Alberto Gentili per il Messaggero
luigi di maio matteo salvini giuseppe conte
La distanza tra Giuseppe Conte e Matteo Salvini è racchiusa in un ma e in un ovviamente. Appena sbarcato a Malta portando sulle spalle il nuovo, pesante, ultimatum dei partner europei e l'aut aut in direzione opposta di Matteo Salvini, il premier mette a verbale: «Abbassare le tasse è un obiettivo comune di tutto il governo, quindi anche mio. Ma, ovviamente, tenendo i conti in ordine...». E spera di riuscire a convincere Bruxelles a rinviare sentenza: «Devono giudicarci sulla legge di bilancio, non ora», confida a margine del summit a La Valletta dei Paesi del Sud Europa.
GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO CHERNOBYL BY LUGHINO
La novità è che la posizione di Conte, determinato come ha detto più volte a non passare alla storia come il premier che ha portato l'Italia in procedura d'infrazione, torna a essere condivisa da Luigi Di Maio. Il leader 5Stelle, terrorizzato dall'ipotesi elezioni in settembre, a metà pomeriggio mette a verbale: «Se si guarda al responso delle elezioni europee in ogni caso la prossima manovra toccherà alla Lega. E' una loro responsabilità innanzitutto». Della serie: caro Matteo, la palla è nel tuo campo, vediamo come vuoi fare la flat tax e dove trovi le coperture. Se vorrai farla in deficit, dovrai dirlo agli italiani. Impostazione condivisa dal premier.
La mossa di Di Maio è la risposta alla nuova accelerazione di Salvini. Il capo della lega si dice convinto che riuscirà a non andare a sbattere: «Se si tratta con Bruxelles con pari dignità un accordo si raggiunge», dice ai suoi a metà giornata riuniti a Via Bellerio, «anche in passato è stata minacciata la procedura d'infrazione, ma poi alla fine si è sempre evitata. Vedrete, finirà così anche questa volta».
tria di maio salvini conte
Forte di questa convinzione, Salvini rilancia «la rivoluzione fiscale alla Trump». E scandisce un nuovo ultimatum a Conte e Tria spostando, al pari di Di Maio, la sfida sulla legge di bilancio per il 2020 che verrà scritta in autunno: «Il governo durerà se taglierà la tasse. Se qualcuno dicesse: facciamo la manovra economica e non sforbiciamo il fisco, la manovra non la farebbe con me...».
IL DILEMMA DI MATTEOChi ha parlato con Salvini però lo descrive, a sorpresa, «preoccupato». Di fronte «a un grande dilemma». Il leader leghista sa che per questa partita estiva con Bruxelles sulla procedura d'infrazione può contare su Conte, Di Maio e il ministro dell'Economia, Giovanni Tria. Tant'è, che sia il premier che il responsabile economico ancora ieri hanno escluso la possibilità di realizzare la manovra correttiva sollecitata dall'Ecofin, garantendo una riduzione di due decimali del rapporto deficit-Pil grazie ai risparmi derivanti dal reddito di cittadinanza e alle maggiori entrate Iva. Ma Salvini teme che in autunno «tutto possa cambiare». E che gli potrebbe essere negata la flat tax, vista la contrarietà del premier e del ministro dell'Economia (con la sponda del Quirinale) ad infrangere i vincoli di bilancio e di arrivare alla rottura con Bruxelles a causa del taglio fiscale in deficit.
DANILO TONINELLI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI
Da qui il dilemma del capo leghista: se non forza non ottiene la flat tax, ma se tira troppo la corda c'è il rischio di far cadere il governo. E se dovesse aprirsi la crisi, è il grande timore di Salvini, le elezioni che potrebbero permettergli di andare all'incasso e di raddoppiare (come dicono i sondaggi) il numero dei parlamentari con in più la speranza di una vittoria in solitario, potrebbero evaporare.
REBUS ZINGARETTICon i suoi il leader del Carroccio rivela infatti il timore che in caso di crisi possa nascere in Parlamento un «governicchio osceno» con dentro tutti, «forse con l'appoggio esterno dei 5Stelle», al grido impediamo in Italia l'avvento di un Orban nostrano. «Tutto dipende da Zingaretti», confida Salvini, «se il segretario dem tenesse il punto e chiedesse davvero le urne, sarebbe fatta. Altrimenti ci terrebbero a bagnomaria per mesi e anni. E addio elezioni per andare all'incasso...». Ecco la ragione per la quale - nonostante tutto il partito a cominciare da Giancarlo Giorgetti gli chiede da giorni di andare al diavolo i 5Stelle e di correre alle elezioni in settembre - Salvini tiene ancora in piedi il governo giallo-verde. E allo stesso tempo benedice la scissione di Forza Italia cui lavora Giovanni Toti per un centrodestra federato e a trazione leghista.
LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI GIUSEPPE CONTE
In ogni caso il vicepremier del Carroccio tirerà le somme dopo il 9 luglio, quando verrà ufficializzata o meno la procedura d'infrazione. Partita che Conte e Tria giocano con le mani legate, non potendo fare la manovra correttiva richiesta dall'Unione europea. La loro speranza è che bastino a Bruxelles le nuove tabelle che accompagneranno la nota di assestamento di bilancio, che il governo varerà tra fine mese e inizio luglio. E in cui compariranno le maggiori entrate fiscali (dovute all'Iva) e i risparmi da Reddito e quota 100.