festa inter scudetto

"LA FESTA IN PIAZZA PER LO SCUDETTO DELL'INTER? C'È UNA CONDIZIONE DI SOFFERENZA PROLUNGATA E PURTROPPO ALLA FINE CI SI ABITUA AL RISCHIO" - IL VIROLOGO PREGLIASCO: "TUTTE QUELLE PERSONE SONO COME MOLLE COMPRESSE CHE IN QUESTA FASE DI APERTURA HANNO LASCIATO ANDARE LA COMPRESSIONE ALL'IMPROVVISO. PERSINO SENTIRE CHE OGNI GIORNO CI SONO CENTINAIA DI MORTI DIVENTA NORMALE - SONO COMPORTAMENTI IRRESPONSABILI CHE RISCHIANO DI CAUSARE UN PERICOLOSO RITORNO D'ONDA DELL'EPIDEMIA E NUOVE CHIUSURE"

Graziella Melina per "il Messaggero"

 

FABRIZIO PREGLIASCO

Il comportamento dei circa 30mila tifosi che domenica si sono riversati in piazza Duomo a Milano per festeggiare la vittoria dello scudetto dell'Inter è da «irresponsabili». Secondo Fabrizio Pregliasco, ricercatore di Igiene generale e applicata dell' Università degli Studi di Milano, sarà «difficile quantificare l'incidenza di questi assembramenti sull' aumento dei prossimi contagi». Di sicuro, l'esultanza di massa e incontrollata, in barba a tutte le precauzioni anti Covid, dà l' idea della sottovalutazione dei rischi legati alla trasmissione del virus. Dopo mesi di sacrifici, di chiusure e un numero di morti destinato ancora a crescere, l'immagine festosa di domenica è come un pugno nello stomaco.

OGGI CAMPIONI DOMANI TAMPONI - MEME SULLA FESTA SCUDETTO DEI TIFOSI DELL'INTER

 

Come è possibile che sia accaduto?

«Tutte quelle persone sono come molle compresse che in questa fase di apertura hanno lasciato andare la compressione all'improvviso. C'è una condizione di sofferenza prolungata e purtroppo alla fine ci si abitua al rischio. Persino sentire che ogni giorno ci sono centinaia di morti diventa normale».

 

Non era possibile evitare che la piazza si riempisse?

«Sicuramente non è facile da parte delle istituzioni e delle forze della polizia riuscire ad arginare una situazione così caotica. Credo che abbiano comunque fatto il possibile. È ovvio che se non c'è un sistema che possa distribuire le persone, ognuno ritiene di andare ovunque sia autorizzato a farlo. Certo, in determinati contesti bisognerebbe mettere in atto strategie per impedire che alcune situazioni possano portare ad assembramenti».

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E non è nemmeno la prima volta che per una vittoria calcistica ci si dimentica delle norme anti Covid.

«È vero. A giugno dello scorso anno per la vittoria della coppa Italia vinta contro la Juventus a Napoli si crearono altri assembramenti di tifosi. Però eravamo in una zona rossa, non c'erano le varianti, che ora sappiamo colpiscono di più i giovani».

 

Quindi quali potrebbero essere gli effetti sui contagi?

«Una situazione come quella di domenica potrebbe dare un effetto indiretto sulla diffusione del virus nelle famiglie. Cantare, urlare, stare vicini, qualcuno persino senza mascherina, è senz' altro un elemento di facilitazione del virus, che si andrà a sommare a quello per le aperture che ci sono state e a un eccesso di liberi tutti. Pensiamo per esempio ai locali che vengono affittati per feste illegali. Sono comportamenti irresponsabili che rischiano di causare un pericoloso ritorno d' onda dell' epidemia».

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E quindi di richiudere di nuovo tutto?

«Certo. Non dimentichiamo che sono circa mezzo milione gli italiani positivi e probabilmente altrettanti quelli non diagnosticati che ci sfuggono, o non fanno il tampone perché hanno paura di risultare positivi. Questo vuol dire che ogni contatto interumano rappresenta un rischio. Ma per evitare la prospettiva peggiore, ossia la chiusura, è fondamentale che ci sia un comportamento responsabile da parte di tutti».

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