Antonio Fraschilla per repubblica.it- Estratti
Abbassare i toni, non fare interviste per cavalcare il risultato della Sardegna in chiave anti Meloni. Ma chiedere alla premier, quando si saranno spenti i riflettori sul voto sardo, il “conto” di quanto accaduto: per avere una maggiore collegialità nelle scelte, il via libera al terzo mandato dei governatori con Luca Zaia ricandidato in Veneto e l’accelerazione sull’autonomia. Questa è la linea data da Matteo Salvini ai suoi.
giorgia meloni matteo salvini paolo truzzu
Il leader leghista si sente all’angolo, non vuole fare falli di reazione ma sa che si gioca tutto nei prossimi mesi. Tra i dati delle urne nell’isola che vedono la Lega scavalcata da Forza Italia e il rischio di tensioni interne al partito con un pezzo di Carroccio che potrebbe mettere nel mirino la sua leadership (puntando sul malcontento del governatore Zaia), Salvini è in difficoltà: ma questa volta invoca prudenza, tanto che sono pochi i leghisti vicini a lui che commentano il voto sardo in queste ore. Prende tempo e riflette sulle contromosse: due cose che non ama fare, lui impulsivo per natura. Ma i tempi non sono buoni per lui, dentro e fuori la Lega. E questa volta non può sbagliare mosse.
Il ministro del Ponte ieri mattina a margine di un evento a Pescara (in Abruzzo si vota tra dieci giorni) dà la linea: «Quando cambi un candidato in corsa è più complicato», dice, salvo aggiungere subito dopo: «Ma non sarò mai quello che quando le cose vanno bene è merito mio e quando le cose vanno male è colpa degli altri». Prudenza, moderazione.
matteo salvini e giorgia meloni sardegna
E intanto prepara la reazione.
A partire dal chiudere subito accordi con i movimenti territoriali moderati e presentare liste uniche nelle regioni al voto e in vista delle Europee: per evitare l’errore in Sardegna di un accordo con il partito di azione senza lista unica.
Un mancato passaggio che non ha consentito di sommare il voto delle due liste, facendo quindi emergere un otto per cento che avrebbe tenuto alto il morale, anziché un misero 3,7 della Lega in solitaria superata e non di poco non solo da Forza Italia ma pure da Noi moderati di Maurizio Lupi.
giorgia meloni matteo salvini meme by edoardo baraldi
Anche l’accordo con l’Udc, in discussione per le Europee, sarebbe stato utile in Sardegna: il partito di Lorenzo Cesa da solo è arrivato quasi al due per cento. «Sono sempre più convinto che per dare forza al messaggio della Lega, al Sud ma non solo, sia indispensabile trovare convergenze con i movimenti territoriali e i moderati», dice non a caso il presidente della commissione Difesa Nino Minardo dopo aver sentito il leader.
Salvini ha poi la grana Zaia e per questo chiederà con forza a Meloni di votare il terzo mandato dei governatori in tempi «brevissimi », dicono da via Bellerio. Lo stesso governatore veneto è convinto che la partita non sia chiusa: «Sul terzo mandato dei presidenti di Regione non è ancora detta l’ultima parola, la palla è al Parlamento — dice Zaia confortato da Salvini — da quel che ho capito, la norma sarà ripresentata e il dibattito è aperto non solo nella Lega ma anche in altre forze politiche, da destra a sinistra. Vedremo». Per i salviniani è fondamentale rassicurare Zaia e ribadire la sua ricandidatura.
matteo salvini e giorgia meloni
(…) Per il resto Salvini ai suoi ha detto di evitare critiche forti a Meloni e a Fratelli d’Italia e di abbassare i toni in attesa di tempi migliori e delle contromosse che sta studiando. Il leader leghista ha pronta «la lista della spesa» da presentare a Meloni e di sicuro se non sarà ascoltato, a partire dal terzo mandato al voto in Parlamento tra due settimane e dall’autonomia differenziata, con segnali concreti di apertura da parte dei meloniani, tornerà a fare quello che sa far meglio: portare il caos nel centrodestra e far saltare i nervi alla premier. Ne va della sua sopravvivenza politica da leader e per questo i toni morbidi di queste ore sono solo tattica. Nulla di più.
VELENI IN MAGGIORANZA
Lorenzo De Cicco per la Repubblica - Estratti
(…) Meloni è crucciata. Altro che beghe locali. In ballo c’è il consenso nel Paese, che era sicura di avere in pugno e che invece, dopo il voto sardo, comincia a incrinarsi. Per derubricare la Sardegna a intoppo isolato, tocca evitare un clamoroso bis. Ecco perché la prossima settimana la premier si precipiterà in Abruzzo, dove si vota tra meno di due settimane: è previsto un comizio il 5 marzo, a L’Aquila. Forse un altro a Pescara.
MELONI TAJANI SALVINI AL COMIZIO PER TRUZZU
L’Abruzzo non è una regione qualsiasi, per i Fratelli. A governarla, da 5 anni, è Marco Marsilio. Non solo colonnello di FdI, ma un politico cresciuto nella cerchia di Colle Oppio, la stessa in cui si è forgiata Meloni. È legato a doppio filo con la premier e col partito romano: sua sorella Laura è stata assessora di Gianni Alemanno, ai tempi di An.
(…) Se agli alleati - soprattutto alla Lega, ma anche a FI - non dispiace troppo vedere FdI per la prima volta in difficoltà, Meloni anche ieri sera si mostrava spavalda. Alla cena della stampa estera, che ha appena traslocato a Palazzo Grazioli («Berlusconi direbbe che si è trasferita qui una banda di comunisti»), ha provato a dissimulare la stizza. Battute e gag studiate:
MELONI SALVINI
«A Mario Draghi avete portato sfiga», perché il suo governo cadde 48 ore dopo l’incontro coi corrispondenti stranieri. «Mi invitate nel giorno in cui perdo le elezioni in Sardegna e sto pure facendo la Quaresima: non posso neanche affogare i dispiaceri nell’alcol ». Ma scenette a parte, Meloni ha fatto capire di non sentirsi all’angolo. Ha rilanciato sul premierato: «Non è autoritarismo». Sulla tenuta del governo: «Resterò premier più degli altri». E ha mandato quello che pare un messaggio a chi la ostacola, anche a destra, vedi Salvini: «Sono buona ma mai sottovalutare un buono costretto a diventare cattivo ».
SALVINI MELONI