RUTELLI, CON QUESTE REGOLE MAGGIORANZA SALE NON RIAPRIRÀ
(ANSA) - Ovviamente "viviamo in un momento difficile e complicato e tutti devono esercitare il massimo senso di responsabilità, ma siamo in una situazione paradossale. Il presidente del Consiglio circa un mese fa ha annunciato la riapertura dei cinema, ma in questo periodo non si è creata una condizione che permetta ai cinema di aprire".
giuseppe conte francesco rutelli
Lo dice il presidente dell'Anica Francesco Rutelli, intervenendo a Studio 24 su RaiNews24. Per il settore "è stato drammatico l'impatto del coronavirus - sottolinea -. Solo nelle sale, gli esercenti calcolano che si siano persi 30 milioni di euro in questi mesi di chiusura. In questa situazione pesantissima ci si aspetterebbe, al di là dell'aspetto economico cruciale, un sostegno di praticità e concretezza, di regole chiare e comunicate per tempo". Invece "regole così astruse, come hanno detto gli esercenti, rendono impossibile riaprire alla grandissima maggioranza delle sale, che sono oltre 4000 in Italia".
RUTELLI, AGIRE SU ASSICURAZIONI O PRODUZIONI LASCERANNO L'ITALIA
(ANSA) - Ora "devono ripartire i set. Stiamo collaborando con grande spirito di lealtà, amicizia e disponibilità verso le istituzioni, comprendendo le difficoltà. Ma "se il governo non recepisce l'accordo che tutte le parti hanno fatto per la sicurezza sui set, ovvero le distanze, i controlli sanitari, tutte le cautele per garantire la salute degli attori, delle maestranze, dei tecnici, la difficoltà è grande".
quanto vale la produzione cinematografica
Lo dice il presidente dell'Anica Francesco Rutelli, intervenendo a Studio 24 su RaiNews24. Altro nodo centrale sono le assicurazioni: "Si tratta di controassicurare dai rischi che possono esserci con il Covid per le attività creative" spiega. Tanti Paesi, come hanno fatto Grecia e Francia, "si stanno muovendo, anche qui stiamo lavorando da tante settimane a trovare una soluzione. Ho fiducia che ci riusciremo, perché se non ci riuscissimo tutto questo lavoro, tutte queste produzioni e creatività italiana finirebbero o dovrebbero trasferirsi all'estero e non ci voglio nemmeno pensare".
Nella produzione, in tutta la filiera, che occupa circa 200 mila persone, "abbiamo una parte fondamentale del prestigio, del rispetto e dell'apprezzamento del nostro Paese nel mondo - ricorda il presidente dell'Anica -. La gente, pur chiusa in casa, ha visto su computer, televisioni, piattaforme e telefonini tanti prodotti italiani".
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