Giulia Zonca per “la Stampa”
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L’applauso più che alla vincitrice è alla resistenza di entrambe, alla capacità di sapersi reinventare perché non si tratta di banale longevità, nello sport non è mai tanto semplice: per vincere oltre i 30 anni bisogna osare, cambiare e attraversare il limbo.
Non esistono carriere perfette, non per chi vuole insistere e sfidare il tempo, i limiti che l’età impone. Il successo precoce non garantisce la continuità, non in eterno almeno e non importa quanto talento, esperienza e allenamento puoi buttare in campo c’è sempre una fase calante, la stagione storta, l’infortunio rognoso e c’è soprattutto sempre qualcuno che dà il via al bisbiglio collettivo: «forse sarebbe ora di smettere».
Reazioni da campioni
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Il solo modo di evitare il punto critico è ritirarsi da giovani. Sul centrale di New York però c’è tutto tranne la gioventù, c’è grinta, coraggio, determinazione, estro, qualità difese ed esibite da due donne che insieme hanno 66 anni e 19 giorni ed è la finale di uno Slam più vecchia di sempre: il record era di Wade-Stove (63 anni, 11 mesi), 1977 e già allora il confronto tra le signore era quello tra due reduci, la vincitrice Virginia Wade era al suo sedicesimo Wimbledon e si è presa il primo successo.
BRAD PITT VALENTINO ROSSI
Flavia Pennetta è stata la prima italiana a entrare nell’élite, tra le dieci tenniste più quotate. Dopo sono arrivati i guai al polso, l’operazione e la riabilitazione che toglie ogni abitudine e fiducia. Nel 2013 Flavia pensa al ritiro e sta già dentro la zona grigia in cui il pubblico e la critica ti considerano quasi ex. Il momento in cui devi scegliere se attraversare il tunnel con il rischio di chiudere al buio o fermarti, salutare e lucidare i risultati ottenuti.
Sopra quell’amletica x ci si è trovata pure Roberta Vinci, diventata regina del doppio con Sara Errani e poi abbandonata. Quando l’Italia batte proprio l’America di Serena Williams lei non è in squadra, neppure in panchina. Vinci e Pennetta hanno deciso di andare avanti, strada che ha pagato tanti campioni italiani in questa stagione.
Oltre i dubbi
PITT ROSSI
Valentino Rossi domina di nuovo in MotoGp, davanti ai ragazzini che in teoria dovevano pensionarlo, dopo stagioni passate a respingere il fastidioso sottofondo: «tempo scaduto, meglio smettere da fenomeni che andare avanti così».
Filippo Magnini si è preso una medaglia in staffetta all’ultimo mondiale di nuoto, una squadra di ragazzi più un capitano di 33 anni, solo che la frazione che ha fatto la differenza, la più veloce, quella decisiva per il podio è la sua.
MAGNINI
Tania Cagnotto ha vinto il primo oro globale quest’estate, da baby fenomeno a veterana indistruttibile tutto in una carriera. È dovuta arrivare a 30 anni per battere le cinesi dopo un’Olimpiade girata male per 4 centesimi di punto. Una frustrazione intollerabile che consigliava la ritirata.
Dove sono i ventenni?
Quella fase crudele semplicemente arriva, non esistono scorciatoie, e per superarla serve mettersi in discussione, azzardare strade nuove perché gli stimoli diversi sono indispensabili. Bisogna essere tosti solo che tra gli applausi sorge un sospetto. Dietro questi spiriti indomabili che succede? Perché non si vedono eredi?
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Nel momento dell’ombra nessuno ha tentato di rubare la scena perché in Italia ci siamo persi una generazione e non esistevano, non ci sono neanche adesso, rivali in grado di imporsi. Abbiamo juniores da invidia, ragazzini promettenti, gente ambiziosa e non ancora ventenne, ma nessuno pronto a sostituire questa schiera di lottatori. Anche se i nostri eroi hanno nervi saldi e tempra bionica, non possono aspettare a oltranza. Infatti Flavia si è presa il trofeo e ha deciso di chiudere. Eppure ancora non si vede chi possa sostituirli, spodestarli o rendere omaggio con trionfi «ispirati da».
IL BACIO TRA FEDERICA PELLEGRINI E MAGNINI PENNETTA ROSSI MAGNINI CAGNOTTO TANIA CAGNOTTO