Federico Capurso per la Stampa - Estratti
matteo salvini - processo open arms
Manca un mese al giorno in cui l'avvocata e senatrice leghista Giulia Bongiorno sarà chiamata a pronunciare la sua arringa in difesa di Matteo Salvini, imputato al tribunale di Palermo per sequestro di persona nel caso Open Arms.
«Se anche venissi condannato, non ho intenzione di dimettermi. Troveremo altri che ci danno ragione», continua a puntare i piedi il leader del Carroccio, ma è già in moto la «mobilitazione permanente» ordinata alle truppe. Vuole che il suo processo entri nei talk show, nei social, nelle piazze leghiste, sul palco della festa di Pontida. Anche fuori dai confini italiani. Con la sponda del gruppo europeo dei Patrioti, di cui la Lega fa parte, e dell'internazionale sovranista che guarda a Donald Trump.
matteo salvini - processo open arms
Salvini ne parlerà con il premier ungherese Viktor Orban - che già lo ha definito «un eroe» - quando sarà in visita a Budapest venerdì prossimo. Orban viene visto dall'ala più oltranzista della galassia Maga (i seguaci di Donald Trump) come il suo primo punto di riferimento in Europa. Il vicepremier cerca così di alzare la pressione mediatica sul processo, tanto da avere un'eco internazionale che, con l'occasione, si riveli utile ad accrescere la sua credibilità negli ambienti trumpiani.
Da qui nasce l'idea di invitare a Pontida Elon Musk, che su X, nella tarda serata di ieri, gli rinnova la sua stima rilanciando il video in cui il ministro ribadisce la sua intenzione di non mollare: «Bravo!» scrive. Salvini vuole contare nell'internazionale sovranista. E magari, con l'occasione, recuperare consenso.
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A Bruxelles, nello stesso momento, il gruppo dei Patrioti di cui fanno parte Marine Le Pen e gli spagnoli di Vox, in conferenza stampa alza un muro: «I confini devono essere protetti e le Ong devono smettere di trasportare i clandestini in Europa. Noi stiamo con Salvini». Andrà avanti così per un mese. Poi «il 18 ottobre saremo a Palermo - ricorda il governatore del Veneto Luca Zaia -. E devo dire che leggendo le carte non vi ho trovato rilevanza processuale».
Anche gli alleati lo spalleggiano. Soprattutto da Fratelli d'Italia: «Piena solidarietà al collega Salvini - dice il ministro Francesco Lollobrigida -. Quella sua scelta fu una scelta giusta». D'altronde, nel partito di Giorgia Meloni sono piuttosto sicuri: «Questa crociata sul processo Open Arms non porterà a Salvini chissà quale consenso». E con Trump «abbiamo un rapporto che lui non ha». Per ora, aggiungono quindi da FdI, «lasciamo che cavalchi il caso».
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