Estratto dell’articolo di EMANUELE LAURIA per la Repubblica
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Dritto verso un governo liberale di centrodestra e verso un'allenza dei sovranisti europei. Meloni compresa. Concluso con un sì unanime alla guida di Matteo Salvini il consiglio federale, la Lega viaggia verso il "congresso" dell'11 e 12 dicembre con il proposito di darsi un'identità più chiara (ne ha sottolineato l'esigenza anche il segretario) ma pure con alcune certezze. Salvini, forte di un'ampia maggioranza dentro il partito, non ha alcuna intenzione di stare un minuto in più, terminata l'emergenza Covid, in un esecutivo di unità nazionale. È la principale opzione che lo separa da Giancarlo Giorgetti.
Non è alle viste l'avvicinamento al Ppe auspicato da Giorgetti, tutt' altro: è aperto il cantiere per un fronte unico delle destre in Europa. Che, attenzione, non significa necessariamente un gruppo unico con Orban e i polacchi del Pis: si sta lavorando sull'ipotesi di una federazione fra Id (il gruppo dove c'è la Lega ma dal quale uscirebbero gli ultranazionalisti tedeschi di Afd) ed Ecr, ovvero i Conservatori, che comprende Fratelli d'Italia.
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(…) La collocazione sovranista è una scelta evidente, e non manca di suscitare perplessità nell'ala moderata della coalizione: «Pensare che chi si candida a governare il Paese possa avere simpatie per partiti euroscettici - dice la ministra forzista Mara Carfagna - è un lusso e un azzardo che non possiamo permetterci. Una cosa è fare la campagna elettorale da partito di opposizione, un conto da partito di governo che si candida a guidare il Paese nel 2023. O prima».
SALVINI PREPARA LA CONTA
MARCO CONTI per il Messaggero
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La Lega è il partito più vecchio, nel panorama politico italiano, e non sorprende che al suo interno viva ancora una sorta di centralismo democratico secondo il quale dopo la discussione ci deve essere unità d'azione. Matteo Salvini, che pur viene dai comunisti padani e sostiene di aver frequentato da giovane il centro sociale Leoncavallo, non può non essere soddisfatto da come si è conclusa la riunione dell'assemblea federale convocata d'urgenza a seguito della sortita di Giancarlo Giorgetti.
ATTILIO FONTANA GIANCARLO GIORGETTI MATTEO BIANCHI MATTEO SALVINI MASSIMO GARAVAGLIA VARESE
I PANNI A spiegare i meccanismi ancora vigenti nel Carroccio ci pensa Luca Zaia: «La Lega non è nata per avere correnti, e lo dico io che vengo sempre accusato di essere un bastian contrario. Un partito come il nostro, che sia maggioranza o opposizione, rappresenta comunque uno stile di governo. La Lega ha una graniticità unica».
Il governatore del Veneto ha partecipato a distanza alla riunione notturna vestendo i panni del mediatore dopo che il ministro Giorgetti aveva fatto ammenda non tanto della sostanza delle sue dichiarazioni, quando delle immagini cinematografiche evocate. Resta il fatto che, al termine delle cinque ore di riunione, è stato l'imputato Giorgetti a tirare le conclusioni sostenendo che c'era stata una bella discussione», che «la Lega è una, è la casa di tutti noi e Salvini ne è il segretario. Saprà fare sintesi, porterà avanti la linea». Tutti con il segretario, quindi, almeno sino all'Assemblea programmatica di metà dicembre.
LA FOTO DI GRUPPO LEGA FORZA ITALIA A CASA DI BERLUSCONI
In sostanza il solo fatto di aver convocato l'appuntamento è per Salvini una sorta di ammissione dell'inesistenza di una linea del partito o la constatazione che quella che sinora perseguita, di lotta e di governo, non è condivisa o non più attuale. A tutti gli effetti l'appuntamento dell'11 e 12 dicembre a Roma - al quale dovrebbero partecipare tra parlamentari, sindaci e governatori quasi 1500 persone - sarà un passaggio importante per comprendere se non altro quanta Lega è sulla linea antieuro e anti-Draghi di Alberto Bagnai e Claudio Borghi. Se il voto anticipato è una soluzione per evitare di essere surclassati da FdI e cosa fare in vista dell'elezione del Capo dello Stato. Risposte che completeranno i quesiti posti da Giorgetti.
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Ma l'Assemblea, che potrebbe sancire una svolta moderata e più istituzionale del partito, sarà anche l'occasione per fare il punto sulla costituzione del nuovo gruppo europeo che Salvini punta a comporre con l'ungherese Orban e il polacco Morawiecki, prendendo eurodeputati dal Ppe e dai conservatori, e che dovrebbe diventare il nuovo interlocutore dei Popolari perchè privo della Le Pen e di Afd.
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Salvini parteciperà oggi ad un workshop organizzato dalla Scuola di Formazione Politica del partito dove potrebbe incontrare sia l'intervistatore, Bruno Vespa, che l'intervistato Giancarlo Giorgetti. Sa che sino a quando i sondaggi lo permetteranno, sarà impossibile scalzarlo dalla guida del partito che ha preso quando era al 3% portandolo sino ad oltre il 30%. Molta acqua è passata dal Papeete e dalla richiesta di «pieni poteri», ma altrettanta dovrà forse passarne prima delle elezioni e il tempo potrebbe giocare non a favore del «Capitano».
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