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    SACCODANNI NON NE FA UNA GIUSTA: “IL SUCCESSO DEGLI ANTI-EUROPA PUÒ ESSERE UNO STIMOLO” - POI CORREGGE: “ERA UNA BATTUTA” (SE NON LE SAI FARE, NON FARLE)


     
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    1. ER PAPPAGORGIA NON NE FA UNA GIUSTA
    DAGOREPORT

    SACCOMANNI E LETTASACCOMANNI E LETTA

    Fabrizione ma che dici, rischi di far scoppiare un casino. E il casino Saccodanni l'ha fatto scoppiare dopo aver detto a Milano in un paludato convegno di professoroni e parrucconi che una consistente presenza di antieuropeisti nel prossimo parlamento Ue non sarebbe un dramma ma addirittura un toccasana, Ma come proprio lui che, a leggere i giornaloni e giornaletti , mezza Europa ci invidia (l'altra mezza non sa chi sia)?

    Questa volta Gelatina l'ha fatta grossa facendo incazzare e di brutto Bella Napoli, il suo superprotettore. Oggi per Pappagorgia una giornata sicuramente più difficile delle altre. Il Colle pretende spiegazioni e vuoi vedere che re Giorgio lo convoca al Colle? Enrichetto pretende di vederlo appena arriva dalla vacanza messicana. L'inamovibile Saccodanni questa volta dovrà far le valigie? E a questo punto non è una speranza solo di Matteuccio da Firenze e Renatino Brunetta.


    2. SACCOMANNI:"GLI ANTI-UE? UN LORO SUCCESSO PUÒ SERVIRE" POI SI CORREGGE: UNA BATTUTA - IL MINISTRO DELL'ECOMOMIA: SAREBBE UNA LEZIONE AI POLITICI
    Francesco Spini per "La Stampa"

    Parla in inglese a una platea per lo più di italiani. Cerca la battuta, ne esce un mezzo pasticcio che richiede un chiarimento ufficiale del ministero. Per Fabrizio Saccomanni, titolare dell'Economia, la puntata milanese per partecipare a un convegno di RAstaNews (niente capelloni, solo un complicato acronimo inglese di un serissimo progetto europeo che vede partner l'Ispi e alcune università) non è fortunatissima.

    SACCOMANNISACCOMANNI

    Colpa della «piccola provocazione», come la definirà poi l'ufficio stampa di via XX Settembre, che il ministro lancia mentre lo intervista Tony Barber, editorialista del Financial Times. Si parla delle prossime elezioni del Parlamento Europeo, del rischio che molti voti vadano in favore degli anti-euro. «Potremmo ritrovarci nel nuovo Parlamento una quota significativa di partiti antieuropeisti», conferma il ministro.

    Ma attenzione: la cosa «potrebbe perfino essere uno choc positivo», dice Saccomanni. Proprio così. Uno «choc positivo», almeno «nei confronti dei politici anche perché facciano qualcosa per correggere la propria attitudine a prendersi i meriti di tutto ciò che va bene e accusare l'Europa per tutto ciò che va storto».

    Detto così, senza considerare il tono ironico del ministro, sembra un irrituale augurio. È qui che interviene l'ufficio stampa del ministero. È «evidente», dice, che si è trattato di «una battuta e di una piccola provocazione del ministro che si è rivolto in tono scherzoso al pubblico». Ma «non è certo una valutazione politica né tanto meno un auspicio», sottolineano dal ministero.

    LETTA E SACCOMANNI imagesLETTA E SACCOMANNI images

    Saccomanni dice di non stupirsi «che questo periodo di declino della popolarità» delle istituzioni europee «coincida con una crisi senza precedenti». Ma non crede che l'euro c'entri qualcosa. «L'euro non ha un difetto di fabbrica, non ha un difetto originario», afferma. Il problema è che il lavoro non è completato, «siamo al primo piano di un edificio molto più alto» e soprattutto servono le «riforme istituzionali» per finire la costruzione. «Senza l'Ue, la Bce e l'euro - aggiunge - la crisi sarebbe stata di gran lunga maggiore».

    Ma ora bisogna rivitalizzare l'Unione europea agli occhi dei cittadini, superare l'impopolarità dimostrando che si può fare qualcosa in particolare su due temi: «la ripresa e la lotta contro la disoccupazione». Che è così alta anche perché il sistema scolastico non è in grado di assicurare le competenze oggi richieste dall'industria.

    financial timesfinancial times

    Ripresa e occupazione sono i punti centrali «da affrontare sia a livello nazionale sia europeo», insiste. Ora «dopo un lungo periodo di consolidamento del debito, si possono vedere timidi segnali di ripresa». E questo anche grazie al presidente della Bce, Mario Draghi, «direttore d'orchestra che scandisce il ritmo per superare questo periodo difficile».

    Ma alle elezioni mancano pochi mesi, Saccomanni lo sa e lo dice. «C'è poco tempo per dare segnali importanti, ma non è una missione impossibile dopo il lavoro preparatorio fatto». Ma «c'è bisogno del sostegno dei Paesi più importanti e credo che questa spinta si verificherà».

    E poi le riforme: l'unione bancaria è tra quelle fondamentali, i passi avanti fatti sono importanti. A livello nazionale non vede necessità di cambiamenti nell'agenda di governo, perché quella che c'è, sottolinea ai cronisti che lo accompagnano all'uscita, «è bella chiara».

     

     

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