SALVINI
Amedeo La Mattina per la Stampa
In via Veneto 121 minimizzano il significato dell' incontro tra l' ambasciatore statunitense Lewis Eisenberg e Matteo Salvini. Il leader della Lega era accompagnato da Giancarlo Giorgetti, soprannominato l'«amerikano», il primo tifoso di Donald Trump e possibile ministro degli Esteri qualora dovesse entrare a far parte di un prossimo governo. L' ambasciata americana si è affrettata a precisare che si è trattato del primo dei colloqui con «una serie di leader politici italiani per scambiare pareri su questioni di interesse reciproco».
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Una precisazione istituzionale voluta dallo stesso ambasciatore, che in un tweet (il mezzo di comunicazione usato dal presidente degli Stati Uniti, suo amico personale) ha spiegato che c' è piena condivisione «sull' importanza di mantenere forti i legami tra i nostri due Paesi». Ma la stessa durata dell' incontro (due ore) racconta di un rapporto intenso e privilegiato che l' amministrazione di Washington intende avere con il nuovo leader del centrodestra.
matteo salvini archivio fotogramma
Sono state affrontati tutte le questioni nazionali e internazionali, dall' Europa alla Brexit, dalla Nato alla Russia. «Abbiamo spiegato che idea d' Italia abbiamo nel contesto europeo, che trattati europei vogliamo modificare e come. Loro hanno "Make America great again", noi abbiamo "Prima gli italiani". È un programma di massima sovrapponibile», ha precisato Salvini. In effetti i punti di condivisione sono tantissimi, tranne uno, quello che riguarda le sanzioni contro la Russia. Gli Stati Uniti sono per la linea dura e chiedono agli alleati europei di non cedere. Il leader leghista ha invece ribadito la necessità di cancellare le sanzioni a Mosca perché danneggiano le imprese italiane.
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Per il resto, piena condivisione sull' economia, sulla riduzione della pressione fiscale e la flat tax che la Lega vuole introdurre in Italia sul modello voluto da Trump. L' ambasciatore Eisenberg ha chiesto ai leghisti come valutano la Brexit. Salvini ha spiegato che la Costituzione italiana non consente di indire un referendum sui trattati internazionali, ma qualcosa si può concretamente fare per cambiare i rapporti con l' Europa. «Il nostro modello - ha precisato Giorgetti - è il negoziato intrapreso dall' ex premier britannico David Cameron prima della Brexit». In sostanza, una serrata trattativa con Bruxelles con l' obiettivo di conquistare quote di sovranità nazionale su alcuni temi, soprattutto in campo economico.
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L' aspetto singolare di questo incontro è stato che l' inquilino di via Veneto non abbia chiesto nulla su come verrà sbrogliata l' ingarbugliata matassa post-voto. Non ha fatto una sola domanda su come verrà trovata la maggioranza in Parlamento e su quali partiti formeranno il governo. Gli stessi leghisti sono rimasti sorpresi, ma una spiegazione Salvini e Giorgetti se la sono data sulla base dei temi trattati, nonché del tono e del clima del lungo colloquio.
«L' ambasciatore parlava con noi come se già fossimo al governo. E poi è evidente che con l' amministrazione americana partiamo da ottimi rapporti.
Noi siamo stati gli unici politici italiani a tifare per Trump fin dall' inizio. Anche quando tutti gli altri non credevano che ce l' avrebbe fatta a vincere contro Hillary Clinton». Una presa di posizione ante-marcia che non è sfuggita a Washington e riconosciuta dall' ambasciatore americano.
Lewis M. Eisenberg matteo salvini archivio fotogramma