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    VAI COI PRIMI SCAZZI! - PER “REPUBBLICA” SALVINI, SENZA IL POSTO DI MINISTRO DELL’INTERNO, DARA’ SOLO UN SOSTEGNO ESTERNO AL GOVERNO - IL TRUCE SMENTISCE E FA FILTRARE LA DISPONIBILITA’ AD “ACCONTENTARSI” DEL MINISTERO DELL’AGRICOLTURA (CHE RICEVERÀ UNA BUONA FETTA DEI FONDI DEL PNRR) E DEL POSTO DA VICEPREMIER - SOLO CHE WASHINGTON NON VORREBBE IL FILO-PUTIN SALVINI NEL RUOLO DI “VICE” - IL “CAPITONE” È SOTTO PROCESSO NEL CASO OPEN ARMS E POI C’E’ SEMPRE L’INCHIESTA A MILANO SUGLI INCONTRI DEL 2018 AL METROPOL DI MOSCA DEL CONSIGLIERE DI SALVINI, GIACOMO SAVOINI, E DAI PRESUNTI FONDI RUSSI DIROTTATI IN ITALIA…


     
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    Estratto dell’articolo di Emanuele Lauria per www.repubblica.it

     

    Il punto di caduta è una nota congiunta in cui Giorgia Meloni e Matteo Salvini parlano di "grande collaborazione" e "unità d'intenti". Ma l'incontro di Montecitorio, durato meno di un'ora, è stato preceduto da un acceso duello a distanza fra la candidata premier e il leader della Lega. Succede tutto in mattinata. Alcuni fedelissimi di Salvini fanno sapere alla vincitrice delle elezioni che per il segretario il Viminale è una pregiudiziale: quel posto non può che andare a lui, visto quanto si è speso sui temi della sicurezza e della lotta all'immigrazione clandestina. Non ci sono alternative.

     

    È una questione strettamente legata alla presenza del Carroccio nel governo. Nell'aria tesa dei Palazzi romani viaggia addirittura la minaccia di appoggio esterno da parte della Lega. D'altronde, la richiesta di "una delega pesante" per Salvini era arrivata martedì dal consiglio federale di via Bellerio. E in quella sede, durante la riunione del "parlamentino" della Lega, si era parlato esplicitamente del ministero dell'Interno.

     

    Ma Meloni non ha alcuna intenzione di indicare il nome di Salvini per il Viminale. Uomini a lei vicini rilanciano le perplessità del presidente della Repubblica su un'ipotesi del genere: il capo del Carroccio è sotto processo nel caso Open Arms, ovvero per presunti reati commessi nella sua precedente esperienza al ministero dell'Interno. Impossibile immaginare un bis, è il ragionamento che si fa in queste ore nell'inner circle della presidente di Fratelli d'Italia. […]

     

    […] la linea della candidata premier è chiara. E non è opportuna, secondo lei, l'indicazione di Salvini per il Viminale. Nessuna pregiudiziale, invece, per un altro nome della Lega o comunque indicato dal segretario del Carroccio: potrebbe essere l'ex sottosegretario Nicola Molteni o il prefetto di Roma Matteo Piantedosi.

     

    Salvini potrebbe avere un altro ministero e c'è chi parla di Sviluppo economico, proprio la delega che finora ha tenuto Giancarlo Giorgetti. Il quale replica con fermezza all'ipotesi che il segretario abbia posto un veto sulla sua riconferma al governo: "Non voglio entrare nell'esecutivo, non ho bisogno di liste di proscrizione".

     

    La strada, per Meloni, è irta di ostacoli. Anche perché non è andato nel migliore dei modi, martedì, l'incontro con il coordinatore di Fi Antonio Tajani. Forza Italia chiede pari rappresentanza rispetto alla Lega e Tajani, che ieri è volato ad Arcore, punta a ministeri di primo piano: Esteri, Difesa o Interni. Soluzione preferita rispetto alla presidenza della Camera. Gli azzurri non vedono di buon occhio la proposta, ventilata dalla presidente in pectore, di concedere la guida di uno dei due rami del Parlamento all'opposizione. […]

     

    MATTEO A GIORGIA: "SENZA VIMINALE IO VICEPREMIER E ALL'AGRICOLTURA" IL TOTOMINISTRI

    Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo Francesco Olivo per “la Stampa”

     

    Il governo blu-verde-azzurro del futuro non è partito nel migliore dei modi. […] Salvini è irritato dalle ricostruzioni giornalistiche sulla volontà di Meloni di escluderlo dal governo o di marginalizzarlo in un ministero minore. Voci, gli ha spiegato la leader, che sono frutto di arbitrarie interpretazioni dei suoi fedelissimi. Quel che è vero è che dentro Fdi c'è una fronda preoccupata dall'inchiesta di Milano, non ancora conclusa, sugli incontri del 2018 al Metropol di Mosca del consigliere di Salvini, Giacomo Savoini, e dai presunti fondi russi dirottati in Italia.

     

    […] La Lega smentisce che sia arrivato a minacciare l'appoggio esterno, come qualcuno dentro Fi teme. Certo è che non smobiliterà rispetto a due-tre richieste precise. La prima: i vicepremier, sul modello del governo gialloverde. Stessa proposta che il giorno prima aveva avanzato Tajani. Entrambi vogliono avere un piede a Palazzo Chigi. Ma Meloni ha più di qualche dubbio. Avere Salvini come uno dei due vice non sarebbe il migliore biglietto da visita con gli alleati, soprattutto con chi da Washington sperava di vedere il leghista fuori dalla squadra.

     

    La bozza di ripartizione delle poltrone di governo prevede uno schema che riflette il numero dei seggi ottenuti nella coalizione. Salvini è stato favorito dagli uninominali e pretende che almeno uno dei cinque ministeri di prima fascia vada alla Lega. Tajani ha chiesto lo stesso e punta agli Esteri (o, come seconda scelta, alla Difesa). Salvini invece manderebbe Giulia Bongiorno alla Giustizia. Meloni dovrà avere comunque il via libera da Matterella. Nelle interlocuzioni di questi giorni con il Quirinale, ha già dato ampie rassicurazioni.

     

    «A partire dall'Economia avremo il massimo delle figure autorevoli». In questo schema Salvini non avrebbe altra scelta che puntare a una delega minore, potenziata politicamente dal ruolo di vice. Ma non andrebbe a Trasporti e Infrastrutture come qualcuno, anche dei suoi uomini, ipotizzava. Preferisce l'Agricoltura, un ministero che riceverà una buona fetta dei fondi del Pnrr, molto radicato nei territori, che ti permette di viaggiare, come faceva quando era al Viminale, di interfacciarsi con le federazioni e le associazioni. […]

     

    Ieri un tweet di Guido Crosetto, cofondatore del partito di Meloni, ha scatenato mille retroscena sulla sua prossima destinazione. Crosetto ha annunciato di voler liquidare la società di consulenza che opera nel settore della difesa «perché nessuno possa fare illazioni», «ora che una mia amica conterà». Per lui dovrebbe essere pronto il posto da sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ruolo delicato e cruciale, o alla Farnesina. Meloni ha anche un'altra grana, oltre a Salvini.

     

    E si chiama Licia Ronzulli. Donna di fiducia di Silvio Berlusconi, sconta un rapporto molto freddo con Meloni. Lei punterebbe alla Sanità, dove i forzisti pensano anche ad Andrea Mandelli, presidente dell'Ordine dei farmacisti di Milano, rimasto fuori dal Parlamento. Per incastrare tutte le caselle, però, la presidente di FdI e gli alleati dovranno prima trovare un accordo sui presidenti di Camera e Senato, da eleggere subito dopo la prima convocazione dei parlamentari, il 13 ottobre.

     

    Respinta la proposta di pacificazione di Meloni, che avrebbe voluto dare una delle due camere all'opposizione, la Lega ha chiesto la guida di Palazzo Madama per Roberto Calderoli. Ma la seconda carica dello Stato resta un obiettivo anche di Ignazio La Russa (FdI) e di Anna Maria Bernini (Fi). I berlusconiani non escludono Tajani a Montecitorio, se non dovesse strappare la doppia carica di vicepremier e ministro degli Esteri. Mentre le chance di Giancarlo Giorgetti per lo scranno più alto della Camera dipendono da quanto Salvini vorrà fargli pagare la troppa fedeltà a Mario Draghi. Sembra però ormai certo che il numero due della Lega non entrerà nel governo.

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