DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI…
Massimo Finzi per Dagospia
Basta sfogliare un qualsiasi album fotografico famigliare per cogliere la progressiva differenza tra l’età anagrafica e quella biologica tra le generazioni che ci hanno preceduto e la nostra.
Ad età anagrafiche corrispondenti gli attuali adulti non solo appaiono ma sono davvero più “giovani”: quindi non solo è aumentata l’aspettativa di vita ma è migliorata la qualità degli anni da vivere.
Un recente studio condotto dall’Università di Washington e pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Lancet proietta al 2040 l’aspettativa di vita di varie nazioni.
L’Italia dovrebbe salire al sesto posto di questa graduatoria passando dall’attuale aspettativa media di vita di 82,3 anni a 84,5.
Le insidie maggiori verranno dal diabete, dall’ipertensione, dalle broncopatie croniche, dalle demenze, dal sovrappeso, dalla sedentarietà, dal fumo, dall’alcool e dall’inquinamento.
Vivere più a lungo ma da malati non è soltanto un problema personale ma anche sociale perché potrebbe mettere a dura prova il nostro welfare: il Servizio Sanitario Nazionale si troverebbe nella condizione di dover offrire maggiori e più prolungati servizi sanitari rivolti a pazienti affetti da pluripatologie.
Un motivo in più per correre ai ripari in tempo investendo maggiori risorse sulla prevenzione: promuovere stili di vita corretti significa assicurare più anni di vita in salute così da migliorare la condizione dell’età biologica a dispetto di quella anagrafica.
Alimentarsi correttamente, praticare attività fisica, coltivare interessi, fare vita sociale, frequentare spazi dove poter godere di luce naturale, di aria pulita, di sole sono i principali fattori da mettere in campo per trascorrere gli anni anagrafici in perfetta salute: gli stessi 70 anni possono essere portati con il vigore di un soggetto di 50 o con il peso di uno di 90.
Un interessante e recente studio del Center for Health Trends della Washington University ha messo per la prima volta a confronto l’età anagrafica e l’età biologica prendendo in considerazione l’effetto di 92 patologie in grado di determinare la perdita di anni di vita trascorsi in salute (DALY: Disability Adjusted Life Year).
Al primo posto assoluto svetta la Svizzera con 100 DALY/1000 adulti mentre la Papua New Guinea segna l’ultimo posto con 500 DALY/1000 adulti.
L’Italia è all’ottavo posto: questo, in termini pratici, significa che un nostro connazionale anagraficamente di 75 anni ne dimostra in media circa 65 ed anche meno.
Molti altri fattori contribuiscono a distanziare o a ravvicinare l’età anagrafica e l’età biologica: oltre alle malattie influisce il livello culturale, quello economico e il territorio.
In Italia la situazione è migliore per gli abitanti del centro e del nord-est mentre peggiora per quelli del sud e delle isole.
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