Estratto dell'articolo di Emanuele Lauria per la Repubblica
giorgia meloni in aula al senato
«Ho applaudito con convinzione... ». A seduta conclusa l’ex ministro grillino Stefano Patuanelli non riesce a trattenere, con il sorriso fra le labbra, l’apprezzamento per le parole appena pronunciate dal capogruppo leghista Massimiliano Romeo. A Palazzo Madama si materializza, d’improvviso, l’ombra del vecchio asse gialloverde. Una tenaglia, per Giorgia Meloni, alla vigilia del consiglio europeo di Bruxelles.
Una riprova sempre più chiara di quanto la Lega, sul conflitto in Ucraina, sia distante dalle posizioni della premier. Mentre il confronto con i 5Stelle, i più espliciti nel no all’invio alle armi, è durissimo. E rischia di diventare rovente oggi alla Camera, nel secondo tempo delle comunicazioni della presidente del Consiglio, quando a parlare ci sarà Giuseppe Conte.
Giornate di passione, per Meloni.
salvini conte
Che tiene il punto sull’atlantismo: «È una menzogna dire agli italiani che se non fornissimo armi all’Ucraina si potrebbero aumentare le pensioni o ridurre le tasse», afferma. Inviarle serve a «tenere la guerra lontana dal resto d’Europa e da casa nostra ». Il governo non cela l’intenzione di aumentare gli stanziamenti militari, anzi: «Ci metto la faccia», scandisce la premier, «perché la libertà ha un prezzo. E non bado - aggiunge all’impatto sul consenso della sottoscritta ». I sistemi di difesa aerea forniti dall’Italia, il cuore del sesto pacchetto, servono a «proteggere la vita dei civili», il resto è «propaganda».
L’attacco è ai 5Stelle, e in particolare al suo presidente: «Ho sentito dire che andrei a prendere ordini in Europa. Ma io preferisco dimettermi, piuttosto che presentarmi al cospetto di un mio omologo europeo con i toni con i quali Giuseppe Conte andò da Angela Merkel, a dirle che il M5s era composto da ragazzi che avevano paura di scendere nei consensi ma alla fine avrebbero fatto quello che l’Europa chiedeva».
giorgia meloni in aula al senato
Quando dice queste cose Meloni probabilmente non immagina che la replica più dura, o almeno più imbarazzante, arriverà dalla sua maggioranza. Dalla Lega. L’“ariete”, in Senato, è sempre Romeo. Quando prende la parola, non c’è alcun rappresentante del Carroccio fra gli scranni del governo. Segnale preciso. E il capogruppo fa diretto riferimento proprio alle parole della Meloni: «Signora presidente del Consiglio, lei il 14 dicembre disse che l’unica possibilità di arrivare a un negoziato è sostenere l’Ucraina per arrivare a un equilibrio tra le forze in campo. È assolutamente condivisibile. In questi tre mesi un po’ di stallo c’è stato, ma ben pochi sono stati i passi in avanti sul fronte del cessate il fuoco e anche della tregua». Ma non si ferma qui, Romeo. Denuncia «una corsa ad armamenti sempre più potenti, con il rischio di un incidente da cui non si possa più tornare indietro. Siamo certi che un’escalation del conflitto riuscirà a tenere lontana la guerra dall’Europa e dal nostro Paese? ». Una frase con cui il capogruppo leghista mette apertamente in dubbio quanto affermato da Meloni.
matteo salvini giuseppe conte
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