DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
Francesco Rigatelli per "la Stampa"
L'immunologo Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas, non si scompone davanti a Omicron e suggerisce di partire «sempre dai dati».
La terza dose sarà sufficiente a proteggerci?
«Davanti ad altre varianti preoccupanti, come la sudafricana Beta e l'indiana Delta, i vaccini hanno offerto una protezione ridotta, ma significativa. Più aumenta l'allenamento del sistema immunitario, terza dose e antinfluenzale compresi, più cresce il repertorio di quell'orchestra segreta che è il sistema immunitario. Guariti con due dosi e altre persone con tre dosi probabilmente ampliano la risposta immunitaria contro tutte le varianti».
"L'orchestra segreta" è il titolo del suo libro con Monica Florianello edito da La nave di Teseo. Come lavorano gli scienziati per capire se Omicron comprometta la vaccinazione?
«Per farcela dovrebbe avere mutazioni straordinarie, dunque è improbabile che sfugga del tutto. Il Sudafrica ha condiviso dei dati con cui riprodurre la proteina Spike al computer e in vitro per confrontarla con gli anticorpi delle corti di pazienti guariti e vaccinati che seguiamo. Si fa lo stesso anche con le cellule della memoria.
Alberto Mantovani - L'orchestra segreta
E Sarah Mapelli, bioinformatica del mio gruppo di ricerca, cerca di capire con dei modelli se l'immunità innata, prima linea di difesa protettiva nella maggioranza dei casi, continui a funzionare».
Se la Omicron superasse il vaccino bisognerebbe fare tre nuove dosi o ne basterebbe una aggiornata?
«Non si sa, ma penso non si ripartirebbe da zero».
Omicron per impensierire deve risultare più diffusiva della Delta. I dati sudafricani sulla sua velocità sono preoccupanti?
«Sì, ma occorre documentare bene la velocità di replicazione in Europa; quanto la nuova variante sia afferrabile da immunità innata, vaccini e cellule T; e quanto sia patogenica, perché potrebbe dare meno malattia».
Se Omicron fosse più diffusiva alzerebbe l'asticella dell'immunità di gregge?
«Con un virus cangiante e vaccini efficaci, ma da aggiornare e forse adattare, difficile parlare di immunità di gregge. Non cambia però l'obiettivo di vaccinare il 90 per cento degli italiani».
Potrebbe diventare necessario l'obbligo?
«È una scelta politica, che nel caso andrebbe applicata seriamente perché non c'è nulla di peggio delle grida manzoniane. Le altre vaccinazioni infantili sono state facili da implementare grazie al controllo scolastico. In questo caso le crescenti limitazioni del Green Pass mi sembrano più sagge».
La possibilità di un aggiornamento del vaccino potrebbe far rimandare la terza dose?
«Per quanto la tecnologia a mRna sia flessibile servirebbero mesi, mentre è bene proteggersi subito. La terza dose potrebbe dare una buona protezione per Omicron e predisporre meglio a un'eventuale quarta dose aggiornata».
Anche le terapie potrebbero essere aggiornate?
«Gli anticorpi monoclonali sono legati al virus e dunque si sta verificando. Per gli antivirali Remdesivir e Molnupiravir non servono modifiche. Come per altri farmaci utili nella fase avanzata della malattia, quali cortisone e Anakinra. Non hanno mai funzionato invece gli antinfiammatori, se non per alleviare sintomi iniziali della forma leggera per cui bastano paracetamolo o ibuprofene».
Il Regno Unito ha reintrodotto mascherine, quarantene e molecolare all'arrivo. Meglio il Green Pass?
«Ho molto rispetto della ricerca inglese, ma per la politica sanitaria preferisco quella italiana».
La Omicron sottolinea l'urgenza di occuparsi del terzo mondo?
«Bisogna donare più dosi, aiutare la vaccinazione come fa "Medici con l'Africa Cuamm" in Sud Sudan e pensare a produzioni locali come l'Ue con Biontech. Moderna ha liberalizzato il brevetto per l'Africa, ma dubito che possa essere la strada».
Tornando in Italia, l'aumento attuale dei contagi è più dovuto ai non vaccinati o al calo dell'immunità dei vaccinati?
«Difficile dirlo, ma il rischio di ammalarsi riguarda molto di più i non vaccinati».
Quanto è concreto il calo dell'immunità?
«A sei mesi dalle due dosi la protezione verso l'ospedalizzazione rimane sopra l'80 per cento e con la terza dose migliorerà».
Chi ha fatto due dosi di AstraZeneca è meno protetto?
«La situazione è simile. Dopo sei mesi, secondo i dati di Neil Ferguson dell'Imperial college, la protezione è del 90 per cento contro la morte, 77 verso la malattia grave e 30 per la forma leggera. I vaccinati con AstraZeneca dopo una terza dose a mRna potrebbero diventare i più protetti».
I 3mila test della sperimentazione sui bambini sono sufficienti per la loro sicurezza?
«Sì, perché negli Usa stanno vaccinando milioni di bambini senza problemi, oltre ai milioni di over 12 che non sono tanto diversi. Il rischio miocardite, lo dico da nonno di otto nipoti, è raro e benigno, a differenza di quello maligno dato dal Covid, inoltre colpisce in maggioranza maschi over 14.
I bambini vanno vaccinati non solo per l'immunità di gregge, ma per proteggerli dal contagio crescente che li riguarda. Un quarto delle nuove infezioni li colpisce con finora 8 mila ospedalizzazioni pediatriche, 249 ricoveri in terapia intensiva, 36 morti, 239 sindromi infiammatorie multisistemiche (Mis-C) e preoccupazioni di long Covid».
LA PROTEINA SPIKE DELLA VARIANTE DELTA E QUELLA DELLA OMICRON
Cosa pensa di chi non vuole vaccinarsi?
«Che non si è confrontato con un medico preparato. Faccio l'esempio di tre paure superabili. La sterilità: nessun vaccino la provoca. Gli effetti a lungo termine: mai visti nella storia della medicina. Le mutazioni genetiche: il virus del raffreddore ci riempie di mRna e non succede niente».
Secondo alcuni viviamo anche un'infodemia e per Mario Monti bisognerebbe regolare la comunicazione. Cosa ne pensa?
«Non giudico gli altri, ma i miei criteri sono: rispetto dei dati nel loro contesto, delle competenze professionali e responsabilità sociale».
L'aumento del contagio o la variante Omicron giustificano lo stato di emergenza?
«È una scelta politica, ma mi pare che l'Italia sia tra i Paesi più apprezzati. Scienziati come Christoph Huber, cofondatore di Biontech, ne parlano ammirati e proprio oggi viene in Humanitas University per l'inaugurazione dell'accademico Katalin Karikò, la biochimica che ha inventato con Drew Weissman il vaccino a mRna».
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