Luca Fazzo per “il Giornale”
vladimir putin brinda con giuseppe conte e salvini con savoini sullo sfondo
Il solo a mantenere una cautela almeno di facciata è il capo della Procura milanese, Francesco Greco, che, assediato dai cronisti, dice che sulla storia dei (presunti) soldi russi alla Lega «stiamo facendo degli accertamenti per capire se ci sono ipotesi di reato». Ma tutti gli altri elementi a disposizione dicono che non si tratta affatto di una indagine «esplorativa», di quelle che ogni tanto si fanno per capire se davvero ci sia materia per indagare.
GIANLUCA SAVOINI AL VERTICE FRA I MINISTRI DELL INTERNO NEL LUGLIO DEL 2018 A MOSCA
No, il lavoro della Procura milanese sui rapporti tra Lega e governo russo è già in fase avanzata, e lo era prima ancora che il sito americano Buzzfeed pubblicasse l' audio della chiacchierata dell' ottobre scorso nella hall dell' hotel Metropol. La Procura sta scavando da settimane, ed è convinta che un reato ci sia stato. E per questo reato ha già iscritto nel registro degli indagati, «in concorso con ignoti», Gianluca Savoini, il leghista di casa Mosca protagonista della conversazione nell' hotel («Mai preso soldi dalla Russia, mai parlato a nome di Salvini, mai incontrato emissari del Cremlino e mai fatte cose illegali» si difende Savoini).
HOTEL METROPOL MOSCA
Anche questa è una scelta significativa della asprezza con cui la Procura meneghina intende condurre la sua campagna d' estate sui rapporti tra Matteo Salvini e Vladimir Putin. A disposizione, dopo l' articolo dell' Espresso che nel febbraio scorso alzò per primo il velo sulla vicenda, Greco e i suoi pm avevano un reato quasi ovvio: finanziamento illecito dei partiti. Perché è chiaro che se davvero la campagna elettorale del Carroccio fosse stata foraggiata da aiuti provenienti da Mosca questo sarebbe avvenuto senza che i rubli comparissero a bilancio. E la violazione della legge sarebbe evidente.
VLADIMIR PUTIN E GIANLUCA SAVOINI
Invece la Procura milanese mette mano all' artiglieria pesante e sceglie di contestare il reato di corruzione internazionale. È un reato che apre le porte a rogatorie e intercettazioni in modo quasi illimitato. E che all' interno della Procura ha uno specialista: Fabio De Pasquale, il pm che ha condotto tutte le inchieste sulle tangenti che secondo lui il gruppo Eni avrebbe distribuito qua e là per il mondo. Oggi De Pasquale è il magistrato italiano che conosce meglio i retroscena del mercato petrolifero internazionale. E che, perquisizione dopo perquisizione, ha radiografato in profondità il sistema Eni.
FABIO DE PASQUALE
Anche stavolta c' è in qualche modo di mezzo l' Eni visto che il nome del nostro ente energetico viene citato ripetutamente dai commensali del Metropol, quando - almeno in apparenza - ragionano sulle modalità con cui alla Lega potrebbe arrivare una quota del prezzo del greggio. Ed è in quella direzione che si stanno muovendo i primi passi dell' indagine.
Sono stati compiuti interrogatori e sono stati acquisiti documenti. Tra questi, già prima che li pubblicasse Buzzfeed, i file audio della conversazione al Metropol. È una conversazione la cui utilizzabilità nel processo è dubbia, sia che sia stata compiuta da uno dei presenti sia da qualche spione. Ma intanto è lo spunto da cui si sono mosse le indagini.
descalzi
Quali ruoli attribuisca la Procura ai vari personaggi della vicenda non è ancora chiaro. Savoini è accusato di corruzione, ma chi sarebbero i corrotti? «I funzionari del governo russo», viene spiegato in Procura. Ma per quanto si capisce finora i funzionari russi non avrebbero intascato tangenti, e si sarebbero mossi unicamente per aiutare un partito «amico». Come questo possa portare ad accusarli di corruzione non si sa. Rogatorie in Russia, d' altronde, avrebbero tempi lunghi e esiti incerti. Proprio per questo De Pasquale potrebbe cercare conferme in Italia, analizzando i contratti Eni.
MATTEO SALVINI E VLADIMIR PUTIN
Tre milioni di tonnellate di greggio non passano senza lasciare tracce.