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    1. SALE LA FEBBRE DEGLI SCAZZI PER IL SUPER MARTEDÌ DELLO SCONTRO GIANNINI-FLORIS 2. L’USIGRAI SI RICORDA DELL’AMICO GIOVANNI IN TRINCEA CONTRO I TAGLI DA 150 MILIONI DI RENZI E BOMBARDA IL NEO CONDUTTORE DI ‘’BALLARÒ’’: "CARO MASSIMO GIANNINI, SMENTISCA O SI SCUSI. LE SUE PAROLE RIPORTATE IN UNA INTERVISTA DA LEI RILASCIATA AL SETTIMANALE “OGGI” SONO UN INSULTO ALLE CENTINAIA DI GIORNALISTE E GIORNALISTI RAI" 3. GIANNINI: “ARRIVA UN ESTERNO? I GIORNALISTI RAI TROPPO ARRENDEVOLI ALLA POLITICA” 4. ANCORA USIGRAI: "ED ECCO L'ENNESIMO RISULTATO DI QUESTA POLITICA: SI INGAGGIA UN ESTERNO LO SI PAGA CIRCA 1 MILIONE DI EURO IN DUE ANNI, E GLI SI CONSENTE DI VENIRCI A SPIEGARE CHE IN FONDO I DIPENDENTI RAI SONO DI SERIE B. IL DG DICA CON CHIAREZZA COSA PENSA DEI DIPENDENTI DELL'AZIENDA CHE ANCORA DIRIGE. O SI SENTE GIÀ IN USCITA?" 5. “NON FREQUENTO SALOTTI. NON VEDRETE MAI FOTO MIE NEL CAFONAL DI DAGOSPIA”


     
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    1. MASSIMO GIANNINI DEBUTTA A BALLARÒ: “FACCIO QUESTO E POI DIVENTO MEDICO”

    Marianna Aprile per “Oggi”

     

    All’inizio di luglio, partendo per tre settimane in Brasile con sua moglie Antonella, Massimo Giannini ha mandato al suo amico Giovanni Floris un sms di congratualazioni per il rinnovo del suo contratto con Ballarò. Tre giorni dopo, mentre era alle cascate di Iguazù, il direttore di Rai3 Andrea Vianello lo ha chiamato, gli ha comunicato che Floris era passato a La7 e che, se accettava, Ballarò sarebbe stato suo. «Sono stato colto alla sprovvista, ho rimandato la decisione alla fine delle vacanze e loro mi hanno aspettato», dice Giannini.

     

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    E il 16 settembre inizia. Con chi ha preso la decisione finale?

    «Col il mio direttore generale e il mio Cda, cioè mia moglie e i nostri figli Valerio e Flavia, e con la mia ristrettissima cerchia di amici, quelli con cui andavo al liceo e con cui sono cresciuto».

     

    Tra i suoi amici c’era anche Floris.

    «Ho un’idea impegnativa dell’amicizia, lontana da quella di Facebook per intenderci. Con Giovanni ci conosciamo da tempo ma è da poco più di un anno che ci frequentiamo, con le mogli. La nostra è un’amicizia recente e bene avviata».

     

    È o era?

    «L’essere avversari nel palinsesto per me non cambia nulla, spero tutto continui come è stato finora.

     

    Vi sentite?

    «Ci siamo scambiati sms. Quando ha saputo che avrei fatto Ballarò mi ha scritto “In bocca al lupo, Massimo”. Sul fair play siamo sulla stella lunghezza d’onda».

    Vittorio Di Trapani Vittorio Di Trapani

     

    Si dice siate in guerra per i big: Renzi, Berlusconi…

    «Il bacino che ci contendiamo, anche con le altre trasmissioni politiche, è ristretto. Con l’aggravante che in Italia la classe dirigente è asfittica e insoddisfacente, dal punto di vista qualitativo e quantitativo. La vera cifra dei nostri programmi sarà dettata dai contenuti non dagli ospiti».

     

    Aprirà ogni puntata con un editoriale. Come si prepara? Fa le prove a casa, allo specchio?

    «Sono un timido, soffro molto le prove perché mi dànno di recita. Confido nella diretta».

     

    Di lei non si sa nulla.

    «Spero continui così. Non frequento salotti, neanche culturali. Non vedrete mai foto mie nel Cafonal di Dagospia. Ritengo sia sano che la vita privata e quella professionale rimangano ben distinte».

    MASSIMO GIANNINI MASSIMO GIANNINI

     

    Ha sempre voluto fare il giornalista?

    «Sognavo di fare il medico, sarei stato bravo. Quando scoprii che avrei dovuto studiare 15 anni senza poter praticare decisi di fare altro, giurisprudenza. Gli amici mi chiamano ancora oggi “il dottore”, perché quando qualcuno sta male studio, cerco di capire. Mi dànno dell’ipocondriaco, ma sono solo vigile sui segnali che trasmette il corpo».

     

    Com’è finito a Repubblica?

    «Ho sempre amato scrivere e quando nacque Repubblica me ne innamorai. Appena diplomato, nel 1979, scrissi a Eugenio Scalfari, gli chiesi una chance. Lui mi fece rispondere dal segretario di redazione che in quel momento non cercavano nessuno. Quella lettera ce l’ho ancora a casa. Quando 9 anni dopo feci il colloquio con Scalfari per l’assunzione la portai con me».

     

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    Per Ballarò però si è licenziato dopo 28 anni.

    «La policy del giornale non prevede l’aspettativa per gli impegni in tv. Inoltre, per me, Ballarò era una scelta di vita irreversibile, un’evoluzione del mestiere incompatibile con la ricerca di paracaduti».

     

    È vero che con la Rai ha un contratto di due anni da 900.000 euro?

    «Ho un contratto di due anni. La cifra però può confermarla o smentirla solo la Rai. Io sono vincolato dalla riservatezza».

     

    Torniamo a casa sua. Suo figlio Valerio studia Economia, sua figlia Flavia sta finendo il liceo classico. Studieranno in Italia?

    «Cerco di non influenzarli, ma gli ho consigliato di terminare gli studi all’estero, non solo per l’autonomia che questo dà, ma anche perché, per parafrasare un celebre titolo, l’Italia non è n paese per giovani.

     

    Su Libero Filippo Facci la prende in giro perché cita libri.

    «Io su un collega non avrei mai scritto un pezzo così, ma è il segno dei tempi e ho le spalle larghe. Sono un lettore onnivoro, ma negli ultimi anni leggo soprattutto letteratura americana, da Cormack Mc Carthy, Philip Roth, Don De Lillo. Tra gli italiani, mi piace Andrea De Carlo, ma anche Gianni Celati, che è un po’ di nicchia».

    MASSIMO GIANNINI ANDREA VIANELLO BALLARO MASSIMO GIANNINI ANDREA VIANELLO BALLARO

     

    Ecco, la nicchia. Lo sa che passa per essere uno snob?

    «Credo sia perché “non frequento” e perché mi sono sempre presentato come uno serioso, algido. E invece in privato sono simpatico, me lo dicono tutti. Anche grazie alle mie imitazioni».

     

    I suoi cavalli da battaglia?

    «I colleghi, ma anche Giulio Tremonti e Matteo Renzi».

     

    Quindi prenderà lei il posto di Maurizio Crozza nella copertina di Ballarò?

    «La vera svolta sarebbe quella… Ma abbiamo trovato di meglio. Vedrete, sarà una sorpresa».

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    Dicevamo che passa per snob. Qual è la cosa più nazionalpopolare che ha fatto?

    «Sono un romanista sfegatato, uno che va allo stadio. E’ una fede che condivido con Floris, anche se io sono più romanista di lui. Sono stato un calciatore professionista, un Numero 10. A 14 anni ero nei pulcini della Roma, poi ho dovuto lasciare per via della scuola. Ma ho sempre continuato a giocare e a 17 anni ho anche detto di no al Milan. Poi a 18 anni mi sono fracassato un ginocchio e la mia carriera è finita. Ho sempre continuato a giocare e a fracassarmi le ginocchia. Ho smesso due anni fa, ma prima mi sono tolto belle soddisfazioni con la nazionale giornalisti».

     

    Qual è il suo punto debole?

    «A parte le ginocchia? La timidezza e un eccesso di fair play. Qualche volta sarebbe più utile una scazzottata (metaforica), un corpo a corpo. Ma credo nella bontà delle persone, anche se ogni volta il mio direttore generale mi richiama alla realtà e cerca di farmi vedere i secondi fini degli altri. Dovrei essere un po’ più cinico… Ma non mi cambierei con tanta gente che mi gira intorno».

    MASSIMO GIANNINI MASSIMO GIANNINI

     

    Perché lo spettatore dovrebbe scegliere Ballarò, il martedì?

    «Perché nonostante quello che si dice della Rai, è una grande azienda, è servizio pubblico, e faremo un giornalismo vero, da apoti, come diceva Prezzolini».

     

    Da che?

    «Secondo Giuseppe Prezzolini gli apoti sono quelli che non se la bevono, che cercano conferme. Noi metteremo i politici e i loro annunci alla prova dei fatti. Applicheremo al potere il dubbio cartesiano, senza fidarci per principio».

     

    Ora che non è più a Repubblica può dirlo: nell’antagonismo con Berlusconi il suo giornale ha esagerato?

    «Se l’informazione, nel suo complesso, ha delle responsabilità verso Berlusconi credo sia esattamente per il motivo opposto, per l’aver rinunciato a giocare fino in fondo il suo ruolo, ancora più rilevante in un paese, come l’Italia, in cui a un certo punto Berlusconi ha giocato tutti i ruoli in partita, premier, azionista della Rai, proprietario di un impero mediatico. Un meccanismo che non è stato indagato fino in fondo per calcolo e debolezza. Repubblica in questo panorama è stata un’eccezione e solo il pensiero debole della politica ha potuto scambiare quel giornalismo per un “partito”».

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    In Rai i sindacati hanno protestato perché per Ballarò è stato scelto lei, un esterno, ignorando le professionalità interne.

    «Bisogna chiedersi piuttosto come mai la Rai debba guardare fuori. Quello che rende complicato riconoscere le professionalità interne è una certa diffusa arrendevolezza del sistema Rai alla politica. La professionalità di un giornalista si misura sulla sua autonomia, l’impermeabilità ai condizionamenti esterni, se rinunci a quella perdi il tuo valore».

     

    E se tra due anni non farà più Ballarò?

    «Mi iscrivo all’università della terza età e divento, finalmente, un medico».

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    2. RAI: USIGRAI A GIANNINI, SUE PAROLE SONO INSULTO PER GIORNALISTI AZIENDA

    (Adnkronos) - "Caro Massimo Giannini, smentisca o si scusi. Le sue parole riportate in una intervista da lei rilasciata a un settimanale sono un insulto alle centinaia di giornaliste e giornalisti Rai". Lo scrive in una nota l'Esecutivo Usigrai a proposito di un'intervista rilasciata da Giannini al settimanale 'Oggi'.

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    Il neoconduttore di 'Ballarò', rispondendo ad una domanda sulle proteste messe in atto dai sindacati per la scelta di un esterno per il dopo Floris, ha spiegato che "bisogna chiedersi piuttosto come mai la Rai debba guardare fuori. Quello che rende complicato riconoscere le professionalità interne - ha aggiunto Giannini- è una certa diffusa arrendevolezza del sistema Rai alla politica. La professionalità di un giornalista si misura sulla sua autonomia, l'impermeabilità ai condizionamenti esterni, se rinunci a quella perdi il tuo valore".

     

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    "Sappiamo bene - replica l'Esecutivo dell'Usigrai- cosa vuol dire avere la schiena dritta. E opporsi al controllo di governi di qualunque colore, e a interessi economici di qualunque provenienza. Ma in fondo, il problema non è lei, ma il Dg che per primo esprime questa disistima nei confronti di tutte le professionalità interne della Rai, attingendo sempre dall'esterno per tutti i ruoli chiave".

     

    "Ed ecco l'ennesimo risultato di questa politica: si ingaggia un esterno - conclude l'Esecutivo dell'Usigrai - lo si paga circa 1 milione di euro in due anni, e gli si consente di venirci a spiegare che in fondo i dipendenti Rai sono di serie B. Il Dg dica con chiarezza cosa pensa dei dipendenti dell'azienda che ancora dirige. O si sente già in uscita?"

     

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