Fabrizio Roncone per “Sette - Corriere della Sera”
La politica, in questo Paese, e una burrasca continua, il bene e il male si sovrappongono, diventano spesso indistinguibili, e tutti ci siamo rassegnati ad andare comunque avanti, senza farci troppe domande, senza voltarci. Ma, ora che abbiamo finalmente votato, suggerisco di fermarci qualche secondo. Davvero, ne bastano una manciata. Fermatevi, guardatevi dietro, e pensateci un’ultima volta: siamo stati capaci di rinunciare a un premier come Mario Draghi. Siamo stati capaci di questo.
KISSINGER DRAGHI
Non possiamo derubricare una follia cosi a semplice incidente del destino. Dovreste ricordarvelo quando il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, fu costretto a chiamarlo: capi e capetti dei partiti s’erano incartati dentro una crisi che era chiaramente di sistema, non certamente politica. Me li ricordo andare in processione a Montecitorio, dove lui li aspettava seduto dietro a una scrivania, con un quaderno e due penne Bic per prendere appunti. Colloqui veloci, asciutti, drammatici.
C’era da vaccinare un’intera popolazione terrorizzata dal Covid e, contemporaneamente, bisognava convincere l’Europa che saremmo stati in grado di onorare i nostri impegni economici, che insomma anche noi eravamo degni del Pnrr. Poteva riuscirci solo lui, Draghi. E alla disastrata classe politica italiana – la stessa identica che ha gestito la tornata elettorale di domenica scorsa – non sembro vero di potergli affidare i due terrificanti incarichi. Pero erano lo stesso malmostosi.
KISSINGER DRAGHI
Gli seccava. Il banchiere, del resto, era gelido con (quasi) tutti, usava parole come lame affilate. E chiaro che hanno deciso di tenerselo il tempo strettamente necessario per svuotare le terapie intensive e mettere a terra i primi accordi con Bruxelles. Quindi, con uno stillicidio quotidiano di stupide richieste, insolenze e vigliaccherie, lo hanno costretto ad andarsene. Lui, il piu bravo.
Quello che i potenti del pianeta ascoltano (e talvolta temono). Senza polemizzare, ha detto che non tornera. Non lo chiamassero piu. Poi pero e andato a New York, dove e stato premiato come statista dell’anno 2022. E li, l’ex segretario di Stato americano, il leggendario Henry Kissinger, che gli era seduto accanto, ha sussurrato: «Sappiatelo: ogni volta che Draghi si e ritirato, non e mai stato un ritiro definitivo» (prendetevi un appunto).