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Maria Elena Perrero per "www.gazzetta.it"
L’epidemia di coronavirus coincide ormai con il periodo delle allergie respiratorie stagionali. C’è un modo per distinguere le due sintomatologie? “I sintomi comuni sono diversi – spiega a Gazzetta Active il dottor Pasqualino Berardinelli, pneumologo Punti Raf First Clinic – “Prurito al naso, starnutazione, abbassamento della voce, tosse, asma o comunque difficoltà respiratoria, congiuntivite, prurito agli occhi. Tutti questi sintomi si possono avere anche da un processo infiammatorio collaterale come il coronavirus“.
Ci sono però alcune differenze.
“Solitamente l’allergia non è accompagnata da febbre, anche se in rari casi si può presentare una febbricola. Ma la febbre da infezione virale è in genere diversa: più alta e soprattutto è accompagnata dai brividi. E mai in un’allergia si ha il brivido, che è il risultato della moltiplicazione cellulare dei virus nel nostro sangue.
Se abbiamo i brividi è perché i microbi o i virus sono passati nel sangue e il nostro organismo si sta difendendo producendo sostanze che cercano di eliminare il nemico entrato nel sangue”.
Ci sono altre differenze da considerare?
“L’infezione da coronavirus richiede alcuni giorni per stabilizzarsi e creare malattia. In quei giorni se uno è abbastanza sano reagisce come di fronte ad altri virus. L’allergia respiratoria stagionale si manifesta invece in modo immediato, legato all’esposizione alla sostanza allergizzante”.
C’è poi la prova definitiva.
“Se, assumendo un antistaminico, passa tutto, allora si tratta inequivocabilmente di allergia”, prosegue lo pneumologo, che ricorda anche un aspetto importante per tutti soprattutto in questo periodo.
“Ad influire sulla capacità dell’organismo di reagire alla malattia respiratoria è anche il patrimonio genetico, di capacità difensive. Influiscono non solo le patologie pregresse, ma anche lo stato di salute più generale. Se una persona è particolarmente allenata anche a livello cardiovascolare risponde meglio ad un’infezione respiratoria acuta. Gli obesi, per esempio, rispondono meno bene.
Anche il fumo abbassa le difese, così come l’alcol. Da questa esperienza di malattia collettiva dovremmo tutti trarre l’indicazione che una migliore gestione del proprio patrimonio di salute aiuterebbe molto a superare certi passaggi drammatici”, sottolinea Berardinelli.
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