Andrea Senesi per il “Corriere della Sera”
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Dopo ventotto anni e sei turni elettorali, Matteo Salvini rinuncia alla candidatura per il consiglio comunale di Milano. La sorpresa è arrivata ieri da Ponte Lambro, periferia difficile della metropoli, da dove il leader leghista ha annunciato il suo passo «di lato»: «Sto lavorando per tutta Italia, dove voteranno 1.300 comuni, più la Calabria. Cercherò di essere ovunque. Ovviamente sono milanese e ho la mia città nel cuore, però se faccio una cosa la voglio fare fino in fondo. Darò una mano a Milano, come a Roma e in Calabria».
La Lega cercherà un capolista della società civile, «preferibilmente una donna». Si cerca in pratica una risposta alla candidatura forte messa in campo dai cugini-rivali di Fratelli d'Italia che schiereranno a capo della lista Vittorio Feltri. Il posto da numero uno del Carroccio a Milano è stato offerto anche ad Annamaria Bernardini de Pace, ma l'avvocata divorzista ha per ora declinato l'invito.
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«Una lista che punta a essere la prima in città», ha spiegato Salvini davanti a microfoni e taccuini: «Arriveremo al ballottaggio con il sindaco Sala e poi ce la giocheremo, idea per idea e quartiere per quartiere. Come promesso, la metà dei candidati della Lega arriverà dalle professioni, senza tessere di partito in tasca, e il capolista, o la capolista, sarà un rappresentante della società civile».
A Palazzo Marino Salvini era entrato a vent' anni con Formentini sindaco. Nel 2012, in occasione dell'ennesimo addio ai banchi del municipio dove immancabilmente veniva eletto e da dove dopo qualche anno rassegnava le dimissioni, Salvini salutò colleghi, amici e avversari quasi in lacrime. «Comunque ritornerò, ma da sindaco», la promessa per ora disattesa.
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Non ci sarà Salvini e non ci sarà, a guidare a lista di Forza Italia, nemmeno Silvio Berlusconi, recordman di preferenze a Palazzo Marino (nel 2006 superò il muro dei 50 mila consensi personali). Nessun leader nazionale in corsa nella capitale del Nord. Un inedito assoluto. «Francamente io non credo che cambi il fatto che Salvini si candidi o non si candidi perché, come è giusto che sia, ormai sarà un confronto tra i singoli candidati sindaci», taglia corto Beppe Sala che non risparmia invece una stoccata al suo avversario, il pediatra Luca Bernardo: «Guardo con curiosità al fatto che nei manifesti del partiti del centrodestra lui non venga mai citato».
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