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«Ci è stato detto: “O la candidata del M5s o morte. Evidentemente non c’era la volontà di tenere assieme i riformisti». Il giorno dopo le elezioni regionali in Sardegna Carlo Calenda tiene il punto sulla strategia di Azione e del Terzo Polo nonostante i risultati non l’abbiano premiata.
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CAMILLA SORU
In più, dalle parti del Terzo Polo è necessario anche ingoiare la prima vittoria in una Regione del Campo Largo. La candidata grillina Todde è stata appoggiata da Elly Schlein, che si è spesa per la sua vittoria come Giuseppe Conte. Il Pd ora è il primo partito in Sardegna mentre l’accoppiata con +Europa ha restituito ad Azione poco più di diecimila voti e l’1,5%. Certo, più di quelli di Rifondazione Comunista che appoggiava, chissà perché, l’ex governatore.
Ma comunque un risultato risibile per le ambizioni di Calenda & Co. E a simboleggiare una sconfitta indiscutibile – peraltro ammessa dal candidato – c’è anche la sconfitta in famiglia per l’imprenditore di Tiscali: la figlia Camilla entrerà in Consiglio, lui no. Per lei è stata anche una liberazione, come spiega oggi a Repubblica: «Sono contenta che mio padre non finirà per essere ricordato come il responsabile della sconfitta del centrosinistra».
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«Spero stia bene, in campagna elettorale non ci siamo mai incontrati», aggiunge lei. Che poi rinuncia a rigirare il coltello nella piaga: «Ha perso un sindaco che è stato bocciato senza appello dai suoi cittadini, anche perché in una campagna elettorale da grande assente si è notato solo per le sue offese ignobili a Michela Murgia, mentre Todde andava casa per casa. Ha perso chi l’ha scelto e un governo che ha politicizzato la sfida locale, e inizia a deludere pure i suoi elettori».
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