1 – SALVINI, LA CONTA SUL «SÌ» AL PROCESSO LUI INSISTE: NON MI SERVE PROTEZIONE
Dino Martirano per il “Corriere della Sera”
LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI GIUSEPPE CONTE
A Sant' Ivo alla Sapienza, sede della giunta per le Immunità del Senato, c' è il precedente dell' autorizzazione a processare il ministro Altero Matteoli (poi tragicamente scomparso in un incidente stradale) per il caso Mose: anche lui rinunciò all' immunità, come ora sta pensando di fare Matteo Salvini. « Non ho bisogno di protezione, altri chiedevano l' immunità perché rubavano, io invece ho applicato la legge da ministro», ha detto il vicepremier ieri. Nelle ultime 4 legislature, Matteoli è stato l' unico senatore-ministro a finire sotto processo.
matteo salvini annalisa chirico (3)
Ma l' esito della decisione della giunta, presieduta da Maurizio Gasparri (FI), non dipende dalla volontà di Salvini: perché un voto (entro fine febbraio) andrà comunque dato prima di passare al giudizio definitivo dell' Aula. E i primi ad essere convinti che non ci siano le condizioni per votare sì sono ovviamente i quattro commissari leghisti: «Condividiamo le motivazioni della procura di Catania per la quale Salvini ha agito secondo le prerogative riconosciute al ministro dell' Interno», spiega Simone Pillon.
MICHELE GIARRUSSO
Sul fronte del No all' autorizzazione, ci sono pure i tre senatori di Forza Italia («Voteremo contro, il gruppo sarà compatto», ha detto Lucio Malan) e probabilmente Alberto Balboni di Fratelli d' Italia, che spiega: «C' è un piano tecnico giuridico sul quale esprimersi; e un piano politico per cui la Lega dovrebbe dare la tessera ad honorem ai giudici che chiedono il processo a Salvini».
francesco bonifazi
In mezzo, indecisi, i sette commissari del M5S guidati dal vulcanico Michele Giarrusso: «Salvini rinuncerebbe all' immunità? Io non lavoro sull' ipotetico ma su dati certi. Lunedì avvieremo un confronto interno». Quella di Pietro Grasso (Leu), invece, ha più il sapore di una sfida: «Sono sicuro che Salvini manterrà la parola. Vero?». Tra i quattro commissari del Pd (Giuseppe Cucca, Anna Rossomando, Francesco Bonifazi e Nadia Ginetti) lunedì ci sarà un chiarimento: «Se Salvini rinuncia noi non possiamo che prenderne atto» , osserva Cucca.
Mercoledì il presidente Gasparri farà la sua relazione. Poi Salvini avrà poco tempo per essere ascoltato o per inviare una memoria. Entro 30 giorni il voto in giunta. Alla conta, i no sicuri sarebbero otto (Lega, FI, FdI) più il senatore della Svp Meinhard Durnwalder in bilico, mentre il presidente di FI non dovrebbe votare. I sì sicuri (ammesso che il Pd sia unito) sarebbero sei, con Grasso e Gregorio De Falco, ex M5S passato al Misto. Se si aggiungessero i sette grillini, i favorevoli sarebbero 13 e i contrari nove .
2 – «COME SI FA A VOTARE CONTRO UNA RICHIESTA DEL TRIBUNALE?» I TORMENTI IN CHAT DEI 5 STELLE
Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”
CONTE SALVINI DI MAIO BY SPINOZA
Non tradire l' antico amore per le toghe e non voltare le spalle all' alleato di governo. Sta chiuso fra questi due estremi il dilemma di Luigi Di Maio. Da quando il Tribunale dei ministri di Catania ha chiesto al Senato l' autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini per l' ipotesi di reato di sequestro della nave Diciotti, il capo politico dei 5 Stelle smonta e rimonta il complicatissimo puzzle: sconfessare la storia del Movimento non si può, ma nemmeno è pensabile mettere a rischio il governo.
diciotti
Ore di caos e imbarazzo, finché le parole di Salvini hanno in parte sminato il terreno parlamentare. «Potrei farmi processare», ha dichiarato al Corriere il vicepremier leghista. E i pentastellati, che ci hanno visto la soluzione del rebus, sperano fortissimamente che il ministro non cambi idea. «Salvini ha detto bene - commentava ieri sera Di Maio con i collaboratori - Nelle sue condizioni faremmo la stessa scelta».
migranti a bordo della diciotti
La posa muscolare dell' inquilino del Viminale placa le ansie e i tormenti dei parlamentari stellati, ma solo in apparenza. In Aula il rischio di spaccatura è fortissimo. Le chat del M5S ribollono di dubbi: c' è chi non vede ombra di fumo persecutionis, chi proclama sempiterna lealtà ai magistrati e chi ricorda come, sul caso Diciotti, Di Maio, Salvini, Toninelli fossero sulla stessa lunghezza d' onda. Gli umori del gruppo di Palazzo Madama sono così altalenanti e contrastanti che Di Maio e Salvini, nel loro ultimo e preoccupato colloquio, hanno espresso il comune auspicio di «riuscire a stoppare questo casino in Giunta», perché il caso muoia prima di arrivare in Aula. «Non sono sicuro di poter garantire la tenuta dei miei», avrebbe ammesso Di Maio.
MICHELE GIARRUSSO
La senatrice Paola Nugnes è pronta a votare sì alla richiesta dei giudici «a prescindere», onorando la storia di un Movimento che ha sempre ritenuto l' autorizzazione a procedere «un atto dovuto». Nella stessa scia è orientata a muoversi Elena Fattori. Mentre il comandante Gregorio De Falco, espulso per essersi astenuto sul voto di fiducia al governo, potrebbe aprire alla Lega: «Farò una valutazione tecnica - risponde l' esponente della Giunta delle elezioni e delle immunità - Se l' atto di Salvini è politico, va considerata la possibilità di proteggerlo».
gregorio de falco paola nugnes
Argomentazioni condivise da diversi senatori del M5S, che rischiano di trovarsi in contrasto con la linea ufficiale: Michele Giarrusso, capogruppo in Giunta, avrebbe confidato ai colleghi lo «sconcerto» per la richiesta dei giudici. Un cul de sac, da cui Di Maio cerca affannosamente una via di uscita. Andare in controtendenza rispetto ai capisaldi del Movimento risulterebbe incomprensibile per la base, poiché nel programma elettorale è scolpita la volontà di intervenire «su tutte quelle prerogative parlamentari che oggi sottraggono deputati, senatori e ministri dall' applicazione della giustizia».
E così, al momento, il voto favorevole sembra l' unica strategia possibile. Spiega un parlamentare vicino al vicepremier: «Di fronte alla richiesta di un tribunale come facciamo a dire di no? È una cosa troppo importante per i valori del Movimento».
conferenza stampa su reddito di cittadinanza e quota 100 28
Il cortocircuito è tale che, nelle segrete stanze del M5S, se ne parla come di una partita «lose-lose», destinata alla sconfitta in ogni caso. Per questo il ministro del Lavoro e dello Sviluppo confida nella eterogenesi dei fini e spera che Salvini, se davvero è convinto che il processo sia «un grande regalo elettorale», decida di rinunciare all' immunità. Quale migliore occasione d' oro per dimostrare agli italiani che, quanto promette, poi realizza?