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    “ALDO MORO? IO HO CONOSCIUTO L’UOMO POLITICO” – ROSANNA FRATELLO PARLA DELLE VOCI SU UNA RELAZIONE CON IL SEGRETARIO DC UCCISO DALLE BR: “SI ANDAVA A CENA, UN PAIO DI VOLTE SONO STATA SEDUTA VICINO A LUI. MI DIEDE CONSIGLI, MI DISSE CHE GLI PIACEVA IL MIO TIMBRO DI VOCE. MI È STATO RIFERITO CHE CI SAREBBE, AGLI ATTI, UNA LETTERA SCRITTA ALLA MOGLIE DURANTE LA PRIGIONIA, IN CUI LE CHIEDE SCUSA PER UN PENSIERO, UN MINIMO DI DEBOLEZZA AVUTO NEI CONFRONTI DI UNA GIOVANE DONNA. IO, QUESTA LETTERA…” – LA COPERTINA DI PLAYBOY E BERLUSCONI - VIDEO


     
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    Estratto dell’articolo di Roberto Faben per “La Verità”

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    Nel 1971, quando a Canzonissima apparve Rosanna Fratello, all’epoca ventenne, molte mogli italiane, sistemate sul divano accanto ai mariti, provarono un lampo di gelosia. Quella giovane bruna che, interpretando Sono una donna, non sono una santa, avversava una tentazione e faceva attendere per esaudire una promessa d’amore, calamitava l’attenzione.

     

    La cantante pugliese, nata a San Severo (Foggia) nel 1951, aveva già raggiunto fulminea notorietà a Sanremo 1969, tanto da essere chiamata, l’anno dopo, anche nel cast del varietà Rai del sabato sera E noi qui, accanto a Gino Bramieri e Giorgio Gaber. Tra i telespettatori c’era anche Giuliano Montaldo, che in lei vide subito Rosa, moglie dell’anarchico Nicola Sacco, anch’essa pugliese, affidandole poi la parte nel film Sacco e Vanzetti, che le valse il Nastro d’argento come miglior attrice esordiente.

     

    Lino Banfi l’avrebbe voluta per le sue commedie al peperoncino: incassò un no e ripiegò su Edwige Fenech. Per lei Giorgio Conte, fratello di Paolo, ha scritto Non sono Maddalena. Sposata dal 1975, una figlia, Guendalina, 43 anni, e due nipoti, Alessandro, 12, e Giovanni, 10, vive a Milano, ma spesso si reca nella sua casa a Pietrasanta, in Toscana, e ha molti progetti.

     

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    […] Cosa voleva fare da grande?

    «Ho sempre immaginato di fare questo lavoro. Mio papà, quando tornava a casa, cantava le canzoni napoletane ed era intonatissimo».

     

    Le prime volte, si sentiva intimidita dal pubblico?

    «Timidina lo ero sicuramente ma salivo convinta sul palco. Partecipai al concorso “La reginetta della canzone”, la finalissima fu a Piacenza, presentava Pippo Baudo e c’erano le case discografiche. Eravamo tutte donne e su centinaia ho vinto il concorso. Venni scritturata dall’Ariston, la mia casa discografica, la mia carriera iniziò lì, poi Un disco per l’estate, il Cantagiro…».

     

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    Come andarono le cose per il suo primo Sanremo?

    «All’inizio del ’69, non riuscivano a mandarmi a Sanremo, ma capitò che Anna Identici, già in programma con la canzone Il treno, ebbe un problema in famiglia, tentò il suicidio, e Alfredo Rossi pensò di mandare me per sostituirla. Fu un successo enorme d’immagine, nonostante non fossi entrata in finale, per tre punti. Cantai Il treno e da lì non mi sono più fermata, ancora Sanremo l’anno dopo, poi Canzonissima…».

     

    Sono una donna, non sono una santa ebbe un successo enorme a Canzonissima.

    «All’epoca i grossisti acquistavano dalle case discografiche i dischi, per poi distribuirli. Sono una donna, non sono una santa entrò in classifica prima che uscisse a Canzonissima, i grossisti ne avevano acquistate moltissime copie, e finì, mi fa un po’ senso dirlo, davanti anche a Battisti, ai Beatles…».

     

    Nel 1985 lei partecipò a Premiatissima, il remake di Mediaset di Canzonissima.  Come ricorda Silvio Berlusconi?

    «Lo dico col cuore, ho il ricordo di una persona davvero gentile, umana, propositiva, aperto a qualsiasi dialogo, ti consigliava, ti diceva qui puoi migliorare, oppure hai fatto bene, amava il suo lavoro. È la persona che ci vorrebbe ancora, che non è stata sempre capita ma che all’Italia mancherà. Si dovrebbe continuare a pensare, in alcuni momenti, a cosa avrebbe fatto Berlusconi per salvare l’Italia. E ha dato il pane a tantissimi che se non ci fosse stato lui sarebbero rimasti a casa».

     

    Cosa ne pensa della Rai di oggi?

    «In Rai bisognerebbe che si dessero una calmatina, perché la tv è prima di tutto degli italiani e invece decidono loro, è diventata un giro a circuito chiuso, solo amici degli amici. Berlusconi invece aveva portato una certa democrazia che oggi in certi contesti non trovo più. […]».

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    Come ha conosciuto suo marito?

    «Mio marito l’ho conosciuto perché anche i suoi genitori approdavano a Milano da Palermo, cercavano fortuna e venne ad abitare nelle case che i miei avevano costruito.

    Abitava di fronte a me e ci si dava la mano dalla finestra del bagno mio e suo, una cosa molto ingenua, nata per gioco, eravamo ragazzi…».

     

    Ma gliel’ha cantata, solo per lui, Sono una donna, non sono una santa?

    (Sorride). «Nooo, ma lui l’aveva capito da solo che bisognava aspettare i tempi, non c’era bisogno di cantargliela, siamo cresciuti mano nella mano».

     

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    […]  Nel 1978 apparve in copertina su Playboy. Pose limiti alle richieste della testata?

    «Erano foto composte, oggi fanno sorridere. Ho dato un limite al tutto, anche perché non è spogliandoti che diventi una donna sensuale, non c’è bisogno di far vedere tutto per esserlo. Una volta le donne erano belle quando s’intuiva senza vedere. Se una donna esagera non è più credibile».

     

    […] In amore un tradimento si può perdonare?

    «Oddio, oddio, oddio… si può perdonare se finisce lì, ma secondo me se una persona è fedele, lo è sempre… Dipende, queste cose non si possono dire con certezza».

     

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    È stato spesso scritto che Aldo Moro abbia avuto per lei un’infatuazione.

    «Io ho conosciuto l’uomo politico attraverso, come una volta si usava fare, gli spettacoli dopo i comizi, si andava a cena, un paio di volte sono stata seduta vicino a questo grande statista a cena. Ho cenato a casa di Berlusconi, conosciuto Craxi, conoscere un politico non significa essere la sua amante.

     

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    Moro era umano, amava i giovani, mi diede anche dei consigli. Mi disse che gli piaceva il mio timbro di voce, che arrivava al cuore, all’anima, con questi canti un po’ sofferti, le canzoni folk della nostra terra, era anche lui pugliese, apprezzava la mia persona, il mio modo di essere, tutto qua. Mi è stato riferito che ci sarebbe, agli atti, una lettera scritta alla moglie durante la prigionia, in cui le chiede scusa per un pensiero, un minimo di debolezza avuto nei confronti di una giovane donna.

     

    Io, questa lettera, non sono mai andata a leggerla, ma sembra quasi che se gli piacevano la mia voce e le mie canzoni sia una colpa. Moro bisogna solo rispettarlo».  […]

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