Stefano Caselli per "il Fatto Quotidiano"
Roberto FormigoniLe firme erano false e i candidati manco sapevano di essere in lista. La lista "Pensionati per Cota" di Michele Giovine, dunque, era un imbroglio e un Tribunale lo ha già confermato. Ma per sapere se le elezioni regionali del Piemonte del marzo 2010 si siano svolte regolarmente, non basta. Bisogna aspettare la fine del giudizio civile e Roberto Cota non ha più nulla da temere: finirà la legislatura, anche se i voti dei "Pensionati" del consigliere Giovine sono stati determinanti per la vittoria del centrodestra.
ROBERTO COTALo ha deciso ieri la Corte Costuzionale, dichiarando infondata l'eccezione di legittimità sollevata di fronte al Consiglio di Stato dai legali di Mercedes Bresso, prima firmataria dei ricorsi. Secondo gli avvocati dell'ex presidente della Regione, le norme che impediscono al giudice amministrativo di giudicare autonomamente sulla falsità delle firme della lista in esame (e dunque sulla regolarità delle elezioni) sarebbero in contrasto con il principio di ragionevole durata del processo, dunque incostituzionali.
Ma la Corte non ha accolto questa tesi, la legge vigente non lo consente: il Tar, se vorrà dichiarare nulla la vittoria di Cota, dovrà aspettare la sentenza del giudice civile. La querela di falso è stata presentata, il procedimento è in corso (prossima udienza il 12 ottobre) ma - visti i tempi medi del giudizio civile - ne sapremo qualcosa tra un bel po' di tempo: "Secondo i miei legali - dichiara sconsolata Mercedes Bresso - potrebbero volerci anche 10 anni. Chiederemo un procedimento accelerato, ma i tempi saranno comunque lunghi. Purtroppo un giudizio penale non basta".
MERCEDES BRESSOMichele Giovine è stato infatti condannato in primo grado a due anni e otto mesi di reclusione per falso dal Tribunale di Torino con giudizio immediato, ossia quando la prova è talmente evidente che il gip ritiene inutile l'udienza preliminare. L'inesistente lista "Pensionati per Cota", che non avrebbe dovuto esserci, ha raccolto 27 mila preferenze, il triplo dello scarto di novemila voti che ha assegnato la vittoria a Roberto Cota.
MARCO CAPPATOE dire che Giovine, uno dei tanti professionisti delle liste civetta fioriti negli ultimi lustri sotto la Mole, era già stato processato per gli stessi motivi nel 2005: allora fu salvato da una norma - poi dichiarata incostituzionale - che depenalizzava il falso in materia elettorale.
Nonostante questi precedenti Cota ha comunque scelto di rischiare, contando anche sui suoi voti. E alla fine, anche se nella Lega hanno sudato freddo, ha avuto ragione. La vittoria non gliela toglie più nessuno: "Ci avevamo sempre creduto - commenta uno dei legali del presidente - era una decisione scontata. Sul piano ordinamentale sarebbe stato un rivolgimento molto significativo".
"In molti altri casi - ribatte Bresso - la Corte Costituzionale aveva messo ordine in grovigli giudiziari che impedivano giustizia in tempi rapidi. Questa volta ha deciso diversamente. È un peccato, perché il solo risultato di questa vicenda è che si può imbrogliare facendola franca. Certo, ufficialmente la partita non è chiusa, ma ormai...".
corte costituzionaleFesta grande, invece, nel centrodestra. Poco dopo la notizia della decisione della Consulta, il presidente del Consiglio regionale Valerio Cattaneo è stato costretto a interrompere la seduta. I consiglieri della Lega nord hanno esibito il cartello "Ogni tanto rivincono i buoni", uno di loro (poi espulso) si è presentato con una maglietta con la scritta: "Bresso cucù i ricorsi non ci son più".
Michele GiovineI tumulti seguenti hanno impedito all'assemblea, riunita in seduta straordinaria, di discutere l'ordine del giorno sul futuro di Torino Nuova Economia, l'area dell'ex Fiat Mirafiori acquistata da Regione, Provincia e Comune di Torino all'alba dell'era Marchionne.
Stessa sorte di Cota anche per Roberto Formigoni. Il presidente della Lombardia, per gli stessi motivi del collega piemontese, non rischia più l'annullamento del voto a causa delle irregolarità del listino "Per la Lombardia" denunciate dai Radicali italiani. Anche a Milano ci vuole un giudice civile.