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    “ANTONIO DECARO E MICHELE EMILIANO SONO COME FRATELLI. SI’, COME ROMOLO E REMO…” – L’INCHIESTA SUL “SISTEMA BARI”, TRA VOTI COMPRATI E RAPPORTI CON LA MALAVITA, INCRINA L’AMICIZIA VENTENNALE TRA IL SINDACO E IL GOVERNATORE – PERCHE’ EMILIANO IL 23 MARZO, DAVANTI A DIECIMILA SOSTENITORI STRETTI ATTORNO A DECARO PER PROTESTARE CONTRO LA DECISIONE DI PIANTEDOSI DI MANDARGLI I COMMISSARI A TRE MESI DALLE ELEZIONI, HA RACCONTATO DI AVER PORTATO IL SINDACO DALLA SORELLA (INCENSURATA) DEL BOSS CAPRIATI PER DIRLE CHE ERA UN UOMO MIO E NON DOVEVANO DARGLI NOIA? – LO SUSSURRA UN DIRIGENTE DEL PD: “LA PIAZZA ERA TUTTA DI ANTONIO, E MICHELE HA VOLUTO RIPRENDERSELA DICENDO: ‘QUESTO L’HO INVENTATO IO E DEVE TUTTO A ME’…”


     
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    Estratto dell’articolo di Goffredo Buccini per il “Corriere della Sera”

     

    DECARO EMILIANO DECARO EMILIANO

    […] Le manovre di Anita Maurodinoia e di suo marito Sandro Cataldo (da cui il Sistema «Sandrino» con 10 arresti e 70 indagati) e i pacchetti di voti comprati a 50 euro sono stati, almeno come configurati dalla Procura, casus belli sufficiente perché Conte mandasse all’aria il tavolo delle primarie […] Anita non era del resto una qualsiasi, […] era l’assessora ai Trasporti del Pd nella giunta di Michele Emiliano, che qui a Bari è stato pm e sceriffo, sindaco e governatore, padrone della scena dal 2004.

     

    […] I protagonisti delle ultime inchieste che hanno stravolto Bari, Anita e «Sandrino» e, prima di loro, Giacomo Olivieri e la moglie Carmen Lorusso (con la loro «vita smeralda» finita in un’indagine antimafia da 130 arrestati e motivo dell’accesso agli atti comunali deciso dal ministro Piantedosi) transumavano tutti dalla destra tramite liste civiche, portando in dono pacchetti di voti. Anita, per dire, ha contribuito all’elezione di Antonio Decaro a sindaco nel 2019 con oltre seimila voti e con quasi ventimila a quella di Emiliano alla Regione nel 2020.

    michele emiliano antonio decaro michele emiliano antonio decaro

     

    «La filosofia di Emiliano è: ti hanno eletto? Vieni con noi», mormora un imprenditore deluso. Secondo le malelingue Anita «non sapeva neanche parlare». […] Come non potevano non volersi bene primo cittadino e governatore: assieme da quando vent’anni fa il sindaco era Michele e Antonio era il suo timido assessore ai Trasporti. E questa è la seconda chiave dei tormenti baresi. «Sono come fratelli», ti dicono. «Sì, Romolo e Remo», ghignano poi.

     

    […] Un dirigente del Pd che conosce i nostri eroi da sempre ammette che «stavolta la frattura potrebbe non comporsi, forse è finito un ciclo». Il ciclo dei fratelli baresi s’è infranto plasticamente in piazza del Ferrarese il 23 marzo, davanti a diecimila sostenitori stretti attorno a Decaro per protestare contro la decisione di Piantedosi di mandargli i commissari a tre mesi dalle elezioni. Era l’apoteosi di Antonio, già in lacrime come gli accade, quando Michele ha raccontato dal palco il micidiale aneddoto: lo portai dalla sorella (incensurata) del boss Capriati per dirle che era un uomo mio e non dovevano dargli noia. Un boomerang. Follia? Malvagità?

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    «La piazza era tutta di Antonio, e Michele ha voluto riprendersela dicendo: “questo l’ho inventato io e deve tutto a me”», sussurra ancora l’anonimo dirigente dem. Già da tempo Michele rimproverava ad Antonio di «nascondersi troppo», di non avere il quid per stargli accanto in certi momenti critici come l’inchiesta della Corte dei conti sull’ospedale della Fiera o quella sul suo capo della Protezione civile arrestato all’antivigilia di Natale del 2021 per un sacchetto di carne imbottito di euro.

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    Per frenare l’ascesa di Antonio, dicono che Michele avrebbe tentato la cosiddetta «legge anti-Decaro», una proroga della legislatura di quei sei o sette mesi sufficienti a impedire all’amico di succedergli alla Regione. Chissà. L’ultimo scontro, tre giorni fa. «Smettila di dire che dalla Capriati c’ero!». «Smettila di nasconderti, c’eri». Avversari per sempre? Macché. A Bari si è sempre amici e nemici.

     

    Michele Laforgia, il candidato di Conte, è detto «il mago», perché 24 ore prima del blitz aveva proclamato «qua i voti si comprano». Forse perché un pentito di questa storiaccia si era rivolto a lui quale avvocato? «Mai mischiato politica e professione», è la replica stizzita. […] Emiliano […] quando non rodomonteggia, fa prove tecniche da tessitore. Si narra che all’ombra d’un fico nella salentina Galatone, la fatidica estate 2019, abbia preso il cellulare e chiamato Conte e Zingaretti: «Spicciatevi con ‘sto governo per fare fuori Salvini». […]

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