Giulio De Santis per www.corriere.it
Rosita Celentano presenta il suo libro Grazie a Dio e ai gay jpeg
Dare della «sciacquetta» a una donna non è un reato. Cosi ha deciso la Cassazione che ha assolto Rosita Celentano, primogenita del molleggiato e di Claudia Mori, dall’accusa di aver diffamato la show girl Sara Varone, apostrofandola con un termine il cui significato, secondo la Treccani, è «ragazza mediocre e dai modi frivoli, o anche di facile conquista».
IL FATTO NON SUSSISTE
sara varone
La decisione della Suprema Corte ribalta la sentenza di condanna in primo grado a ottocento euro di multa, riformata in appello confermata nella sostanza in appello, a multa per diffamazione. La variazione tra i due gradi è stato uno sconto di 200 euro, passando dagli 800euro del primo grado ai 600euro del secondo. Per l’esattezza gli ermellini hanno annullato i precedenti verdetti, senza rinvio, contro l’imputata, ritenendo che «il fatto non sussiste».
IN ATTESA DELLE MOTIVAZIONI
«Ora aspetto il deposito delle motivazioni per avere un’idea chiara del ragionamento fatto dai giudici decidendo di escludere l’esistenza di un reato qualora si accosti una donna a una sciacquetta – osserva l’avvocato Armando Fergola, difensore della Varone - Mi domando però: cosa succederebbe se al termine di un processo andato male, come avvocato dessi a una giudice della sciacquetta?».
sara varone (2)
LA LUNGA DIATRIBA
La diatriba tra le due donne risale all’9 novembre del 2009 allorché Rosita, durante la trasmissione Domenica 5, si scaglia contro Matteo Guerra, latin lover televisivo sempre presente sul piccolo schermo in quei giorni. Argomento della puntata: la sua ultima fiamma, Sara Tommasi, presente. La Celentano, in quell’occasione svolge il ruolo dell’opinionista e prende di mira Guerra dando della sciacquetta e della sgallettata a ogni ragazza con cui l’uomo ha intrecciato una relazione.
Tra queste c’è Sara Varone, che da casa interviene inviperita. Chiede alla Celentano delle scuse, se non vuole essere querelata. Ma Rosita non indietreggia di un passo e finisce sotto processo. A giugno del 2015 viene Rosita viene condannata, ma ora a distanza di nove anni ottiene l’assoluzione.