MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE
A Roma gira una frase attribuita a Matteo Salvini a proposito di Giuseppe Conte: "Ha voluto condurre da solo la trattativa, si prenda lui i meriti". Positiva, sulla carta. Molto velenosa, suggerisce La Stampa, se si conosce il pregresso: cioè le tensioni durate settimane sul negoziato con l'Unione europea che ha portato il governo italiano ad accettare una manovra con deficit ridotto dal 2,4 al 2,04%. Alla fine l'ha spuntata Conte, che ha piegato le ritrosie di Salvini e Luigi Di Maio. Mercoledì, mentre il premier era al Senato, non c'era nessuno dei suoi due vice. E Salvini era al Viminale impegnato con Al Bano.
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Parla poco, il leader leghista, nella giornata più importante di questi sei mesi. Ma quello che dice è pesantissimo: "Ai commissari che dicono che i conti italiani resteranno sotto controllo rispondo che sarà il governo italiano a tenere sotto controllo il bilancio europeo. Con tagli ai fondi per agricoltura e pesca, il nostro voto non ce l'avrà. Dopo la manovra italiana, si apre il capitolo sulla manovra europea, dove c'è tanto da limare". Si rialzano i toni, e questa volta il coltello dalla parte del manico ce l'ha l'Italia, non Bruxelles. Il veto sul bilancio è però anche un avvertimento per Conte: colpevole di troppe concessioni agli euro-burocrati, l'avvocato deve ricordarsi chi continua a essere il "vero nemico" dell'Italia.
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