1 – BRUXELLES A RYANAIR, APPLICHI NORME LOCALI AL PERSONALE
MICHAEL O LEARY RYANAIR OLEARY
(ANSA) - Ryanair ha inviato una lettera alle commissarie Ue al lavoro Thyssen e ai trasporti Bulc "assicurando che nel tempo passeranno a contratti locali per il personale locale.
E' una notizia positiva, ma sulla legge applicabile non si può negoziare": lo hanno detto le due commissarie in un'intervista congiunta con un gruppo di giornalisti.
"Le regole Ue sono chiare: dove il lavoratore esce la mattina e torna la sera, quello determina la legge applicabile, non la bandiera della compagnia", hanno aggiunto.
2 – PERCHÉ LA LOW COST RISCHIA DI COLARE A PICCO SUI CONTRATTI EUROPEI
Estratto dell’articolo di Alb.Ma. per www.ilsole24ore.it (10 agosto 2018)
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MARIANNE THYSSEN
A preoccupare la compagnia sembra essere la richiesta dei sindacati di adattare i contratti dei piloti alla legislazione dei singoli paesi e non solo a quella irlandese, giudicata fin troppo business friendly quando si tratta di soppesare i rapporti di forza fra datori di lavoro e dipendenti. I membri delle sigle sindacali, come l’olandese Dutch Airline Pilots Association (Dutch Alpha), includono l’applicazione delle leggi locali tra le «modeste richieste» avanzate alle vettore. L’azienda non è dello stesso parere. Quanto e più di un aumento salariale, l’imposizione di contratti diversi da quello irlandese farebbe aumentare i costi, mettendo a rischio la profittabilità - tra l’altro in calo - di Ryanair e del suo modello low cost.
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VIOLETA BULC
I sindacati chiedono che Ryanair stipuli contratti ai sensi della legislazione dei singoli paesi, senza uniformare tutti i rapporti di lavoro al diritto irlandese. Sepla, il sindacato spagnolo degli aerei di linea, fa notare che la compagnia irlandese è un unicum anche nel suo stesso orizzonte delle linee low cost. «Abbiamo esempi come Norwegian Airway o Easyjet - scrive la Sepla - aziende che assumono i loro piloti con base in Spagna in base alla legislazione del paese».
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L’impresa ha tutto l’interesse a mantenere la legislazione domestica perché un “puzzle” contrattuale fra le varie giurisdizioni farebbe crescere i costi (basti pensare al pagamento di contributi in paesi diversi dal proprio) e obbligherebbe il gruppo a regolarsi secondo quanto stabiliscono leggi straniere.
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L’Irlanda è nota per un impianto favorevole al business, con una tassa sul reddito di imprese minima (aliquota al 12,5%, un record Ocse) e una serie di misure sbilanciate a favore degli imprenditori. Un documento pubblicato da Politico sulle differenze tra legislazione irlandese e spagnola fa notare che Dublino non contempla tetti sul monte orario di lavoro o congedi retribuiti in caso di matrimonio.
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Il modello - in bilico - delle aziende low cost
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Il ragionamento di O’Leary è lineare, di per sé. L’azienda ha bisogno di schiacciare il più possibile i costi per non intaccare la convenienza dei biglietti, la principale ragione di successo del marchio che forse ha sdoganato di più in Europa la filosofia del low cost.
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Già il primo trimestre fiscale 2018 dell’azienda si è chiuso con un calo del 20% dei profitti su scala annua, in discesa da 397 milioni a 319 milioni di euro anche «a causa dei costi dei piloti», nonostante l’aumento dei passeggeri (da 35 a 37,6 milioni,+7%) e del fatturato (da 1,910 a 2,079 miliardi, +9%). Ulteriori rialzi potrebbero erodere la redditività dell’azienda, almeno secondo la tesi che scatena le ostilità fra il gruppo e i sindacati. I titolo ne ha risentito sui listini, viaggiando in negativo a Dublino per tutta la seduta. Le uniche turbolenze che spaventano, davvero, l’impero a basso prezzo di O’Leary.
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