giuseppe conte patuanelli
Francesca Basso e Lorenzo Salvia per il “Corriere della Sera”
Il governo difende la validità della norma cosiddetta «salva-Mediaset» e risponde ai rilievi della Commissione Ue, che venerdì scorso aveva inviato una lettera a Roma per ricordare l' obbligo di notifica dell' emendamento.
piersilvio berlusconi mediaset vivendi
La risposta inviata ieri dal ministero dello Sviluppo Economico a Bruxelles dice che l' Italia non era tenuta a informare la Ue del cosiddetto emendamento «salva-Mediaset». E questo perché si tratta di una norma tecnica, che quindi non rientra nel campo di applicazione della direttiva richiamata dalla commissione Ue.
vincent bollore
Per il governo la questione si chiude qui. Ma è probabile che Vivendi non la lasci cadere. Il gruppo media controllato da Vincent Bolloré, secondo azionista di Mediaset con il 29,9% dei diritti di voto, ha tentato in ogni modo di fermare il varo della norma «salva-Mediaset» e la lettera di Bruxelles le ha dato un' arma in più per tutelare i propri interessi, dopo che il governo ha deciso di rimettere in discussione gli effetti della sentenza della Corte di Giustizia Ue che aveva liberato i francesi dai vincoli imposti dall' AgCom sulla partecipazione detenuta nel Biscione.
bollore de puyfontaine assemblea vivendi
Con la lettera inviata venerdì scorso all' Italia - la seconda nell' arco di poche settimane -la Commissione Ue ha ricordato che il governo avrebbe dovuto notificare a Bruxelles l' emendamento cosiddetto «salva-Mediaset», in base alla direttiva sulla Trasparenza nel mercato unico, e che l' inadempienza produce come effetto l' inapplicabilità della norma che congela per sei mesi gli effetti della sentenza della Corte di giustizia Ue del 3 settembre scorso.
therry breton ursula von der leyen 1
Dunque lo «scudo» sarebbe inefficace. E Vivendi potrebbe farlo valere nel procedimento contro l' Agcom ancora aperto davanti al Tar del Lazio, in seguito all' ordinanza che ha imposto al gruppo francese il congelamento del 19,9% dei diritti di voto in Mediaset, sul 29,9% totale. Il Tar aveva rimandato alla Corte di Giustizia Ue sulla conformità della disposizione al diritto europeo e a inizio settembre i giudici del Lussemburgo avevano dichiarato che la disposizione è contraria al diritto Ue. Proprio domani è prevista l' udienza di merito al Tar del Lazio sul ricorso di Vivendi.
piersilvio e silvio berlusconi
Oggi invece dovrebbe arrivare l' applicazione concreta della norma contestata dalla commissione Ue, con l' AgCom che dovrebbe avviare il procedimento d' istruttoria sugli interessi di Vivendi in Italia. Un passo che doveva arrivare ieri ma che è slittato di un giorno per il prolungarsi di una serie di audizioni su altri temi.
La Dg Connect, che fa parte del portafoglio del commissario al Mercato interno, il francese Thierry Breton, aveva già scritto all' Italia per avere chiarimenti, ma senza ottenere risposta. La notifica a Bruxelles comporta il mantenimento dello status quo per tre mesi per consentire alla Commissione di verificare la compatibilità con le regole Ue.
stefano patuanelli matteo salvini giuseppe conte
La norma del governo di fatto ha un' incidenza sulla «libertà di stabilimento» e sul «pluralismo dell' informazione», due principi richiamati nella sentenza del settembre scorso dalla Corte di giustizia dell' Ue, che ha ribaltato uno dei capisaldi della Legge Gasparri, dando ragione a Vivendi nella causa contro AgCom e Mediaset. Il divieto imposto dall' Authority al gruppo francese di detenere contemporaneamente il 24,5% di Tim e il 28,8% di Mediaset è contrario, per i giudici europei, alla normativa Ue.
«Le autorità italiane devono garantire che le leggi nazionali volte a proteggere il pluralismo dei media rispettino le libertà economiche del Trattato - spiega un portavoce della Commissione - così come interpretate dalla Corte di giustizia, anche nella più recente sentenza Vivendi». Le misure nazionali devono essere «proporzionate» e tenere conto «della libertà d' impresa».
GIUSEPPE CONTE ARNAUD DE PUYFONTAINE
Ieri sono arrivate novità per Vivendi anche dal fonte Tim, di cui il gruppo francese è primo azionista con il 24,4%. Il Consiglio di Stato ha annullato la delibera con la quale la Consob aveva imputato ai francesi il controllo di fatto su Tim a seguito della constatazione che a settembre 2017 Vivendi era riuscita a nominare la maggioranza dei consiglieri di Tim. La sentenza non produce effetti, anche per via del fatto che oggi Vivendi è in minoranza nel consiglio del gruppo, che verrà rinnovato però la prossima primavera.