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ALT! LE PERSONE CHE SOFFRONO DI DEPRESSIONE HANNO MAGGIOR RISCHIO DI CONTRARRE IL COVID NELLE FORME PIÙ GRAVI E SONO PIU' ESPOSTI A PIÙ ELEVATA MORTALITÀ. LO ATTESTANO DUE IMPORTANTI STUDI PUBBLICATI SU "JAMA PSYCHIATRY" E SU "LANCET PSYCHIATRY": "LA RIDUZIONE DELL’ACCESSO ALLE CURE, IN CONTEMPORANEA CON IL PEGGIORAMENTO DEL 40% DEI CASI DI SINTOMATOLOGIA DEPRESSIVA DI QUESTI MESI, HA CREATO UN CORTO CIRCUITO…”

Da “Adnkronos”

 

COVID DEPRESSIONE

Le persone che soffrono di depressione e disturbi mentali hanno maggior rischio di contrarre Covid-19 nelle forse più gravi tali da richiedere ospedalizzazione, ricovero in terapia intensiva, esponendo a più elevata mortalità o esiti neurologici pesanti a lungo termine. Lo attestano due importanti metanalisi, pubblicate su Jama Psychiatry e su Lancet Psychiatry.

 

Anche alla luce di queste evidenze, la Società italiana di Neuropsicofarmacologia (Sinpf) lancia un appello agli esperti che si riuniranno, il 5 e 6 settembre a Roma, al G20 Salute, in occasione della sessione dedicata alla salute mentale, per chiedere un "percorso dedicato e prioritario alla somministrazione della terza dose di vaccino" anti-Covid ai pazienti con depressione.

CORONAVIRUS - TERAPIA INTENSIVA

 

“Nonostante gli sforzi di medici e sanitari, i pazienti che soffrono di depressione sono stati dimenticati in questi 20 mesi di emergenza Covid-19, pur essendo i più fragili", denuncia Claudio Mencacci, Direttore emerito Neuroscienze salute mentale Asst Fbf Sacco di Milano e co-presidente Sinpf. "La riduzione dell’accesso alle cure, in contemporanea con il peggioramento del 40% dei casi di sintomatologia depressiva e ansiosa di questi mesi, ha creato un corto circuito ancora in corso - sottolinea - dimostrando l’enorme fragilità di questi pazienti a contrarre il Covid a causa di uno stile di vita sregolato, l’uso/abuso di sostanze e la presenza di altre malattie esistenti".

 

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"La ragione, secondo recenti studi - aggiunge Mencacci - potrebbe dipendere da alterazioni immuno-infiammatorie, alla base di alcuni problemi psichiatrici, che accomunano dunque i disagi mentali al Covid, o alla maggiore frequenza di comorbilità (obesità, disturbi cardiovascolari) e stili di vita poco salutari riconosciuti a questa categoria di pazienti”. “In quest’ottica - aggiunge Matteo Balestrieri, direttore della Clinica Psichiatrica dell’Aou di Udine e co-presidente Sinpf - la possibilità di un intervento precoce, di tipo diagnostico e terapeutico, risulta fondamentale per arginare il diffondersi della patologia psichica.

 

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Occorre garantire e agevolare l’accesso ai servizi specialistici, evitando situazioni di stigma, dialogando con i medici di medicina generale e con i pediatri di libera scelta, con i servizi territoriali cosi come con i consultori". "Sono inoltre necessari - aggiunge - adeguati interventi sociali che, tenendo conto delle vulnerabilità individuali, evitino l’esposizione a quadri di stress eccessivi che diminuiscano il senso di solitudine che a volte gli individui percepiscono nell’esposizione alla crisi sociale ed economica associata alla pandemia da Covid-19.

 

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Fondamentale è la presa in carico della sofferenza psichica e l’attenzione della medicina del territorio". “La ‘tempesta perfetta’, crisi sanitaria, emotiva ed economica, associata a Covid-19 - conclude Mencacci - va contrastata anche con un potenziamento dei servizi di salute mentale, campagne di prevenzione, compresa la vaccinazione prioritaria anti-Covid in questa categoria di pazienti più fragili, e di screening nelle popolazioni più a rischio (donne, giovani, anziani) al fine di ridurre i rischi e promuovere la resilienza. Ovvero occorre prendersi cura della pandemia emozionale e curare la paura della paura".

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