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    CHI TROVA UN AMICO, TROVA UN ROMPICOGLIONI - IL LIBRO "SALVATEMI DAGLI AMICI" DI WILKIE COLLINS, GIORNALISTA E SCRITTORE LONDINESE SCOMPARSO NEL 1889, È UNA RACCOLTA DI SCRITTI DOVE L'AUTORE CELEBRA LA MANCANZA DI AFFETTI COME CHIAVE PER IL SUCCESSO - I PEGGIORI AMICI? QUELLI CHE RIEMPIONO DI CRITICHE, QUELLI CHE SI ASPETTANO SEMPRE QUALCOSA IN CAMBIO E GLI...


     
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    Bruna Magi per “Libero quotidiano”

     

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    Consigli per il buon vivere che ci arrivano dall'Ottocento, ma sembrano freschi di giornata. Li trovate in Salvatemi dagli amici (Elliott editore, pag.64, euro 7) autore Wilkie Collins, giornalista e scrittore londinese scomparso nel 1889, considerato anche il padre del poliziesco moderno, autore di un best seller intitolato La pietra di luna, che ebbe svariate trasposizioni cinematografiche e ispirò serie televisive. Salvatemi dagli amici, un piccolo gioiello, è costituito da tre lunghi articoli che Collins scrisse per le riviste Household Words e All the Years Round dirette da Charles Dickens, suo celeberrimo grande amico.

     

    L'invocazione «salvatemi dagli amici» nasce quando incontra un mendicante che gli chiede l'elemosina, ma ha un aspetto sano, ben nutrito, nonostante affermi di non avere un penny con cui sfamare se stesso, la moglie e ben sette figli. Wilkie si chiede quali siano le ragioni per cui non manifesta sofferenza, quando viene colpito dalle esternazioni dello sconosciuto: «Signore, sapete perché io e la mia famiglia dobbiamo morire di fame nella terra dell'abbondanza? Perché non ho un lavoro e non amici».

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    Ma visto che l'uomo non sembrava per niente affamato, Collins ne dedusse che la chiave stava proprio in quella dichiarazione: «Non ho amici». E così scrive: «Nessun amico! Fortunato di un briccone. Ecco la vera ragione della sua superiorità... Io me ne vado a casa a finire un articolo, senza sapere se, per tutto il tempo che sono al lavoro, avrò mai cinque minuti per me, e dando per scontato che lungo il tragitto c'è sempre il rischio di incontrare qualcuno che, in memoria di una vecchia amicizia, chiede due spicci in prestito».

     

    LE LETTERE

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    E poi ci sono le lettere degli amici ai quali rispondere (chissà cosa direbbe oggi con le valanghe dei nostri sms), e arriva puntuale un libro che aspetta la recensione. E poi c'è l'amico "tutto casa e famiglia" che si fa vivo puntualmente nei miracolosi dieci minuti di relax a raccontargli, da anni, le eterne malattie di moglie figli.

     

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    Se cerca di virare sull'argomento tempo, quello innesca un seguito straziante sugli effetti che il meteo produce sulla poveretta, se si sposta sulla cronaca politica o letteraria, il tipo risponde di non sapere nulla di quanto fanno ministri o scrittori, perché tutto il suo interesse è assorbito dalla disgraziata malattia in famiglia. Se invita entrambi i coniugi a cena, l'amico non farà altro che chiedere alla consorte come si sente.

     

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    OSPITALITÀ

    E poi ci sono i conoscenti con deliziosa casa in campagna che la mettono a disposizione per scrivere in santa pace i suoi romanzi, ma non appena arrivato lo tormentano "perché non vorrai trascorrere tutto il tempo chiuso in camera" e la mattina se ne va veloce senza buttar giù un riga, e appena riesce a rinchiudersi in solitudine, ecco la figlia del padrone di casa che inizia a strimpellare al piano la famosa aria del Trovatore, mentre dal giardino sottostante arrivano i tipici romantici rumori bucolici, uccelli che tormentano con i cinguettii (ma come possono piacere tanto ai poeti?) e in certi casi gli amici hanno pure una stalla, avendo deciso di dedicarsi all'agricoltura, dalla quale una mucca muggisce disperata in continuazione come se avesse perso un congiunto, e inoltre il giardiniere inizia ad usare l'arrotatore della falce.

     

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    E allora all'autore non resta che implorare, disperato: «Lavorare, lavorare, bisogna darsi da fare! Ah, idee mie, i miei unici beni, abbiate pietà e tornate dame, altrimenti... ho perso la giornata». Ma c'è anche l'amico che si compiace di sé, e non sa parlare d'altro se non di se stesso e dei suoi successi.

     

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    E c'è quello sbadato che fa domande irrilevanti senza darsi neppure la briga di ascoltare le risposte, e c'è colui che afferma di volerlo invitare a cena, ma se ne guarda bene dal farlo davvero. E quello che vuole convincerti che hai una brutta cera, e arriva sempre con l'indirizzo di un nuovo medico oppure con una sua ricetta. Dulcis in fundo, dopo aver fornito anche consigli ai romanzieri, Collins racconta croci e delizie dei party.

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    Dove si lamenta degli eccessivi affollamenti, e vive le lotte per essere invitati alle feste più prestigiose, tipo il Ballo degli Scapoli, dove fanciulle e giovanotti si scatenano, e si compiace della moda di crinoline sempre più ampie, che trasformano il passo della moglie («camminava come una papera») in un sinuoso ondeggiare. È un uomo dell'Ottocento, ma tale e quale a un marito di oggi quando commenta l'abbigliamento della consorte mentre stanno uscendo di casa.

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