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    IN EXCELSIS LEO - CONTRO IL PARAGUAY, MESSI FA QUELLO CHE VUOLE: FORNISCE ASSIST, ACCELERA, DRIBBLA, UMILIA, ISPIRA, DIVORA, TRAVOLGE - SABATO PUÒ VINCERE LA COPPA AMERICA CHE ALL’ARGENTINA MANCA DA 22 ANNI


     
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    Enrico Sisti per “la Repubblica”

     

    JORGE E LEO MESSI JORGE E LEO MESSI

    La caccia alla volpe continua. Lui parte, gli altri lo inseguono, arrivano tardi, l’inseguimento di massa perde consistenza e soprattutto tempo, perché il suo gioco è “in levare”, non è la nota sulla battuta, è la nota che arriva sempre un attimo prima della battuta. Il calcio “distorto” di Lionel Messi lo vedi da certe insicurezze che mutano in ossessione («e adesso che faccio? », «toglietemelo di torno!», «ma marcalo tu!»), da tutte le tradizionali debolezze difensive che i suoi gesti trasformano in conclamata e generalizzata impotenza: «Se cerchi di anticiparlo è già dieci metri lontano, se lo aspetti è già dieci metri lontano», spiegava Godin, capitano dell’Atletico Madrid e dell’Uruguay. È come se un uomo cercasse di raggiungere un ghepardo. Probabilmente Leo non sa cosa sia la pietà.

    LEO MESSI POSA PER DOLCE E GABBANA FOTO LAPRESSE LEO MESSI POSA PER DOLCE E GABBANA FOTO LAPRESSE

     

    Il divario fra lui e gli altri pare crescere anziché diminuire. Essendo troppo, Messi schiaccia tutto il resto, azzera la speranza che da qualche altra parte, in un altro stadio, o piede, o spogliatoio, o torneo giovanile, possa annidarsi e magari spuntare lo stesso demone. Come i bambini, gioca a pallone senza avvertire il minimo senso di appagamento, come riconosceva Guardiola, una finale equivale alla partitella del doposcuola.

     

    Siamo suoi contemporanei. Quando smetterà faremo i conti col vuoto. Intanto l’Argentina, che ha un attacco stellare ma non è una squadra stellare, travolge il Paraguay 6-1. Leo non segna ma gioca a livelli disumani, attivando la funzione del movimento perpetuo. I compagni ringraziano. Non bastava il talento, adesso anche la resistenza aerobica. Fornisce assist, accelera, rallenta, dribbla, umilia, rincorre, riparte, recupera, ispira, divora, travolge. Va aggiornato il concetto di “superiorità numerica”.

     

    PAPA FRANCESCO BERGOGLIO CON LEO MESSI IN VATICANO PAPA FRANCESCO BERGOGLIO CON LEO MESSI IN VATICANO

    Chi credeva che la rete al Bilbao nella finale di Copa del Rey fosse un “unicum” dovrà ricredersi. Contro il Paraguay Messi ha replicato quel gesto (uscire dalla gabbia multipla) un imprecisato numero di volte, a inizio e fine partita. Le statistiche sul consumo di energia che dovrebbe, in teoria, far calare la concentrazione e la percentuale di ossigeno nel sangue non sono più attendibili. Saranno le tre noci della dieta.

     

    A parte qualche briciola, Messi, la magia della Masia, si esprime con una disarmante continuità, la sua stagione è infinita, pensateci, stiamo qui, in piena estate, a raccontarci di come dopo un “triplete” clamoroso e centinaia di reti questo piccolo Buddha faccia ancora sembrare il calcio ciò che forse il calcio non è, se non per lui: ritmo interiore e armonia assoluta.

    LEO MESSI CONTRO ATHLETIC BILBAO LEO MESSI CONTRO ATHLETIC BILBAO

     

    Pare tutto facile e invece è l’esatto contrario. Nel 2010, al mondiale sudafricano, Andres Iniesta ammetteva serafico: «Tecnicamente io faccio più o meno le stesse cose di Leo, solo che lui le fa al doppio della velocità». E lo diceva Iniesta, non l’ultimo dei terzinacci. Qualità massima alla massima velocità.

     

    LEO MESSI LEO MESSI

    Sabato sera (ore 22 italiane), in un match pieno di “italians”, (10 nell’Argentina e 7 nel Cile i giocatori presenti o passati dalla serie A), Messi può vincere in casa del Cile, contro il Cile e forse contro gli arbitri, quella Copa che all’albiceleste sfugge da 22 anni e che neppure Maradona seppe conquistare. Messi gioca zen, come se non ci fosse un domani. Per questo il presente degli altri è sempre a rischio. Forte rischio.

     

     

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