenne accusato di diffusione illecita di immagini. Una  porno vendetta, la condivisione pubblica di video intimi tramite internet senza il consenso della persona coinvolta. È questo il revenge porn. Una storia che ha travolto la vita di una ragazza, una studentessa.

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    La vittima, 20 anni, viene contattata dall'uomo attraverso una chat. È il suo aguzzino, sostiene di essere in possesso di un filmato che la ritrae in atteggiamenti intimi con il suo fidanzato. Il ricattatore è esplicito. Le dice, in sostanza, «faccio girare questo video se tu non mi invi tue foto in cui compari nuda». La ragazza cade nella trappola. Spedisce alcuni scatti, sempre via chat, con la promessa che il 30enne non faccia circolare nessun video nel web.

     

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    L'uomo invece, a questo punto, alza la posta in palio. Invita la giovane in un parco in via Alfonso Alberghetti, a Torre Angela, periferia est della Capitale. La 20enne è nel panico, capisce di essere entrata in un vortice. A questo punto si rivolge ai carabinieri. I militari le suggeriscono di fissare l'appuntamento con il ricattatore per incastrarlo. La vittima accetta.

     

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    In questo modo il trentenne cade nella trappola. All'incontro, infatti, si presentano due uomini dell'Arma in borghese. Si qualificano e gli sequestrano il cellulare. Nello smartphone del ricattatore trovano di tutto. Ma sopra ogni cosa vengono tirate fuori le immagini della ragazza. Insomma tutto quel materiale indispensabile per confermare quanto la vittima aveva denunciato. Inoltre, gli investigatori, fanno anche un'altra scoperta. L'uomo aveva già inviato alcune fotografie della vittima ad altri suoi contatti. Una condotta che ha contribuito ad aggravare la sua posizione facendolo finire in cella.

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