Ilario Lombardo per “La Stampa”
MARIO DRAGHI E GIORGIA MELONI
Carlo Nordio, ministro della Giustizia, da magistrato ha combattuto per tantissimi anni la criminalità. Sa cosa sono i reati di evasione fiscale e di riciclaggio. E, dunque, cosa pensa della proposta di Matteo Salvini di alzare il contante a 10 mila euro? Il ministro non ha voglia di rispondere. Allunga il passo verso la buvette del Senato: «L'unica risposta che darò è allo spritz che prenderò tra poco».
C'è imbarazzo dentro Fratelli d'Italia. Poca voglia di parlare, di commentare l'ultima trovata solitaria - e non concordata con gli alleati - del leader leghista. Eppure, Meloni in qualche modo ha avvallato e legittimato in Aula il disegno di legge già depositato dalla Lega, sostenendo che non esiste alcuna correlazione tra l'intensità al limite del contante e la diffusione dell'economia sommersa. In realtà tra i dirigenti e i ministri di FdI emerge un atteggiamento contraddittorio, dettato molto probabilmente dalla necessità di non farsi vedere spiazzati dal blitz di Salvini.
matteo salvini giorgia meloni
Giovambattista Fazzolari, regista del programma, e probabile prossimo sottosegretario a Palazzo Chigi, conferma che l'aumento del tetto sarà già nella prima legge di Bilancio. Il punto, però, è di quanto aumenterà. Perché gli stessi vertici di FdI smentiscono che si possa arrivare a diecimila euro. Troppo alto. Troppo, per chi come Giorgia Meloni ha citato il magistrato antimafia Paolo Borsellino nel suo pantheon. Potrebbe salire a 3 mila, massimo 5 mila euro, cifre che al momento - va detto - sono frutto di improvvisazione.
CARLO NORDIO
Ormai Mario Draghi è solo spettatore dei tormenti politici della nuova legislatura. Ma ricorda molto bene il precedente di Salvini, quando con Forza Italia la Lega, a inizio 2022, impose per via parlamentare l'aumento da mille a duemila euro, in sede di esame delle modifiche all'ultimo decreto milleproroghe, mentre il governo Draghi aveva espresso parere contrario.
Ecco perché fonti vicine all'ex banchiere fanno trapelare lo stupore per le parole di Giuseppe Conte, quando accusa Meloni e Salvini di completare la riforma, cominciata «con l'abolizione del cashback voluta da Draghi», a favore di mazzette e valigette di contanti. Secondo Draghi le cose stanno diversamente. Un conto è la guerra al contante, con limiti molto severi alla sua circolazione. Un'altra è una legge che il governo uscente considerava distorsiva del mercato, perché attraverso i rimborsi premiava chi aveva già un'abitudine consolidata all'acquisto con la carta elettronica.
GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI
In tante occasioni, Draghi ha avuto modo di far sapere cosa pensa della proposta della destra di aumentare il tetto. Lo ha detto ai partiti che componevano la sua maggioranza e lo ha suggerito a Meloni e all'attuale ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, draghiano di ferro ma vincolato alla fede leghista: «Innalzarlo ancora incentiverebbe l'evasione e il riciclaggio».
La correlazione è stata analizzata in un recente paper di Bankitalia, di fine 2021, intitolato "Pecunia olet. L'uso del contante e l'economia sommersa". Non c'è alcun dubbio, secondo Draghi, che i due fenomeni siano legati. Tanto più se si arrivasse a cinque volte il tetto attuale. L'ex banchiere non è più a Palazzo Chigi. Ma di sicuro Giorgetti ricorda bene quei suggerimenti.
GIANCARLO GIORGETTI E MARIO DRAGHI GIANCARLO GIORGETTI MARIO DRAGHI matteo salvini giorgia meloni al senato matteo salvini giorgia meloni antonio tajani