1 - COVID: FONTANA, LOMBARDIA VERSO ZONA ROSSA
ATTILIO FONTANA
(ANSA) La Lombardia dovrebbe entrare in zona rossa. A confermarlo è stato il presidente della Regione Attilio Fontana a margine di un evento a Concorezzo, in Brianza. "Ho appena parlato con il ministro Speranza - ha detto -, è una punizione che la Lombardia non si merita. Mi ha detto che farà fare ancora dei controlli".
Lunedì, nonostante la sentenza del Tar, quindi, "le scuole non riaprono" ha aggiunto Fontana. "Ho fatto presente a Speranza che c'è qualcosa che non funziona nei conti, come vengono fatti e nella determinazione dei parametri", ha detto ancora il governatore.
salvini fontana
"Secondo me bisogna rivederla - ha aggiunto Fontana - perché oggettivamente siamo in una fase in cui stiamo migliorando i numeri eppure c'è il rischio che si entri in zona rossa. I cittadini si sono comportati tutti molto bene e sinceramente la zona rossa è estremamente penalizzante".
"Ho chiesto a Speranza di riguardare, lui mi ha detto che farà fare ancora dei controlli e che chiamerà il Comitato tecnico per rivalutare la situazione", ha concluso Fontana
2 - COVID: BERGAMO CHIEDE DEROGA, NO ZONA ROSSA
giorgio gori
(ANSA) Con 61 positivi al Covid ogni 100 mila abitanti, ben al di sotto della media regionale, Bergamo - la più colpita dalla pandemia nella prima ondata - chiede una deroga alla zona rossa in cui dovrebbe entrare nelle prossime ore la Lombardia.
"Crediamo si possano comprendere le difficoltà e le sofferenze cui il protrarsi delle limitazioni, se non addirittura il loro inasprimento, sottopone i cittadini dei nostri territori", scrivono il sindaco e il presidente della provincia di Bergamo, Giorgio Gori e Gianfranco Gafforelli, in una lettera alla Regione Lombardia perché si faccia portatrice al Ministero della Salute.
"La situazione del nostro territorio, - scrivono Gori e Gafforelli - probabilmente proprio in ragione dell'estesa platea di cittadini entrati in contatto con la malattia nella scorsa primavera - intorno al 30% della popolazione secondo le diverse indagini sierologiche condotte nei mesi successivi -, oltre che in ragione di una diffusa consapevolezza, tra i cittadini bergamaschi, riguardo alla necessaria osservanza delle regole volte alla prevenzione dei contagi, appare in questa fase peculiare. Il dato crediamo più significativo è quello relativo all'incidenza dei nuovi contagi, indicatore che colloca la provincia di Bergamo - con 61 nuovi casi ogni 100.000 abitanti - ben al di sotto della media regionale (122) e ancor più dei territori (Mantova, Como, Sondrio, Milano, Varese) che presentano valori superiori a 200". Da qui la richiesta dei due amministratori, ovvero quella di valutare, per la provincia di Bergamo, l'applicazione di quanto previsto dal Dpcm del 3 novembre 2020, che prevede l'esenzione delle limitazioni in specifiche parti del territorio regionale "in ragione dell'andamento del rischio epidemiologico".
BERGAMO - PROTESTA SOTTO CASA DI GIORGIO GORI PER LE MISURE RESTRITTIVE DEL DPCM
Una decisione che spetta al Ministro della Salute, ma su cui Bergamo chiede il consenso della Regione. "Crediamo fermamente che si possano comprendere le difficoltà e le sofferenze cui il protrarsi delle limitazioni anti-Covid, se non addirittura il loro inasprimento, sottopone i cittadini dei nostri territori, e in particolar modo gli studenti, le loro famiglie e gli operatori dei settori economici costretti alla chiusura o ad una sostanziale limitazione delle rispettive attività. Tali limitazioni sono necessarie e doverose ovunque gli indicatori di diffusione del contagio segnalino situazioni di pericolo. Dove viceversa le condizioni epidemiologiche siano oggettivamente migliori, riteniamo si giustifichi l'esenzione".
3 - COVID: ZAIA, VENETO RESTERÀ IN ZONA ARANCIONE
LUCA ZAIA
(ANSA) "Credo proprio che resteremo in zona arancione". Lo ha detto ai giornalisti il presidente del Vento Luca Zaia. "A noi - ha aggiunto - è stata assegnata la zona arancione anche se abbiamo un Rt inferiore a 1, per il tasso di ospedalizzazione, che è comunque il sesto a livello nazionale. Mediamente, secondo il protocollo dura due-tre settimane, cercheremo capire oggi - ha concluso - dall'ordinanza del ministro cosa ne esce".