1 - ASSE BIPARTISAN TRA GARANTISTI E FALCHI "NON SIAMO PIÙ PASSACARTE DEI PM"
Carmelo Lopapa per “la Repubblica”
MINZOLINI FESTEGGIATO DOPO IL VOTO CHE HA EVITATO LA SUA DECADENZA
L' asse trasversale anti- toghe si salda in un abbraccio. Senatori Pd - non solo i forzisti - stringono il collega Augusto Minzolini ancora incredulo dopo il responso. Rinasce il partito del "primato della politica". È ora di pranzo e tutto profuma di "Nazareno" (in salsa giudiziaria) a Palazzo Madama.
Patto tacito, semmai. Stavolta non concordato, giurano dem di tutte le correnti, renziani in testa. «Nulla di preparato, era un voto delicato, abbiamo solo studiato le carte, il gruppo del resto aveva riconosciuto libertà di coscienza », si schermisce Maria Rosaria De Giorgi, nuova vice presidente del Senato, assai vicina all' ex premier. «Il caso aveva elementi di assurdità e non potevamo fare da passacarte, il nostro compito era esaminare il caso e abbiamo riscontrato che il fumus persecutionis c'era stato eccome».
MINZOLINI FESTEGGIATO DOPO IL VOTO CHE HA EVITATO LA SUA DECADENZA
Raccontano che lo stesso Renzi, osservando da lontano l'accaduto, non si sia certo stracciato le vesti. «No alla confusione tra giustizia e giustizialismo», tuonava domenica scorsa dal Lingotto. Ed è e vero che qui c'era un condannato in via definitiva. Ma per 57 senatori pd su 98 (i 19 che hanno votato per il salvataggio, i 24 astenuti e i 14 astenuti), quasi i due terzi, non era il caso di mandare a casa il collega. Nonostante i tre gradi di giudizio. Nonostante la legge Severino. Nonostante il pesante precedente di Silvio Berlusconi.
«Sì, certo, la Severino, ma non è previsto che il Senato si limiti a ratificare la sentenza racconta anche Giorgio Tonini, un moderato del gruppo pd, ex veltroniano - E nel caso di Minzolini è difficile escludere qualsiasi fumus ai suoi danni: era stato anche assolto in primo grado».
giorgio tonini
Ma il nocciolo della vicenda a suo dire è un altro: «Nel collegio giudicante d'appello c'era un magistrato (Giannicola Sinisi, ndr) che era stato senatore e sottosegretario con l' Ulivo. Ecco, questo è un tema sul quale dobbiamo alzare la soglia d'attenzione - incalza - questa idea dei magistrati che fanno politica e poi rientrano nei collegi giudicanti dovrà essere disciplinata al più presto». E lo sarà. Proprio ieri è stato approvato in commissione Giustizia alla Camera (e lunedì approderà in aula) il ddl che regola le cosiddette "porte girevoli".
lotti in senato per la mozione di sfiducia
Intanto "fumus persecutionis" è l'espressione che più rimbalza nei commenti tra parecchi dem. Impensabile qualche anno fa. E allora quel no alla decadenza per l'ex direttore del Tg1 - grazie comunque ai 42 - di maggioranza, ha tutto il sapore di un voto politico. E chissà se davvero manda in archivio un ventennio di conflitti sinistra-destra sulla giustizia, come sognano i berlusconiani. Neanche 24 ore prima la bocciatura della mozione di sfiducia grillina che ha blindato il ministro Luca Lotti finito nell' inchiesta Consip.
lotti in senato per la mozione di sfiducia 5
La neutralità garantista dei forzisti che hanno lasciato l'aula pur di non sfiduciare l'uomo più vicino a Matteo Renzi. E ora il voto convinto pro "Minzo" dei 19 senatori dem. «Ma quale voto di scambio», protesta contro Di Maio e Di Battista Rosaria Capacchione presa di mira proprio per il trascorso da giornalista antimafia. «Io non ho aiutato nessuno, le questioni di giustizia devono attenere solo alla coscienza e poi su Minzolini era tutto così vago, confuso... », come ha spiegato all' Huffington.
Massimo Mucchetti
Nessun Nazareno bis, allora, piuttosto una convergenza d'interessi su un caso che diventa paradigma del rapporto politica-giustizia di questi tempi. Nel gruppo dei 19 pd che votano contro la decadenza ci sono sì i renziani di stretta osservanza ma anche liberal come Pietro Ichino e Massimo Mucchetti. O di sinistra alla Luigi Manconi, senatore che lasciando Palazzo Madama racconta di aver avuto «grande stima nell'ex sottosegretario Sinisi: ma di fronte a un giudizio su un senatore di Fi avrebbe dovuto quanto meno astenersi.
È il vero punto dolente, dolentissimo, un dilemma stringente questo sui transiti dai tribunali alla politica e viceversa, del quale anche Michele Emiliano, candidato alla segreteria, dovrebbe prendere atto». Già, l'ex pm barese in corsa per succedere a Renzi alla segreteria Pd e che - loquace su tutto - dalla vicenda si è tenuto alla larga. Salvo che per spazzare via qualsiasi allusione: «Non intendo dimettermi da magistrato, la Costituzione me lo consente».
lotti in senato per la mozione di sfiducia 4
A esultare da Arcore in queste ore è invece Silvio Berlusconi. Chiama e festeggia l' amico "Augusto" mentre i suoi a Roma invocano in coro il colpo di spugna sulla Severino anche per lui. Il Cavaliere sente «più vicina» una sentenza favorevole dalla Corte europea di giustizia che gli regali la candidabilità. Adesso che la politica tenta di alzare la testa, di tornare in cattedra.
2 - MINZOLINI: "DECISIVO PER LA MIA PENA UN GIUDICE CHE ERA DEM"
Gianluca Luzi per “la Repubblica”
AUGUSTO MINZOLINI
«Se la Camera avesse approvato la legge passata al Senato due anni fa, io non sarei stato condannato in secondo grado da un magistrato che era stato in politica con il Pd». Il senatore Minzolini è stato appena "assolto" a Palazzo Madama. «Lo dico anche ai grillini: cosa direbbero se per esempio Anna Finocchiaro tornasse in magistratura e giudicasse Di Maio?».
AUGUSTO MINZOLINI CON LEONARDO METALLI
Senatore, i grillini dicono che i 19 voti Pd sono un "grazie" per il voto su Lotti.
«Mi fanno paura queste reazioni. Macché automatismo con Lotti. Io ho posto un problema reale: il magistrato candidato nel Pd che torna in ruolo e ribalta la mia assoluzione in primo grado e anzi chiede sei mesi di condanna in più per far scattare la Severino».
Il Pd come al solito si è spaccato sul voto.
«Nel Pd c' è stata libertà di coscienza e credo che questo sia un grosso passo avanti sulla strada della civiltà. Anch' io ho votato contro il mio partito sulla riforma costituzionale ».
massimo mucchetti
Chi ha votato per la sua decadenza dice che così "muore" la legge Severino.
«È chiaro che ci vuole una riflessione sulla legge Severino ».
3 - MUCCHETTI: "L' HO ABBRACCIATO E LO RIFAREI, LA SENTENZA FU SENZA SENSO"
Carmelo Lopapa per “la Repubblica”
«Non vedo cosa ci sia di strano o anomalo. Il gruppo ha dato una chiara indicazione di libertà di coscienza e ognuno si è comportato come ha ritenuto. Io ho votato contro la decadenza. E allora?». Massimo Mucchetti, ex giornalista, è uno dei 19 senatori Pd che ha "salvato" Augusto Minzolini.
Ha anche abbracciato il collega di Fi dopo l'esito del voto.
«Lo conosco da parecchi anni e comunque questo non c' entra. L'ho fatto e lo farei anche con altri».
Perché ha votato a suo favore?
MUCCHETTI
«Perché quella sentenza di condanna non sta né in cielo né in terra. A parte il fatto che le decisioni del Senato non possono seguire pedissequamente il pronunciamento dei giudici».
Ne fa una questione di garantismo?
«Qui il garantismo non c'entra. La sentenza di condanna è stata smodata. Sia per l'entità della somma che sarebbe stata sottratta alla Rai - per altro restituita - sia per le modalità con le quali l'intera vicenda è stata sovraccaricata. Problemi del genere in un paese civile si risolvono in un processo amministrativo, non penale».
Come la mette col precedente Berlusconi decaduto per la stessa Severino? Il Pd ha votato per l'espulsione in quel caso.
«Quando si parla di persone io sono molto cauto, ci si pronuncia per ciascun caso singolarmente. Non si possono sovrapporre due vicende assai diverse tra loro».
Roberto Speranza e Massimo Mucchetti
Qualche ora prima avete difeso il ministro Lotti e Fi non si è pronunciata per la sfiducia: i grillini vi accusano ora di voto di scambio.
«Sono troppo vecchio per andare appresso a queste stupidaggini. Rispondo solo di me e ho fatto quel che ho ritenuto più saggio. C'erano ragioni fondate anche in chi ha votato in maniera difforme».
Nessuna vendetta contro la magistratura insomma?
«Io ho lavorato per anni all'Espresso, ma di cosa stiamo parlando? Ripeto, ognuno risponde per sé. E di certo non avevo voglia né intenzione di vendicarmi di alcunché».