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Estratto dell'articolo di Stefano Iannaccone per “Domani”
Il socio di Utopia, Ernesto Di Giovanni, ne aveva fatto un vanto: «Ormai di casa», scriveva a commento di una galleria fotografica di palazzo Chigi. La confessione era apparsa sui social a marzo 2023, a firma dello stesso Di Giovanni della società di lobbying fondata da Giampiero Zurlo.
Di Giovanni ha scattato una serie di foto nella sede della presidenza del Consiglio, rendendole pubbliche sui propri profili. Impossibile, però, sapere chi siano stati gli interlocutori degli incontri del partner di Utopia, perché – purtroppo - non esiste una procedura di tracciabilità degli incontri con i rappresentanti di interessi.
ERNESTO DI GIOVANNI DI CASA A PALAZZO CHIGI
Manca una legge che imponga la pubblicità delle agende. Una lacuna normativa legata all’ostilità della destra. Nell’attesa di capire chi ha incontrato Di Giovanni a Chigi, di certo il sottosegretario, Giovanbattista Fazzolari, ha messo le mani avanti: ha minacciato esposti in procura contro questo giornale, reo di aver raccontato le entrature di Utopia con FdI.
[…] Di Giovanni, con la destra al potere, è però effettivamente a casa, perché ritrova vecchie conoscenze di una militanza passata. Non avrà mai incontrato Fazzolari, ma come raccontato da Domani, il socio di Utopia è stato dirigente di Azione universitaria, organizzazione studentesca di Alleanza nazionale prima e di Fdi oggi.
In quel ruolo ha avuto contatti con molti (futuri) big: dalla premier Giorgia Meloni al responsabile organizzazione di Fdi, Giovanni Donzelli, fino al sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro (Dagospia ha pubblicato una foto dei due insieme).
«Questo è il nono governo da quando esiste la società Utopia, ed è assolutamente naturale per noi interloquire con qualunque istituzione, in modo trasparente, professionale, lecito», spiega Zurlo, interpellato da Domani, in riferimento al post del suo socio.
Tutto legittimo, certo. Ma il post conferma che le entrature di Utopia a palazzo Chigi non mancano. E peraltro altre fonti raccontano che non ci sono molti lobbisti capaci di dirsi «a casa» alla presidenza del Consiglio con il governo Meloni.
giovanbattista fazzolari giorgia meloni al senato
[…] Manca una legge che regolamenti il rapporto tra istituzioni e lobbisti, osteggiata da sempre a destra. Negli anni sono state presentate decine e decine di proposte.
Nell’era repubblicana è stata superata “quota-100” testi di legge. Tutti sono puntualmente finite nel dimenticatoio. Nella scorsa legislatura il traguardo sembrava vicino: il testo era stato approvato in prima lettura, ma si è impantanato al Senato per la melina avviata dalla destra. Che ha favorito l’affossamento, decretato definitivamente con la caduta del governo Draghi.
ernesto di giovanni con federico palmaroli
Con l’inizio della nuova legislatura, il presidente della commissione Affari costituzionali alla Camera, Nazario Pagano (Forza Italia), ha provato a dare un nuovo impulso. Solo sulla carta. Pagano ha infatti avviato un’indagine conoscitiva, dilatando a dismisura i tempi del confronto.
L’indagine, dopo una serie di stop&go, ha prodotto un documento diffuso recentemente con un elenco di buone intenzioni. Ma nel concreto ha frenato qualsiasi iniziativa sul tema. E infatti non c’è ancora traccia di una proposta di legge, mentre le opposizioni, dal Pd (con la senatrice Valeria Valente) al Movimento 5 stelle (con la vicepresidente del Senato, Mariolina Castellone) hanno depositato vari testi per avviare la discussione. Che non è mai partita. A danno della trasparenza.
GIORGIA MELONI GIOVANBATTISTA FAZZOLARI
[…] Lo stato dell’arte è desolante. Alla Camera è stato istituito un registro, voluto fortemente dalla presidenza di Roberto Fico che aveva raccolto un lavoro avviato da Laura Boldrini. Un timido tentativo che ha prodotto poco o nulla. Il regolamento è farraginoso e poco chiaro, tanto che sono pochi gli incontri consultabili sul portale di Montecitorio. Ancora peggio va al Senato: nessuna norma nemmeno di facciata, vige il far west.
Con una destra scettica, se non ostile, al regolamento delle lobby, al governo si replica il far west di palazzo Madama. Al ministero dell’Ambiente ci aveva provato Sergio Costa, all’epoca del primo governo Conte. Poi l’aggiornamento è stato fermato, ufficialmente a causa dell’intervento del garante della privacy. Da allora si è fermato tutto.
Tra i pochi virtuosi c’è il ministero delle Imprese e del made in Italy (Mimit) di Adolfo Urso, che ha adottato la linea della trasparenza. Un decreto, approvato qualche mese fa, ha istituito una specifica piattaforma. I portatori di interessi devono obbligatoriamente registrarsi per poter richiedere incontri con il ministro, viceministro, sottosegretari o anche con i dirigenti apicali del Mimit.
ernesto di giovanni andrea delmastro delle vedoveGIOVANBATTISTA FAZZOLARI GIOVANBATTISTA FAZZOLARI
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