Marco Bresolin per “la Stampa”
GIUSEPPE CONTE MARK RUTTE
Lo Ying e lo Yang della politica europea si ritrovano seduti allo stesso tavolo in un ristorante nel centro de L' Aja. Ma nonostante i sorrisi e le battute non riescono a mettersi d' accordo su nulla. Nemmeno sul menu: Giuseppe Conte chiede un tris di pesce, Mark Rutte preferisce invece la carne. C' è la volontà reciproca di fare uno sforzo per cercare un compromesso, eppure la distanza resta enorme. Non solo sul volume totale del Recovery Fund, ma soprattutto sulle condizioni da rispettare: fin troppo dure quelle che già sono sul tavolo per Conte, ancora estremamente blande a sentire il suo collega, diventato ormai il frontman dei «Frugal Four».
MARK RUTTE GIUSEPPE CONTE
Rutte spiega con chiarezza quali sono i suoi paletti. Vuole avere il diritto di veto sull' approvazione dei piani nazionali di riforme. E punta il dito su due temi: pensioni e mercato del lavoro. «Fin qui abbiamo sentito solo promesse, ora però vogliamo delle garanzie concrete che l' Italia faccia le riforme». Il premier italiano respinge le accuse seccato: «Le garanzie le chiede la Trojka».
E avverte il collega: «Questo non è il Recovery Fund dell' Italia o della Spagna, ma della Commissione europea. Se ci mettiamo a fare il tiro alla fune, finisce che cadiamo tutti».
MARK RUTTE ANGELA MERKEL
Al tempo stesso, però, assicura che l' Italia non si limiterà agli annunci. Gli parla del piano inviato all' Ue la scorsa settimana e promette che dopo l' estate arriverà quello vero, con tempistiche e priorità ben definite. Poi elenca tutte le misure del decreto-semplificazioni: «Il mio governo vuole fare sul serio».
URSULA VON DER LEYEN E MARK RUTTE
L' olandese, da bravo negoziatore, fa il possibile per mettere a suo agio l' ospite. Prenota un' intera sala in un ristorante italiano dal nome lusinghiero: «Impero Romano». I due mangiano e discutono in una stanza affrescata con le immagini del Senato romano, «protetti» da una statua raffigurante un centurione.
È il ristorante preferito di Rutte: ogni sabato ci viene con i suoi collaboratori, la domenica invece ci porta la sorella. Il suo piatto preferito? Minestrone. Nonostante la fama da frugale, che poi è un eufemismo per dire taccagno, il capo del governo olandese lascia sempre la mancia ai camerieri. Ma con il governo italiano si mostra molto meno generoso.
HOEKSTRA E RUTTE
O meglio, lui si dice anche disponibile a fare «un sacrificio» per aiutare Roma. Però alle sue condizioni. Perché Rutte deve fare i conti con la situazione politica interna, che lo vede sorretto da una maggioranza fragilissima e spintonato quotidianamente dai populisti. Anche ieri Geert Wilders è andato all' attacco. Ha aspettato Conte davanti alla sede del governo dell' Aja con un cartello: «Non un centesimo all' Italia».
GEERT WILDERS CON IL CARTELLO NON UN CENTESIMO ALL'ITALIA
Poi il leader del Pvv, alleato della Lega, ha continuato l' affondo su Twitter: «Rutte sostiene questo piano perverso da 750 miliardi di euro per dare soldi ai Paesi come l' Italia, dove le persone sono due volte più ricche di noi perché non pagano le tasse».
È questo il clima politico nel quale deve muoversi Rutte, ripreso poco più di due mesi fa dalle telecamere mentre rassicurava un netturbino che gli chiedeva di «non dare i nostri soldi agli italiani e agli spagnoli». Sin dall' inizio della crisi il premier ha scelto la linea dell' intransigenza e questo atteggiamento sta dando i suoi frutti.
Marine Le Pen Matteo Salvini Geert Wilders Harald Vilimsky foto Lapresse
Da marzo a oggi il suo partito (Vvd) ha registrato un' impennata di consensi, arrivando a sfiorare quota 30% nei sondaggi. Il prossimo anno ci sono le elezioni politiche: al momento è lui il leader che gode di maggiore fiducia in patria, con il 74% di consensi personali. Ieri ha promesso ai suoi concittadini che al vertice Ue di venerdì non ammorbidirà né addolcirà la sua posizione: «Non sono di marzapane».
GEERT WILDERS CON IL CARTELLO NON UN CENTESIMO ALL'ITALIA RUTTE E WILDERS HOEKSTRA E RUTTE wilders