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    ROSSELLA FALK, COSI’ ALTERA E DISTANTE CHE ERA IMPOSSIBILE NON AMARLA


     
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    Franco Cordelli per il "Corriere della Sera"

    ROSSELLA FALKROSSELLA FALK

    Che strano incontrare Rossella Falk nella sala d'aspetto di un medico. Era il 2006, eravamo faccia a faccia. Fui tentato di presentarmi, non lo feci. Perché ero lì a pensarci e non agivo? Mi detti la seguente risposta: questa donna l'ho ammirata, questa attrice l'ho troppe volte fraintesa. Rossella Falk per me rappresenta una contraddizione che è il segreto della sua arte, ma anche del suo freddo fascino.

    Fraintesa, l'avevo fraintesa specie negli anni del suo fulgore. Apparteneva a un mondo lontano, d'arte che consideravo antiquata, superata. Sapevo che i Giovani erano i più bravi: ma di quella bravura a noi importava qualcosa? Eravamo proiettati verso le cantine, verso Carmelo o verso Leo, o verso Ronconi. Tutti gli altri ci stancavano, di loro non si poteva dire di più. Lei, in specie: così rigida, così altera.

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    Ci si chiedeva, perché tanta alterigia? Ma imponendoci un'attenzione più scrupolosa: non era quell'alterigia qualcosa di spaventosamente seduttivo? Sì, più Rossella Falk si ritraeva sullo sfondo, più sembrava allontanare da sé il vile, orrido mondo, più noi eravamo indotti a rivedere i pregiudizi, le idiosincrasie. È che a volte (cominciavamo a capire) gli arrembaggi nascondono molto dilettantismo. In lei il senso aristocratico di sé e del proprio mestiere erano la risposta a ogni improvvisazione.

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    Come non capire ch'era portata ad abbracciare personaggi pieni di sdegno, di rifiuto? Il suo rischio è che tutto ciò sfociasse in un moralismo. Ma è una tentazione che quasi sempre sconfisse. Nel 2008 la giuria del Simoni le attribuì il premio per i sessant'anni di carriera. Ne fu felice. Era uno strameritato premio non solo per gli anni lontani. La ricordo in un'edizione del 1998 di Spettri per la regia di Guido De Monticelli.

    Lei vi rappresentava un mondo chiuso. Ma era la figura più dinamica, per intenzione del regista e per volontà sua. Come dicesse: sono qui, in una forma fissata per sempre, e la tensione che c'è in me non è domata.

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    In quella sala d'attesa, la guardai per scoprire se vi fosse, anche nella vita personale, traccia di quell'orgoglio. Non so dire. So che pensai al suo nome d'arte, Falk. Mi venne in mente l'eroe di Conrad che così si chiama: un uomo in lotta contro il nulla. Quell'uomo tra sé e il nulla, tra sé e il mondo, erige una barriera. Ecco, pensai che Rossella Falk ne avesse adottato il nome per combattere la stessa battaglia e che era proprio la barriera da lei eretta che impediva di avvicinarmi.

     

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