Vittorio Feltri per ''Libero Quotidiano''
È noto a chiunque che Matteo Salvini non sia un pirla e si tratta di un concetto che non meriterebbe neppure di essere ribadito.
matteo salvini
Non è questo il punto. Egli tuttavia fino ad oggi non ha spiegato per quale motivo abbia dato il via ad una crisi che apre le porte ad un governo maldestro, il peggiore che ci potessimo augurare. Se Giuseppe Conte, i grillini e gli ex comunisti daranno, come appare scontato, vita a una coalizione, gli italiani si troveranno ad affrontare una nuova e massiccia ondata di immigrati, un aumento delle tasse, inclusa una funesta patrimoniale tesa ad immiserire tutti e non a sconfiggere la povertà, ora entro i limiti del fisiologico.
VITTORIO FELTRI E MATTEO SALVINI
E tralasciamo pensionati e pensionandi. Comprendiamo il nervosismo di Matteo allorché era alle prese con gli inetti del M5S, bastone fra le ruote del morituro esecutivo giallo-verde. Ma sfasciare il giochino completamente peggiorando le prospettive del Paese non è stato opportuno. Al contrario ha lasciato perplesso, anzi stupefatto, l'intero emisfero leghista che osserva sbigottito quanto sta accadendo dentro e intorno a Palazzo Chigi, dove si prepara una grande fregatura per i cittadini.
Avremmo gradito che il Capitano si degnasse di illustrarci le ragioni per le quali, al culmine del proprio successo in materia di consensi, si sia ritirato non da vincitore bensì da sconfitto, incurante del fatto che uscire dalla scena avrebbe favorito la realizzazione dei piani osceni orditi dei nemici del Nord. Siamo addolorati nell'assistere agli effetti nefasti della sua rinuncia dalle origini misteriose. La nostra non è mera curiosità. Ci preme conoscere la motivazione per cui siamo caduti dalla padella nella brace.
salvini conte
Abbiamo il diritto di capire perché il ministro dell'Interno in cui riponevamo fiducia ci abbia abbandonato tra le grinfie di un nano quale Luigi Di Maio, notoriamente contornato da pasticcioni, buoni a nulla e capaci di tutto. Non nutriamo grandi pretese, però Salvini ci consenta almeno di dirgli che il suo atteggiamento rinunciatario ci ha profondamente delusi. Adesso vorremmo la riscossa, ma ignoriamo se egli sia pronto, e come, a recuperare il terreno ingenuamente perduto al fine di inseguire un traguardo invisibile.