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    SALVINI BLINDA IL REFERENDUM SUL TAGLIO DEI PARLAMENTARI, CONVINCENDO 5 SENATORI DELLA LEGA, DA SEMPRE CONTRARI, A FIRMARE - L’OBIETTIVO E’ FAVORIRE LA CRISI INVOGLIANDO I PARLAMENTARI DELLA MAGGIORANZA A FAR CADERE IL GOVERNO: SE SI DOVESSE ANDARE AD ELEZIONI ANTICIPATE NEI PROSSIMI MESI IN PALIO CI SAREBBERO ANCORA 945 SEGGI E CHI TEME DI NON ESSERE RIELETTO AVRA’ ANCORA SPAZIO - L'ALTRA PARTITA PER IL REFERENDUM SUL MAGGIORITARIO...


     
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    Emanuele Lauria per “la Repubblica”

     

    conte salvini conte salvini

    «Taglio di 345 parlamentari? Fatto». Così Matteo Salvini esultava sei mesi fa, dopo il via libera della legge a Palazzo Madama. Ora quello «storico provvedimento» (altra definizione del leader della Lega) torna in discussione, a poche ore dalla sua entrata in vigore, con il contributo di sei senatori proprio del Carroccio - De Vecchis, Marti, Montani, Pepe, Candura e Barbaro - che hanno depositato in extremis le firme necessarie per l' indizione del referendum confermativo.

    matteo salvini in piazza contro il conte bis matteo salvini in piazza contro il conte bis

     

    La manovra di Salvini, in realtà, è stata a più ampio raggio, comprendendo pure un discreto pressing su Berlusconi, che a sua volta ha convinto cinque dei suoi fedelissimi (Battistoni, Siclari, Toffanin, Damiani e Gallone) a sottoscrivere il quesito. Pronto a dare un sostegno c'era anche il vecchio amico Adriano Galliani: «La testa mi dice di non firmare, ma se chiama lo duca mio mi adeguerò», diceva il senatore in mattinata.

     

    Non c'è stato bisogno del suo apporto, perché i parlamentari reclutati proprio all' ultimo (è arrivato anche Francesco La Forgia di Leu) hanno fatto alzare l' asticella fino a quota 71. Sette in più rispetto al minimo necessario. Ha funzionato, insomma, la contraerea salviniana, che ha neutralizzato il tentativo di 4 senatori di Fi vicini a Carfagna e di due colleghi del Pd (Verducci e D' Arienzo) di fare saltare il referendum con il ritiro delle proprie firme. E di dare un contributo alla stabilità del governo.

     

    stefano buffagni stefano buffagni

    La consultazione popolare è prevista in primavera e la Fondazione Einaudi ha già lanciato i comitati "Noino". Ma se si dovesse andare ad elezioni anticipate nei prossimi mesi in palio ci sarebbero ancora 945 seggi.

     

    Particolare che potrebbe portare un nugolo di parlamentari a seguire Salvini sulla strada della crisi e del voto a breve. Il leader del Carroccio non si nasconde: «Abbiamo dato un contributo per avvicinare la data delle elezioni, perché prima va a casa questo governo di incapaci e meglio è». Da Palazzo Chigi non filtra preoccupazione per il futuro della legislatura. L' ira di M5S è esplicita: «Salvini è uscito allo scoperto, vuole salvare le poltrone», dice il viceministro Stefano Buffagni.

     

    corte costituzionale corte costituzionale

    In realtà, si apprende da fonti leghiste, Salvini avrebbe sostenuto il referendum anche nella speranza che la mancata entrata in vigore del taglio dei parlamentari possa determinare una pronuncia favorevole della Consulta su un altro referendum a lui più caro, quello sull' introduzione del maggioritario. La questione è tecnica ed è legata al fatto che, secondo alcuni giuristi, la legge elettorale in senso maggioritario partorita dall' eventuale referendum della Lega diverrebbe applicabile, perché il governo avrebbe più tempo per ridisegnare i collegi attraverso una delega.

     

    «Ma questa è una tesi molto opinabile - dice il costuzionalista Cesare Pinelli - La verità è che la Corte costituzionale può bocciare il referendum abrogativo della Lega per altre ragioni. Non si può non tener conto che la commistione fra riduzione del numero dei parlamentari, comunque votata dal parlamento, e abolizione della quota proporzionale porterebbe a un gravissimo squilibrio della rappresentanza, a una distorsione che la Corte ha già bocciato due volte».

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