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    ROMANZO QUIRINALE - I PARTITI IN FIBRILLAZIONE: I NUMERI SONO DALLA PARTE DEL CENTRODESTRA, CHE VANTA CIRCA IL 46% DEI GRANDI ELETTORI MA MANCA UN NOME FORTE – LA STRATEGIA DI RENZI CHE HA ROTTO I RAPPORTI CON LETTA E VUOL FAR PESARE I SUOI 45 VOTI. IL DIALOGO CON SALVINI: “COSA CI SIAMO DETTI IN SENATO? RIMANE TRA NOI” - PNRR, CONTAGI E SPREAD: PUO’ RESTARE MATTARELLA- IL DAGOREPORT


     
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    Claudio Bozza per corriere.it

     

    Il faccia a faccia tra Salvini e Renzi in Senato, a notte fonda la vigilia di Natale

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    Il gong si avvicina, ma per il Quirinale non c’è ancora un nome forte e i partiti avanzano in ordine sparso. I numeri sarebbero dalla parte del centrodestra, che vanta circa il 46% dei grandi elettori, ma anche la coalizione forte è frammentata. Le parole di Roberto Calderoli, uomo dei numeri della Lega, suonano come più di un monito: «Condivisione, o si fa sul serio dal quarto scrutinio», dice ad Affaritaliani. E poi: «La Lega sarà compatta sul nome che ci indicherà Salvini. Se sarà Berlusconi tenteremo qualsiasi strada».

     

    Servono certezze, insomma, che però potrebbero arrivare solo in un secondo momento. Sulla sua agenda Matteo Renzi ha infatti cerchiato di rosso una data: 28 gennaio. Perché è quel giorno, alla quarta votazione, che secondo lui verrà eletto il capo dello Stato. Renzi lo ha spiegato a deputati e senatori di Italia viva. Al leader di Italia viva manca ancora un nome, però, racconta di avere una strategia precisa. Che è quella adottata da diverso tempo a questa parte: interdizione e rottura, con il Pd tanto per cambiare. Il motivo?

    House of Crucci - Berlusconi, Meloni, Salvini, Renzi, Mattarella House of Crucci - Berlusconi, Meloni, Salvini, Renzi, Mattarella

     

     

    Oltre che tattico-politico è anche una questione di rapporti umani. Il segretario dem Enrico Letta, dopo il durissimo sgambetto subito sul dl Zan, ha chiuso i rapporti con Renzi, ma ha un buon dialogo con Giorgia Meloni. Una variabile non da poco, specie a ridosso del voto per il Quirinale. È in questo quadro che Renzi ha rafforzato il suo flirt con Matteo Salvini, con cui, alle due e mezza di notte, è rimasto a parlare per quasi mezz’ora durante la seduta fiume in Senato per l’approvazione della manovra: «Cosa ci siamo detti? Rimane tra noi».

     

    Un faccia a faccia studiato ad hoc, sotto gli occhi di tutti e immortalato da un senatore del Pd. Perché è con il capo della Lega che Renzi sta tessendo la tela per il Colle, forte dei 45 voti di Iv, pacchetto che in caso di accordo con i centristi di Giovanni Toti potrebbe aumentare di altri 30 circa.

     

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    Il governatore della Liguria, però, sotto i riflettori gioca così: «Berlusconi è il fondatore della seconda Repubblica. Credo abbia tutti i titoli, se lo vorrà, per candidarsi. Poi vedremo le condizioni». Ignazio La Russa, esponente di punta di Fratelli d’Italia, ribadisce che il suo partito è «compatto» su Berlusconi. Ma la verità è che, secondo quanto raccontano alcuni maggiorenti a taccuini chiusi, il centrodestra è diviso. Eppure i numeri, in caso di fronte unitario sarebbero ottimi: «Il 5% di grandi elettori in più rispetto a quelli con cui il Pd giocò la partita per eleggere Mattarella», ragiona un berlusconiano di lungo corso.

     

    SERGIO MATTARELLA - AUGURI ALLE ALTE CARICHE DELLO STATO SERGIO MATTARELLA - AUGURI ALLE ALTE CARICHE DELLO STATO

    Tutto mentre dal fronte del Pd, per bocca dell’influente Goffredo Bettini, arriva un messaggio preciso: «Berlusconi? Una candidatura che naturalmente la sinistra combatterà», ha detto al Il Foglio. E poi, pur sottolineando lo spessore internazionale di Mario Draghi, per il Colle apre senza giri di parole a una terza via, ovvero: «Uno scatto di volontà dei più importanti leader politici per indicare una soluzione diversa da quella di Draghi, in grado di ottenere la maggioranza in Parlamento». Mentre Giuseppe Conte, a quanto filtra dal M5S, almeno in questo frangente sembra volersi svincolare dal patto di ferro siglato con Letta per tirare fuori dal cilindro un candidato comune, che però ancora non c’è.

     

     

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